Come funziona il collocamento e, dal versante opposto, l’aggiudicazione di titoli di Stato sul mercato? Nel seguente articolo scopriremo quali sono i meccanismi d’asta e perchè i titoli di Stato potrebbero non essere davvero privi di rischio.
Le metodologie di collocamento dei titoli di Stato
I titoli di Stato possono essere collocati sul mercato tramite piattaforme di negoziazione elettroniche, consorzi di banche selezionate ed incaricate della raccolta degli ordini di investitori finali (cd. collocamento sindacato) o asta pubblica. Quest’ultimo risulta essere, ad oggi, il metodo privilegiato dal Tesoro italiano.
Il meccanismo di funzionamento delle aste
Il Tesoro, alla fine di ogni anno solare, elabora e pubblica il Calendario annuale delle Aste, al fine di informare con largo anticipo gli operatori circa le date in cui cadranno i collocamenti dei titoli tramite asta; e il Programma Trimestrale di Emissione, in cui sono anticipate tutte le informazioni inerenti i nuovi titoli a medio-lungo termine che verranno collocati a mezzo asta e riproposti regolarmente nel trimestre, insieme a quelle relative all’offerta di titoli già in circolazione. Infine, prima di ciascuna asta viene diramato un comunicato stampa che indica i quantitativi offerti in asta, oltre ad annunciare i titoli in emissione e le relative caratteristiche.
Attualmente, per tutti i titoli di Stato a lunga scadenza la data di regolamento (cioè quella in cui la transazione è completata) segue di 2 giorni lavorativi quella di svolgimento dell’asta; per i BOT coincide solitamente con la data dell’eventuale scadenza di titoli corrispondenti ( 3 giorni lavorativi). Per tutti i titoli, il regolamento avviene per mezzo del Sistema Centralizzato dei Pagamenti della Banca d’Italia.
L’asta viene effettuata presso la Banca d’Italia, Servizio Politica Monetaria e del Cambio, alla presenza di un funzionario del Ministero dell’Economia (ufficiale rogante), che rappresenta il Ministro ed è responsabile della regolarità dell’asta, nonché di un funzionario della Banca medesima. Gli operatori abilitati possono presentare, ed eventualmente modificare, fino ad un massimo di 3 domande per ogni titolo offerto entro le ore 11.00 del giorno d’asta.
Le tipologie d’asta
Le tipologie d’asta utilizzate dal Tesoro sono due: l’ asta competitiva (per i BOT) e l’asta marginale (per BTP,CCT,CTZ). Nella seguente tabella abbiamo riassunto le caratteristiche principali per le varie tipologie di titoli:
Le due principali forme d’asta maggiormente utilizzate divergono sotto alcuni aspetti e caratteristiche di base. L’asta marginale prevede un prezzo fissato (prezzo marginale) unico e corrispondente al prezzo minimo che viene accolto dall’emittente, in tal caso lo Stato. L’operatore paga tale prezzo nel momento in cui si conclude l’operazione di acquisto, previa verifica del possesso degli eventuali requisiti richiesti dalla Banca d’Italia che si occupa di gestire l’operazione. L’asta competitiva, viceversa, prevede il pagamento del prezzo che era stato indicato dall’operatore nella propria offerta di acquisto e, pertanto, si avranno prezzi differenti e non unici come nel caso della tipologia di asta precedente.
La figura sottostante chiarisce e schematizza il concetto e le differenze sopra descritte per una visione d’insieme più immediata:
Il Free Risk e il rischio di deprezzamento
Quando ci riferiamo all’acquisto di titoli o, in generale, di individui che decidono di effettuare un investimento privandosi di un proprio capitale (k) che altrimenti avrebbero potuto detenere come liquidità ( es.: avere 100€ per compare cibo o semplicemente tenerli in tasca), ci riferiamo a soggetti che decidono di impiegare il proprio capitale tenendo conto del rischio connesso all’emittente (nel caso dei titoli di Stato parliamo dello Stato stesso) del titolo. Il concetto di Free Risk si inserisce proprio in tale discorso.
Per Free Risk intendiamo il “rischio zero”, ovvero una possibilità di default (fallimento) connessa all’emittente del titolo pari a zero o comunque con probabilità di verificarsi rare. Emittenti quali gli Stati sono generalmente considerati come “a rischio zero”, o meglio, questo varrebbe in linea teorica. Nella realtà, invece, le recenti vicende che hanno interessato l’economia dei paesi UE relative all’ultimo decennio hanno reso noto come i vari Stati, a causa delle crisi, siano diventati anch’essi rischiosi e, con essi, anche i loro titoli (ad esempio, in Italia gli stessi BTP hanno presentato margini di rischio nel 2012).
Bisogna sottolineare, inoltre, come il concetto di rischio connesso ad un investimento in titoli non deve essere erroneamente analizzato solo considerando il rischio circa l’emittente: in tal caso, si rischierebbe di essere miopi. Difatti, il titolo in sé ha un rischio implicito il quale non si può fare a meno di considerare: il rischio di deprezzamento.
Con rischio di deprezzamento ci si riferisce alla possibilità che, acquistato un titolo ad un tempo T0 ad un prezzo Po, in un successivo momento lo stesso titolo possa valere sul mercato di meno ( P1 in T1 < P0 in T0) e si verifichi pertanto un ribasso del titolo, ovvero la possibilità che vi sia una successiva diminuzione di valore di un titolo sul mercato, possibile in caso di prezzo iniziale particolarmente elevato.
In sintesi, l’individuo-investitore che decide di voler acquistare titoli di Stato deve riferirsi a meccanismi d’asta come sopra elencati e seguire le regole specifiche di ognuna ma, al contempo, per allocare al meglio il proprio denaro e rendere l’investimento fruttuoso e il meno rischioso possibile, deve tenere bene a mente il rischio connesso al titolo oggetto di investimento nonché all’emittente del titolo stesso per evitare spiacevoli “sorprese” di calo( ribasso) del valore del titolo da lui detenuto in un eventuale portafoglio d’investimenti.
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