Il punto d’incontro tra la finanza e le nuove tecnologie, noto come Fin-tech, è un territorio rigoglioso in cui da tempo fioriscono rapidamente nuovi prodotti e modelli di business che stanno ridisegnando le dinamiche del settore finanziario a livello globale. Secondo un recente sondaggio l’80% degli intermediari finanziari tradizionali ritiene che queste novità rappresentino un rischio per il proprio business e più dell’88% teme di perdere una parte dei propri profitti. In questi anni, mentre le banche tornavano gradualmente ai rendimenti pre-crisi, le cose sono irrimediabilmente cambiate e il panorama tecnologico, demografico ed economico a cui si affacciano detta nuove regole. Le persone sono sempre più abituate all’esperienza di consumo 4.0, e non c’è nessun reale motivo per cui non la pretendano anche in ambito finanziario.
100 innovatori
L’ampia stagione di trasformazioni a cui stiamo assistendo ha investito anche il settore finanziario, sebbene storicamente poco penetrabile, e le nuove imprese del Fin-tech crescono ogni anno, di grandezza e di numero. Le migliori 100 di questo prosperoso ecosistema – secondo la classifica FinTech100 di KPMG – hanno ormai capitalizzato oltre 28 miliardi di dollari, più di 27 miliardi raccolti dalle società della categoria “Top 50” e un miliardo dalle “Emerging 50”. Le 100 compagnie in lista sono state fondate in 29 paesi diversi e tra le Top 50 di paesi ne sono rappresentati ben 19, segno che anno dopo anno la rilevanza del fenomeno è geograficamente sempre più estesa. La Cina con 9 società in lista, assieme agli Stati Uniti (19) è tra le nazioni più rappresentate e sono proprio le Cinesi ad essere leader dell’industria occupando saldamente le prime tre posizioni nel ranking. Si parla di società di dimensioni notevoli, lo scorso settembre ad esempio il gruppo cinese di assicurazioni online ZhongAn, che attualmente occupa la seconda posizione in classifica, ha raccolto 1,5 miliardi di dollari attraverso la sua IPO alla borsa di Hong Kong. Capitalizzazione che insieme a tasso di crescita del capitale e differenziazione di business a livello geografico e di settore è il principale parametro su cui KPMG e H2 Ventures si sono basati per stilare la quarta edizione di FinTech100. Tra le 50 società emergenti compare anche l’italiana Satispay, per ora unica rappresentante del belpaese, che offre servizi di pagamento mobile slegati dalle tradizionali carte di credito e di debito facilitando le transazioni peer-to-peer tra utenti. Proprio il business dei pagamenti e quello dei prestiti dominano la scena, con oltre 50 società in lista che offrono servizi ad hoc. Gli altri ambiti in cui la tecnofinanza sta portando innovazione, al di là della classifica, sono le assicurazioni, le transazioni e la raccolta fondi sui mercati dei capitali, la blockchain, le valute digitali e la cyber security. E’ un ambiente sempre più diversificato in cui non importa chi sei, quello che conta è sfruttare la tecnologia per riscrivere i paradigmi. E allora anche i non addetti ai lavori trovano spazio, come Amazon che da qualche tempo ha lanciato la linea Amazon Protect, con cui punta a penetrare il mercato assicurativo on line.
Dal vecchio al nuovo
Nel frattempo alcuni dei big player del Tech e della finanza investono in molte delle nuove realtà, perché i rendimenti prospettici sono buoni e perché non vogliono rimanere esclusi dal gioco. Sono interessati ai dati di ogni segmento e nicchia del mercato. Vogliono scoprire le nuove abitudini che nascono in un sistema che cambia veloce e che si prepara a lasciarsi definitivamente alle spalle quelle vecchie. Entro il 2020 i millennials – la generazione nata tra la metà degli anni ’80 e la fine dei ’90 – saranno il gruppo demografico più numeroso a livello globale e il settore finanziario dovrà dialogare principalmente con loro. Per farlo si sta adeguando al background e al contesto culturale di una generazione che ha conosciuto da vicino la più grande crisi finanziaria della storia, non certo senza conseguenze. Se già agli inizi del nuovo millennio cominciavano ad apparire i primi disruptors, come l’inglese Zopa, che nel lontano 2005 aveva lanciato la prima piattaforma di prestito online peer-to-peer, la crisi ha in qualche modo favorito il loro proliferare. Al crollo dei mercati è seguito un crollo di fiducia, che ha messo le banche e gli istituti finanziari tradizionali in una posizione scomoda, lasciando più spazio ai volti nuovi. I rapporti storicamente duraturi, costruiti attorno alla solidità e al prestigio, hanno perso in parte il loro fascino. Oggi i giorni in cui le persone affidano per molti anni il proprio patrimonio ad un unico istituto sono passati, e più della metà dei millennials si dichiara disposta valutare e sperimentare alternative più innovative e vantaggiose. La maggioranza afferma anche di essere aperta all’offerta di servizi dei non-financial brands. Risultano quindi clienti difficili da inquadrare, non ancora disposti ad abbandonare del tutto il rapporto con la cara vecchia filiale, ma interessati a trasferire le operazioni monetarie e finanziarie di tutti giorni on-line. Vogliono poterle controllare in modo indipendente ovunque si trovino, attraverso app che per grafica e design devono confondersi tra le altre nei loro smartphone. Il look pettinato è invecchiato, ringiovanisce l’interfaccia dei servizi, che deve essere più minimalista e veloce per risultare attraente. E allora è proprio il gran lavoro sull’user experience su cui fanno leva molte delle società del Fin-Tech che fa la differenza. E’ uno dei fattori chiave del loro vantaggio competitivo. Sfruttare app o pagine ben disegnate permette di ottimizzare i processi, i costi e il fabbisogno di risorse umane e alla fine di applicare commissioni più basse oltre che e di costruire percorsi di utilizzo dei servizi più autonomi per il cliente. Tutte brutte notizie per chi ha investito molto in nuove filiali per raggiungere il territorio e aumentare servizi e consulenza personale.
Cosa succederà?
I colossi del finanziario, anche per via della loro stazza, negli ultimi tempi hanno avuto più di qualche difficoltà nell’essere reattivi. Sono stati sfidati in un gioco che conoscono da sempre, in cui però sono cambiate alcune regole e d’un tratto non è più lo stesso. I nuovi avversari per ora sono stati bravi a trascinare la partita in un terreno in cui si può competere ad armi pari, dove le vecchie strategie contano meno e c’è ancora molto da scoprire. Accessibilità, facilità, autonomia, trasparenza, personalizzazione e convenienza sono i valori chiave, da cui non si scappa e attorno a cui vanno ripensate le cose. Anche il mondo della finanza alla fine deve vedersela con i capricci della generazione che vuole tutto subito e senza pagare.