Le forme di Crowdfunding
Il crowdfunding è una raccolta fondi rivolta alla folla degli utenti di Internet, se ne distinguono quattro forme:
- Donation based, che riguarda il finanziamento di iniziative filantropiche e culturali. Per questa non è prevista alcuna remunerazione in capo ai donatori;
- Reward based, in cui è prevista una ricompensa di varia natura – servizi, prodotti, citazioni pubbliche – nei confronti dei finanziatori;
- Lending based, associabile al prestito, dal momento che dà luogo ad una remunerazione per i finanziatori;
- Equity based, ovvero il finanziamento volto ad acquisire una o più quote societarie.
Dal 2003 ci sono diversi passaggi normativi in Italia e nel Mondo che hanno regolamentato la natura e definito l’impatto del crowdfunding.
Le tappe normative
Gli Stati Uniti d’America sono il primo Paese al Mondo che ha regolamentato il fenomeno dei crowdfunding. È infatti con il Jumpstart Our Business Startups Act (JOBS Act), reso legge il 5 aprile del 2012, che viene istituzionalizzato il crowdfuning, dando vita ad un’importante forma alternativa per il finanziamento delle aziende medio-piccole. Sei mesi più tardi, il 20 ottobre, entra in vigore in Italia il Decreto Legge n. 179 con cui il Governo Monti, oltre ad introdurre la nozione di “start up innovative”, ha in buona parte liberalizzato la raccolta capitali di rischio tramite portali online.
Il decreto legge ed il Regolamento n. 18592 della Consob del 2013 hanno stabilito chi può gestire i portali dedicati al crowdfunding, ovvero imprese di investimento e banche autorizzate ai relativi servizi di investimento. Il massimo che si può raccogliere sono 5 milioni di euro, capitale che deve essere sottoscritto almeno per il 5% da un investitore professionale, che agisce in qualità di tutelante della qualità dell’operazione.
Il decreto legge 3/2015, la revisione del Regolamento Consob e la Legge di Stabilità 2017 hanno esteso la possibilità di accedere al crowdfunding a tutte le piccole-medie imprese, anche se non classificate come innovativi. Così si è aumentato il numero dei soggetti-investitori, che possono essere anche business angels e “investitori professionali su richiesta”, se autorizzati dalla stessa Consob. Secondo Il Sole 24 ore, se prima
<<lo strumento era stato limitato a startup, Pmi innovative e veicoli di investimento specializzati in innovazione, per una raccolta complessiva che superava a fatica i 18 milioni di euro […] la platea si allarga, in potenza, a più di 4 milioni di imprese di dimensione media, piccola e micro registrate nella Penisola>>
Una facilitazione per chi vuole ricorrere al crowdfunding si verifica anche dal lato dell’offerta, ovvero degli investitori, che possono beneficiare di una detrazione fiscale del 30% sugli eventuali guadagni legati all’attività.
Il crowdfunding in Italia
Nel 2014 viene istituito l’Osservatorio sul crowdfunding presso la School of Management del Politecnico di Milano, che ha
<<l’obiettivo di analizzare e interpretare in modo esaustivo l’impatto che questa nuova forma di raccolta di capitale può determinare sulle singole imprese e sul sistema economico>>
Il secondo ed ultimo report, del 2017, fornisce un quadro chiaro e completo del crowdinvesting, ovvero del crowdfunding costituito da equity e lending. La crescita di queste modalità di finanziamento è accertata dai numeri. Da luglio 2016 a Giugno 2017 sono stati raccolti 138.6 milioni di euro, segnando un aumento del 273% rispetto all’anno precedente.
Il lending crowdfunding
Il lending crowdfunding contava, a giugno 2017, nove portali attivi, 6 in ambito consumer e 3 in ambito business, per un ammontare raccolto di 88.3 milioni di euro e finanziando 261 imprese, 198 delle quali presentano un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro. Come chiarisce il report, il lending crowdfunding è in grado di garantire una maggiore celerità del finanziamento, poichè
<<rispetto al credito bancario, le condizioni di finanziamento non risultano essere sempre ‘convenienti’, ma viene apprezzata la rapidità di risposta offerta dalle piattaforme>>
L’equity crowfunding
L’equity crowdfunding presenta invece un numero superiore di piattaforme attive, 19, ma un volume d’affari inferiore, di 12.4 milioni di euro (+123% rispetto al 2016). Grazie, però, alle novità apportate con la Legge di Stabilità 2017, i numeri possono segnare un’ulteriore crescita, che l’Osservatorio sul Crowdfunding stima intorno ai 20-25 milioni di euro per il 2018. L’equity crowdfunding è uno strumento adottato dalle imprese soprattutto per investimenti in marketing (56%), in ricerca e sviluppo e innovazione (42%) o nello sviluppo di piattaforme web/app (41%). Per ciò che riguarda l’ambito donation e reward based, i dati più precisi li fornisce Starteed, società che sviluppa soluzioni nel mercato del crowdfunding. Nel 2017 erano attivi 36 portali per un montante raccolto di 24,7 milioni di euro, anche in questo caso in costante crescita rispetto agli anni precedenti.
L’invoice trading
Un’importante voce del crowdfunding è quella dell’invoice trading, una forma nuova e per certi versi a sé stante di finanziamento delle imprese. Essa riguarda la cessione delle fatture commerciali, che sono vendute al miglior offerte tramite portali internet, il quale mira dal canto suo ad ottenerne un margine positivo di guadagno. L’invoice trading è efficace in Italia sia a causa delle lungaggini nella riscossione delle fatture sia a causa della scarsa liquidità di molte imprese. Nel 2017 sono 88.5 milioni di euro raccolti in questo modo, segnando il primato economico dell’invoice trading.
Il crowdfunding nel calcio
Il crowdfunding in Italia ha coinvolto anche un settore molto legato al sostegno della crowd, la folla, ovvero il calcio. A fine 2017 il Frosinone Calcio ha presentato la propria campagna di crowdfunding su Tifosy, una piattaforma che opera nell’ambito sportivo in 76 Paesi. La società ciociara ha emesso mini-bond per un importo complessivo tra 1 milione e 1,3 milioni di euro ed una quota di sottoscrizione minima di 500 euro. Queste risorse verranno utilizzate, come suggerisce Calcio e Finanza,
<<per realizzare le opere accessorie al nuovo stadio “Benito Stirpe” tra cui il Frosinone Village, il complesso polifunzionale ubicato vicino allo stadio che vivrà 7 giorni su 7, ma anche altre strutture, fuori e dentro lo stadio, che completeranno il progetto iniziale, tra le quali il centro medico (destinato a tutti coloro che gravitano attorno al mondo del Frosinone Calcio) e del ristorante, entrambi situati nella pancia della tribuna centrale>>
Il Frosinone ha seguito l’esempio di un’altra squadra che milita nel campionato di Serie B, il Parma Calcio, che il 19 marzo 2015 aveva attraversato le tenebre del fallimento, per poi essere di nuovo costituita il 27 luglio dello stesso anno. La campagna abbonamenti “Noi siamo il Parma”, del 2015-2016, che anticipava il campionato tra i dilettanti, è stata un reward crowdfunding. Gli abbonati hanno finanziato la società e, come ricompensa, hanno ricevuto l’abbonamento per assistere alle partite. Ma per il Parma questo non è stato l’unico caso. Come rivelato da Jonathan Greci, Brand & Digital Marketing Manager della società, al Corriere
«Dopo il successo con gli abbonamenti, a ottobre abbiamo chiuso un’altra iniziativa, “We are Parma”, nata sempre per i tifosi e lanciata su www.tifosy.com con l’obiettivo di ridare smalto al nostro team. Abbiamo raccolto 171.000 euro contro i 100.000 previsti per un totale 1.275 sostenitori. Con questo denaro una delle prime cose che faremo sarà costruire il museo del calcio al Tardini, dove tutti potranno conoscere la storia del nostro club. Ad ogni euro donato, per invogliare i cittadini a partecipare alla colletta, venivano regalate delle piccole ricompense. Dalla maglia del proprio idolo del Parma alla possibilità di passare una giornata con la squadra»