L’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Unione Europea, prevista il 29 marzo, è stata rinviata di qualche settimana; tuttavia non è ancora stato trovato un accordo definitivo. Lo scenario di hard Brexit diventa ogni giorno più probabile, con esiti incerti sia per le migliaia di lavoratori europei che si trovano nel Regno Unito sia per il normale commercio tra le sponde opposte della Manica. Neanche il mondo della finanza è esente da tale incertezza: dal giorno del referendum del 2016, di conseguenza, molte banche e società finanziarie hanno messo a punto dei veri e propri piani di emergenza.
L’incertezza derivante dalla Brexit ha spinto infatti numerose società a spostare parte dei propri dipendenti in altre città europee, in modo da avere una base solida da cui continuare a fare affari con il Vecchio Continente. Questo perché in caso di hard Brexit vi è la potenziale perdita dei “passporting rights” per l’accesso ai mercati europei, cioè tutta quella serie di diritti che consentivano alle società finanziarie inglesi di poter vendere servizi liberamente in Europa. Molte città sono interessate da tale fenomeno, ma le protagoniste sono senza dubbio Francoforte e Parigi.
Francoforte come nuovo fulcro della finanza europea
Francoforte è la sede della Banca Centrale Europea, dell’EIOPA (European Insurance and Occupational Pensions Authority) e, già da prima della Brexit, era uno dei più importanti centri finanziari europei: la Borsa di Francoforte è terza al mondo per volume di scambi azionari. Le principali banche internazionali avevano già uffici o filiali sul Meno, ma negli ultimi anni si è avuto un deciso incremento. I grandi istituti americani (JP Morgan, Morgan Stanley e Bank of America Merrill Lynch in testa) hanno già trasferito a Francoforte parte dei propri dirigenti e trader e molte altri sono in procinto di farlo.
Secondo le stime dell’Associazione delle banche straniere in Germania, più di 20 banche si trasferiranno a Francoforte, con la creazione di oltre 5 mila posti di lavoro nel solo settore finanziario: secondo l’ente turistico della città, ciò comporterà quasi 100 mila nuovi posti di lavoro complessivi entro il 2021. Gli effetti di tale boom sono già evidenti, dal momento che dal terzo trimestre del 2016 gli affitti delle residenze e degli uffici sono aumentati in maniera vertiginosa e sono stati aperti innumerevoli cantieri.
Il ruolo di Parigi dopo la hard Brexit
Il Financial Times, in controtendenza alle scelte fatte al momento da molte banche, ha sottolineato come Parigi possa aspirare a diventare il nuovo centro finanziario europeo in caso di hard Brexit, vista la vicinanza a Londra. Alcune delle maggiori banche e società mondiali di gestione patrimoniale hanno già previsto di ampliare i propri uffici nella Ville Lumiere, in modo da accogliere parte della propria forza lavoro. In aggiunta Parigi, avendo vinto il ballottaggio con Dublino – grazie anche all’elezione di Emmanuel Macron – ha visto assegnarsi l’EBA (European Banking Authority), che si trasferirà da Londra da marzo 2019, raggiungendo l’ESMA e formando così un polo per la vigilanza bancaria e dei mercati.
Per quanto riguarda i gestori dei fondi e le compagnie di assicurazioni, invece, le mete preferite grazie alle condizioni fiscali vantaggiose risultano essere Dublino e il Lussemburgo, dove il fondo Blackstone e la compagnia assicurativa americana AIG hanno già trasferito gran parte dei propri dipendenti. Tuttavia, per ora i trasferimenti appaiono comunque molto ridotti in confronto alle oltre 450 mila persone che operano nel settore della finanza nella sola City.