Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei, in un’intervista per la BBC ha parlato della sua storia con queste parole:
“Sono un uomo ambizioso. Sono convinto che se uno si concentra attentamente su una cosa, allora avrà successo. Io ero concentrato sulle telecomunicazioni, se lo fossi stato sull’allevare maiali sarei diventato un esperto di maiali. Se fossi stato concentrato sul tofu, allora sarei diventato il Re del tofu”.
Huawei da zero a cento
Il linguaggio diretto e senza fronzoli di Zhengfei non è solo una tecnica comunicativa ma è il frutto delle sue origini umili. Ren Zhengfei nacque il 25 Ottobre 1944 a Guizhou, nel sud-est della Cina, primo dei sette figli di Moxun Zhengfei e Cheng Yuanzhao. Suo nonno era un allevatore di maiali ed esperto nella conservazione della carne e suo padre fu il primo della famiglia a frequentare l’università. Il “grande balzo in avanti”, il piano di Mao Zedong che doveva modernizzare la Cina, provocò carestie diffuse e grandi difficoltà anche alla famiglia Zhengfei. Ren riuscì però a completare i suoi studi, laureandosi alla facoltà di ingegneria civile e architettura di Chongqing e, nel 1974, cominciò a lavorare per l’esercito, occupandosi di telecomunicazioni.
Alla fine degli anni Settanta in Cina emerse la figura di Den Xiaoping, che con le sue riforme aprì il Paese al mercato globale. Forse spinto da questo nuovo clima politico, Ren Zhengfei decise, nel 1987, di mettersi in proprio. Con un capitale iniziale di soli 211 mila yuan, 5mila dollari dell’epoca, fondò la Huawei.
La scalata di Huawei
Huawei nei suoi primi anni si occupava di rivendere apparecchiature telefoniche prodotte all’estero. In seguito, potenziando la divisione ricerca e sviluppo, iniziò a produrre suoi dispositivi. Così aumentò la quantità ed il rapporto qualità-prezzo dei prodotti venduti, ma non fu solo questo a rendere grande Huawei. L’impresa infatti ha cavalcato l’onda cinese, che da Paese in via di sviluppo è diventato una superpotenza, ottenendo anche sostegno da parte del governo di Pechino. Fu l’unica azienda incaricata di costruire la prima rete di telecomunicazioni del Paese e fu protetta dalla concorrenza estera. Huawei oggi opera non solo nelle reti ma anche nella produzione di smartphone, di cui è il secondo produttore al mondo, per quantità, dopo Samsung.
Il patrimonio di Zhengfei oggi
Zhengfei è diventato l’83esimo uomo più ricco di Cina, con un patrimonio stimato da Forbes di circa 2 miliardi di dollari. L’azienda da lui fondata è un colosso con ricavi annui pari a 92 miliardi e mezzo di dollari ed utili per oltre 7 miliardi. Zhengfei detiene però solo l’1,14% delle azioni di Huawei. Il resto delle quote è nelle mani dei dipendenti della società, riuniti in un comitato. Tuttavia, secondo molti, tra i quali il giornalista Richard McGregor, i dipendenti non hanno nessuna voce in capitolo nella gestione e nei piani strategici.
Huawei nel Mondo
In mandarino il termine Huawei deriva da una combinazione di due parole, 华 e 为, che messe insieme significano “Il successo della Cina”. Ed è vero, Huawei è uno dei simboli della Cina nel Mondo. Con oltre 180mila dipendenti, è la prima azienda produttrice di smartphone in Cina e la seconda al mondo.
Canalys, società che si occupa di analisi nei settori tecnologici, ha rilevato un freno nella vendita di smartphone in Europa nel 2018 (-4% rispetto al 2017), con una diminuzione dei due top vendor, Samsung e Apple, ma una crescita molto forte dei produttori cinesi, Xiaomi e Huawei, che è salita al 23% delle quote di mercato e ha registrato un +54% su base annua di ricavi, con 42.5 milioni unità vendute. Non c’è più troppa distanza tra la qualità dei prodotti cinesi e quelli degli altri competitors, ma sono anche fattori esterni ad incidere sulla loro crescita in termini di fatturato.
“I consumatori europei hanno tratto beneficio dalla situazione politica tra le aziende cinesi ed il governo USA. Il comportamento dell’amministrazione americana sta incentivando le aziende cinesi ad investire in Europa, anziché negli States”
dice Ben Stanton, senior analyst di Canalys.
Lo scontro con gli USA
Il 1° dicembre 2018 Meng Wanzhou, Chief Financial Officer (CFO) di Huawei e figlia di Ren Zhengfei, è stata arrestata in Canada, su richiesta americana, e poi liberata il 12 dicembre dietro una cauzione di 10 milioni di dollari canadesi. Nonostante il publication ban, ovvero il divieto alla pubblicazione delle informazioni riguardanti il suo caso, secondo i media americani le accuse contro Wenzhou e contro Huawei riguarderebbero l’aver violato le restrizioni commerciali imposte dagli USA contro l’Iran.
Fino al 2007 Wenzhou sedeva nel consiglio di amministrazione di Skycom Tech, società con sede a Hong Kong e legata a compagnie iraniane, ed avrebbe fatto affari proprio con queste ultime tra il 2009 e il 2014. I sospetti su Huawei, però, vanno ben oltre e riguardano la sicurezza nazionale USA. A febbraio 2019 il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, definiva Huawei una “minaccia” e Mike Pompeo, segretario di Stato, ha avvisato che per gli USA sarebbe stato difficile considerare alleati i Paesi che facevano uso di telecomunicazioni della Huawei. Secondo gli Stati Uniti, infatti, dietro la diffusione dei prodotti cinesi ci sarebbe la volontà della Cina di fare spionaggio.
Il futuro di Huawei
“Amo il mio Paese, la Cina, sostengo il partito comunista ma non ho mai ricevuto alcuna richiesta da alcun governo di fornire informazioni inappropriate”
ha detto ai media esteri Ren Zhengfei, aggiungendo che se lo scontro con gli USA dovesse continuare Huawei si farà trovare pronta.
“Se le luci si spengono nell’Occidente, l’Oriente continuerà a splendere. L’America non rappresenta il Mondo”.
Secondo il patron di Huawei, infatti,
“Molti Paesi possono scegliere di non crederci o di non lavorare con noi, ma ce ne saranno altri che ci daranno il benvenuto. Abbiamo già 131 contratti per le reti 5G ed abbiamo avviato 30mila stazioni 5G. Noi non cadiamo, ma andiamo avanti”.
Huawei spende ogni anno 20 miliardi nella ricerca e sviluppo per garantirsi un futuro all’altezza, che però
“non sarà ottimistico come ci eravamo immaginati. Dobbiamo prepararci alle avversità e fare una corretta stima della situazione economica”
ha scritto Zhengfei ai dipendenti. Oltre agli Stati Uniti, Huawei deve affrontare il no di Australia, Nuova Zelanda e Giappone per l’installazione di reti 5G ed una situazione simile potrebbe crearsi anche in Germania, Francia e Regno Unito.