Il Grana Padano dal 2009 ha vissuto un decennio di crescita pressoché continua. Le forme del formaggio italiano vendute sono aumentate del 5.06% nel 2019 rispetto al 2018. La crescita è di poco più marcata sul mercato internazionale, con le esportazioni di questo prodotto aumentate, sempre nel 2019, del 5.24%. Con questi numeri il Grana Padano conquista la posizione di primo prodotto DOP (Denominazione di Origine Protetta) al mondo per consumo.
La struttura del consorzio Grana Padano
Il Grana Padano non fa riferimento ad una società in particolare ma la filiera produttiva è racchiusa nel Consorzio di tutela del Grana Padano, il cui presidente nel 2019 è Nicola Cesare Baldrighi. Nell’ambito del Grana Padano operano centinaia di piccole e medie imprese, 128 che si occupano della distribuzione, 146 della stagionatura, 99 caseifici con punto vendita di proprietà e 50 aziende esportatrici. In totale, questo prodotto impegna circa 40 mila lavoratori. Inoltre, non direttamente coinvolte, ci sono circa 4 mila aziende d’allevamento che vendono il latte per la produzione del Grana Padano.
Il Consorzio di tutela del Grana Padano si occupa, oltre che di rappresentare e coordinare le molte aziende che lavorano con questo formaggio, di assegnare il marcio DOP, verificando l’effettivo rispetto degli standard di produzione. Questi riguardano il rispetto del metodo caseario tradizionale e la zona. Per essere considerato DOP è necessario che sia possibile provare che tutte le fasi della lavorazione si sono svolte nelle aree registrate per la Denominazione di Origine Protetta. Tali zone sono in 30 province italiane in Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna.
Le vendite
Il prezzo del Grana Padano è variabile, a seconda delle aziende produttrici, della stagionatura e della zona. Nel 2019 le forme stagionate nove mesi all’ingrosso valgono fra i 7.10 ed i 7.40 euro al chilo, per quelle di 12-15 mesi tra gli 8.10 e gli 8.50 euro mentre per quelle con più di 15 mesi di maturazione va da 8.50 a 8.90 euro. Una forma di Grana Padano può pesare dai 24 ai 40 chili.
Nel 2019 le vendite di Grana Padano sono aumentate, segnando il decimo anno consecutivo di crescita, con 5,183 milioni di forme piazzate sul mercato, +5,06% rispetto all’anno precedente. Di queste, circa 2 milioni, ovvero il 41% del totale, sono state esportate. Il Paese che più apprezza questo prodotto italiano è la Germania, che da sola ha consumato ben 517 mila forme, circa il 25% delle esportazioni totali. Sebbene sia difficile fare una stima del fatturato complessivo, trattandosi di una realtà molto frammentata, il marchio Grana Padano DOP incassa all’incirca 3 miliardi di euro l’anno.
Una crescita continua
Dal 2009 a 2019, come dichiarato dal presidente del Consorzio di tutela Grana Padano, Baldrighi, la crescita delle vendite di questo prodotto è stata del 22,5%. Tale dato è ancora più importante se si guarda al trend generale dei consumi, con una diminuzione globale della spesa, che quindi pone la crescita del formaggio italiano in contro-tendenza.
Le richieste sul piano legale
Molte forme di Grana Padano, pur avendo ottenuto il marchio DOP, non riescono ad ottenere le autorizzazioni, in Europa o in altre zone, per essere vendute legalmente come prodotto alimentare sicuro. La ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha denunciato un’eccessiva rigidità e inadeguatezza di queste regole per quanto riguarda molti prodotti DOP italiani. Bellanova ha osservato, facendo riferimento all’Europa, come anche alimenti di altissima qualità non riescono a superare i controlli per essere venduti fuori dall’Italia. Questo è un problema che coinvolge diverse aziende del settore, legato spesso più a problemi burocratici che altro.
Per il resto del mondo si può fare poco ma il Consorzio di tutela Grana Padano sta spingendo per far cambiare le norme europee. In particolare, l’associazione chiede che venga creata una netta distinzione fra prodotti DOP e non, in modo tale da poter definire delle leggi particolari per i cibi a Denominazione d’Origine Protetta.