Quando, il 3 gennaio 2009, Satoshi Nakamoto fondò bitcoin creò un sistema in cui erano minabili 21 milioni di criptomonete. Ad oggi ce ne sono molte meno e gradualmente si arriverà a minarle tutte (minare bitcoin significa crearli e metterli in circolazione). Minare bitcoin è un processo complicatissimo, per questo si dà un premio ai miners. Il premio, subito dopo la nascita della moneta, era di 50 bitcoin. Dopo 40 mesi, però, si è verificato il primo halving.
Ogni 40 mesi si verifica l’halving (dimezzamento) di bitcoin. Con esso si dimezza anche il premio destinato ai miners. Il primo halving c’è stato a fine 2012, il secondo nel 2016. Nel 2019 il premio è di 12,5 bitcoin per ogni blocco emesso sul mercato, il 20 maggio 2020 diventerà di 6,25. Nell’anno 2136 i 21 milioni bitcoin minabili saranno tutti in circolazione. L’ultima ricompensa ai miners per ogni blocco di bitcoin sarà 0,00000001, l’unità più piccola possibile di questa criptovaluta.
Perché è considerata una moneta deflazionistica
Secondo gli esperti, a causa del fenomeno dell’halving, il bitcoin va considerato come una moneta deflazionistica. Se il premio si dimezza, infatti, il valore della criptovaluta cresce. Proprio qui si osserva una delle principali differenze tra la carta moneta ed il bitcoin. La Bce o la Fed stampano nuove banconote con regolarità. In questo modo la moneta si svaluta e genera inflazione. Al contrario bitcoin, dimezzando il premio ai miners, fa crescere il valore di ogni singolo bitcoin.
Dopo il primo halving, il 28 novembre 2012, il prezzo di un bitcoin da 13$ in 11 mesi è arrivato a 1.119$. Il 10 luglio 2016 da 623$, in 15 mesi, ha sfiorato i 20.000$.
Perché alcuni esperti non correlano l’halving al prezzo di bitcoin
Secondo alcuni esperti non succederà nulla, perché il prezzo reale dei bitcoin è dato solo ed esclusivamente dalla capitalizzazione di mercato. Durante il primo boom della criptovaluta, dopo il primo halving, la capitalizzazione di mercato in crypto era di 1 miliardo di dollari. Durante il secondo, invece, era di poco superiore ai 3 miliardi. Dopo il secondo halving il prezzo di un bitcoin ha sfiorato i 20.000$. Non c’è però necessariamente un nesso tra la capitalizzazione e l’aumento di prezzo, infatti il 2017 è stato, si può dire, l’anno d’oro delle criptovalute e conta come un caso particolare. Nel 2019 la capitalizzazione di mercato in crypto è impennata a dir poco, toccando i 260 miliardi di dollari. Questo potrebbe portarla a crescere di valore anche prima del prossimo halving.