Gli High Yield Bond sono obbligazioni ad alto rendimento che sono emesse al di sotto dell’Investment grade, ovvero titoli con un rating pari o inferiore a BB+. Avere un alto rendimento significa anche avere un rischio molto elevato. Gli High Yield sono, per questo motivo, strumenti meno affidabili rispetto ai bond Investment grade, poiché vengono emessi da aziende con una probabilità di fallimento assai maggiore rispetto alle aziende Investment grade.
Oggi il mercato più importante di questi strumenti si trova negli Stati Uniti, dove i rendimenti galleggiano intorno al 6%, mentre in Europa abbiamo rendimenti vicini al 4%. Il mercato degli High Yield ha subito in questi anni una brusca impennata; nell’area euro in questi primi mesi del 2017 ci sono stati collocamenti per oltre 26 miliardi, con una percentuale media di default degli emittenti che si attesta intorno 2% contro il 4% degli Stati Uniti.
Queste obbligazioni ad alto rendimento negli ultimi anni hanno avuto notevole successo presso gli investitori di tutto il mondo, complice un mercato obbligazionario molto caro a causa degli interventi di Bce e Fed, che con le loro iniezioni di liquidità hanno portato i tassi d’interesse ai minimi e di conseguenza alzato notevolmente il prezzo dei bond. Gli investitori si sono rifugiati sull’azionario non trascurando però quella fetta del mercato obbligazionario non affetta da bassissimi rendimenti, ovvero il mercato degli High Yield Bond. Nello scenario degli ultimi anni, fatto di rendimenti negativi, gli High Yield sono risultati molto attraenti rispetto alle altre asset class: infatti, rispetto ai rischi assunti, i pay-off offerti risultano essere molto interessanti.
L’unica pecca della “Cenerentola” dei mercati è il rendimento ciclico e fortemente correlato con il mercato azionario. Di conseguenza scenari critici con conseguenti ondate di panico (e quindi forte avversione al rischio) avrebbero un impatto assai negativo su questi titoli. La parola d’ordine per tutelarsi contro spiacevoli capitomboli rimane sempre stessa: diversificazione. È importantissimo avere strategie collaudate in vista di una eventuale risalita dei tassi ed essere pronti in casi di alta volatilità dei mercati, che può sempre essere sfruttata a proprio vantaggio. Troviamo infatti mercati con titoli High Yield molto volatili il cui valore oscilla nell’arco di pochi mesi da prezzi notevolmente “sotto la pari” a prezzi altamente “sopra la pari”; con strategie efficaci, queste fluttuazioni possono tradursi in capital gain di non risibile portata.
L’High Yield gioca sicuramente un ruolo molto importante nei portafogli degli investitori, ma è bene ricordare che si tratta comunque di bond rischiosi: è quindi necessario prestare attenzione a tante componenti. Infatti con spread compressi i rendimenti non sono sempre remunerativi dei rischi e acquistare a prezzi eccessivi – e soprattutto per lunghe scadenze – potrebbe risultare dannoso. Come suggerisce su Plus24 Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs Italia, «l’alternativa High Yield con caratteristiche di duration più bassa (3,2 anni) e rendimento più elevato (3,3%) rappresenta un’opzione molto interessante sotto il profilo rischio-rendimento». La duration (la durata finanziaria di un titolo, cioè la sua vita residua, ponderata con il flusso di cedole che il titolo pagherà in futuro) infatti è una componente da studiare attentamente, considerando che è un primo indicatore del rischio di investimento: infatti a valori più elevati corrisponde una maggiore esposizione dei titoli a variazioni dei tassi di mercato; la volatilità sui prezzi è il riflesso della scadenza, di fondamentale importanza risulta dunque avere duration basse (1-5 anni).
Altro fattore molto importante per chi lavora con High Yield è lo studio dei fondamentali delle aziende: pur parlando di aziende Non-Investment grade è importante conoscerne lo stato di salute (ad esempio gli indici di indebitamento) e la capacità nel breve periodo di produrre risultati soddisfacenti alla remunerazione delle obbligazioni. Non da ultimo è utile analizzare la volatilità implicita dell’equity. Per gli investitori non professionali, una valida alternativa per affrontare questo segmento senza dover effettuare analisi complicate su ogni titolo è costituita dagli ETF che operano con High Yield o dai Fondi (se ne trovano alcuni anche a Milano con duration diverse e rischi contenuti). Da questo punto di vista è utile notare come i Fondi in media negli ultimi anni abbiano ottenuto risultati migliori rispetto agli ETF. Ovviamente, essendo un mercato particolare, quello degli High Yield offre più spazi alla gestione attiva, capace di produrre migliori risultati con costi contenuti.
Altri High Yield interessanti sono le obbligazioni in valuta estera (rublo, lira turca, real brasiliano), che offrono alti rendimenti ma sono al contempo soggetti al rischio delle oscillazioni del cambio; oppure una valida alternativa è offerta dalle obbligazioni OTC (Over The Counter) quotate su mercati non Retail (es. Lussemburgo, Berlino, ExtraMot, etc.), dove si trovano titoli che offrono alti rendimenti con rischi contenuti (alcune aziende che collocano titoli su questi mercati sono ad esempio Wind o Sisal). Gli svantaggi sono rappresentati da lotti minimi generalmente molto grandi (50.000-100.000 €) e un notevole spread denaro-lettera (bid-ask), per questo sono strumenti da tenere in portafoglio a medio-lungo termine. Una ulteriore opportunità è data dai cosiddetti Fallen Angel, “angeli caduti”, ovvero titoli che hanno subito un downgrade da Investment grade a Non-investment grade. Dopo un’attenta analisi dei fondamentali delle aziende e delle motivazioni che hanno portato al downgrade si potrebbe puntare su alcuni di questi bond, che non di rado riescono a riacquisire il grado Investment con ovvi vantaggi per chi li possiede in portafoglio.
Comunque, come suggerisce Adam Smears, responsabile di Fixed Income Research, «gli High Yield sono tutt’altro che esenti da rischi e sono spesso colpiti nelle fasi di vendite sulle azioni». Per questo bisogna essere accorti, soprattutto alla fine di un bull market incredibilmente lungo come quello che ha accompagnato i mercati finora. Un suo rallentamento, visti anche i pessimi dati del GDP trimestrale statunitense e un possibile ritorno alla volatilità post elezioni francesi, sarebbe molto negativo per investitori in obbligazioni ad alto rendimento. Anche se le scadenze brevi sono meno influenzate dalle ondate di vendite sul credito, chi investe in questi titoli deve tenersi pronto a subire forti oscillazioni.