Il 9 Aprile è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il Documento di economia e finanza.
Tra le proposte inserite nel documento programmatico c’è anche l’introduzione della flat tax. La flat tax, letteralmente ‘’tassa piatta’’, è un sistema fiscale non progressivo che prevede un’aliquota fissa. Nel nostro Paese è stata proposta varie volte nel corso degli anni, ma non si è mai concretizzata. Sarà questa la volta buona?
Cosa prevede la Flat Tax
La flat tax è stata ideata nel 1951 dal premio Nobel Milton Friedman e riproposta da vari economisti, in particolare Robert Hall e Alvin Rabushka. La flat tax ‘’pura’’ prevede che cittadini ed imprese paghino un’aliquota fissa ed unica, qualunque sia il loro livello di reddito o patrimonio. In realtà, nel corso degli anni, è stata declinata in vari modi con il fine di agevolare i ceti meno abbienti. Molti Paesi che l’hanno adottata hanno optato per detrazioni fiscali e crediti d’imposta. Ne sono un esempio la Lettonia, che ha attuato una flat tax al 25% con detrazioni in base al livello di reddito, la Romania, che invece ha introdotto la flat tax nel al 16% e ha attuato delle detrazioni in base al reddito da lavoro, mentre in Bulgaria (10%) e Ungheria (16%) le detrazioni sono collegate al numero di figli a carico. Alcuni sistemi di flat tax sono associati anche ad una no tax area, ossia un’area che comprende fasce di reddito che vengono completamente esentate dalla tassazione. Tramite queste misure la flat tax viene resa più progressiva, nonostante rimanga un sistema che si discosta notevolmente dai sistemi fiscali basati sulla progressività.
IL sistema fiscale italiano odierno
Oggi in Italia vige un sistema fiscale detto “progressivo”. Questo sistema si basa su aliquote crescenti e prevede che chi è dotato di un reddito più elevato debba contribuire in misura maggiore al pagamento delle imposte. In Italia i tributi si dividono in: imposte, tasse e contributi. Il principio di progressività si applica unicamente ad alcune imposte. Le imposte sono entrate per mezzo delle quali lo stato finanzia le spese che sostiene per la realizzazione di opere e servizi pubblici e si dividono in dirette ed indirette. Quelle dirette colpiscono il reddito o il patrimonio, si tratta di IRPEF (imposta sul reddito delle persone fisiche), IRES (imposta sul reddito delle società), IRI (importa sul reddito imprenditoriale), IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), IMU (imposta municipale unica). Quelle indirette, invece, colpiscono i consumi. Si tratta di: IVA (imposta sul valore aggiunto), imposta di bollo, imposta catastale, ecc. Ma le imposte effettivamente pagate non dipendono solo dal meccanismo di scaglioni e aliquote, giocano infatti un ruolo fondamentale le agevolazioni fiscali. Le agevolazioni fiscali consistono in una riduzione delle imposte che lo Stato concede ai cittadini in determinati casi. Possono essere detrazioni, deduzioni o esenzioni. E’ evidente che il sistema tributario italiano sia alquanto complesso, per questo tra le intenzioni del governo ci sarebbe quella di rivisitarlo e semplificarlo.
Lo scontro tra la Lega e il Movimento
Malgrado tutte le forze politiche condividano l’obiettivo di semplificare il sistema tributario e ridurre la pressione fiscale mediante l’introduzione dell’aliquota unica, non c’è ancora convergenza riguardo le modalità di attuazione della riforma. Da quest’anno, in seguito alla legge di bilancio 2019, la flat tax è operativa unicamente per i contribuenti titolari di partita IVA. In realtà questa norma non è del tutto nuova, è stata semplicemente ampliata la platea dei destinatari. Infatti, prima della recente modifica, le soglie della flat tax erano più basse e variavano a seconda delle attività svolte (30 mila euro di compensi per i professionisti, 50 mila euro per i commercianti). Con la nuova legge la soglia è arrivata a 65 mila euro per tutte le categorie, che ora possono applicare ai loro redditi e compensi un’imposta sostitutiva agevolata del 15%. La Lega di Matteo Salvini vorrebbe estendere questo sistema anche alle famiglie, ma i M5S si sono dimostrati dubbiosi a riguardo. Nonostante la mediazione trovata nella risoluzione di maggioranza successiva al Def, nel quale non sono stati indicati né numeri né aliquote, ma è stata espressa solamente l’intenzione di estendere l’applicazione dell’aliquota unica, le divergenze in merito alla riforma fiscale persistono: mentre il premier Leghista Matteo Salvini punta su una tassa piatta al 15% sui redditi familiari, unica e uguale per tutti, i pentastellati ribadiscono l’importanza della progressività e la necessità di varare questa riforma con l’intento di aiutare il ceto medio, non i ricchi.