di Stefania De Luca
“Be anywhere, move everything, connect everyone” – “Essere ovunque, trasportare tutto, connettere tutti”. Questo è il motto di Hyperloop One, una delle aziende che lavorano per sviluppare Hyperloop, una tecnologia futuristica che promette di rivoluzionare il mondo dei trasporti, spostando persone e merci ad alta velocità con costi ridotti.
Essa è stata portata al centro dell’attenzione nel 2013 dalla Space Exploration Technologies Corporation (meglio nota come SpaceX), azienda che opera nel settore aerospaziale. La compagnia, che detiene il marchio Hyperloop, ha esplicitamente invitato a prendere il concept, svilupparlo e realizzarlo. Tale tecnologia è infatti open source, ovvero di libero accesso: ciò significa che le aziende sono libere di conoscerne i dettagli, modificarla e migliorarla liberamente.
La tecnologia Hyperloop consiste in una capsula pressurizzata a levitazione che, grazie ad un motore elettrico ad induzione, viaggia su un cuscino d’aria all’interno di un condotto in cui viene creato il vuoto parziale: ciò le permette di scorrere silenziosamente per lunghe distanze.
La prima rotta proposta sarebbe quella che unisce Los Angeles a San Francisco: secondo il design preliminare i 560 km verrebbero percorsi in 35 minuti, con una velocità media di 970 km orari. Il costo di realizzazione per la versione dedicata solo al trasporto passeggeri è stimato, nel documento di presentazione, in 6 miliardi di dollari.
Né SpaceX né il fondatore Elon Musk sono direttamente affiliati con le compagnie al lavoro su Hyperloop, ma hanno dichiarato di voler contribuire a tale tecnologia accelerando la realizzazione di un prototipo funzionante; per farlo l’azienda ha avviato una competizione per lo sviluppo della capsula, invitando studenti universitari e team di ingegneri a partecipare e mettendo a disposizione un tracciato di prova di 1.6 km in costruzione nei pressi del loro quartier generale ad Hawthorne, in California.
Le aziende all’opera per la realizzazione sono principalmente tre: Hyperloop One, Hyperloop Transportation Technologies e Transpod.
La prima, già citata in apertura dell’articolo, promette di spostare persone e merci alla velocità delle linee aeree ma al prezzo di un autobus. Partita dal basso solo nel 2014, l’azienda ha già tre sedi ed impiega duecento persone tra ingegneri, designer e costruttori. Il lavoro procede rapidamente: il motore è già pronto, il sistema verrà testato nel 2017 e la compagnia prevede di avviare il trasporto di merci e persone rispettivamente nel 2020 e 2021.
La nuova modalità di trasporto rivoluzionerà il modo di vivere: l’azienda afferma infatti di “vendere tempo”, riducendo virtualmente le distanze che separano diverse città a quelle che separano le fermate metro. Questa rinnovata mobilità potrebbe permettere il fiorire di intere regioni oggi geograficamente isolate.
I detrattori sottolineano diversi aspetti negativi della tecnologia Hyperloop, in primis la possibilità che il viaggio sia tutt’altro che piacevole, ritrovandosi il passeggero a viaggiare in una capsula stretta, sigillata e senza finestrini all’interno di un tunnel di acciaio (sebbene alcuni rendering grafici delle aziende mostrino invece finestrini affacciati su tunnel trasparenti) e soggetta a forti accelerazioni, vibrazioni e rumore. All’interno i passeggeri non avrebbero possibilità di alzarsi, spostarsi nella capsula o usare la toilette. Persino ricevere assistenza medica in caso di malore risulterebbe estremamente complicato. La problematica più rilevante sarebbe quella legata alla sicurezza: andrebbero ben definite infatti la logistica e le modalità di intervento in caso di malfunzionamento, incidenti ed evacuazioni di emergenza, soprattutto nel caso in cui la capsula si trovasse a molti kilometri di distanza dalla città più vicina. Senza contare il rischio di vulnerabilità ad attacchi terroristici ed eventi catastrofici.
La prima tratta proposta, quella tra Los Angeles e San Francisco, si snoderebbe lungo la Interstate 5 attraversando la Central Valley californiana. La riduzione dei costi di costruzione rispetto ad una via di comunicazione convenzionale sarebbe garantita da diversi fattori, come ad esempio il peso ridotto delle capsule rispetto a quello di un treno passeggeri. Essendo un sistema completamente sopraelevato ed alimentato da pannelli solari ed altre energie rinnovabili risulterebbe di impatto ambientale molto ridotto, dunque la sua costruzione incontrerebbe opposizioni minori rispetto a sistemi tradizionali come autostrade e ferrovie.
Questa supposizione viene però screditata da alcuni analisti come Alon Levy, esperto di trasporti di massa, il quale ritiene un difetto, piuttosto che un elemento positivo, l’essere completamente sopraelevato; egli fa notare che la costruzione di una struttura così lunga e totalmente sollevata, in analogia a ponti stradali e ferroviari, risulterebbe proibitiva rispetto al costo del solo terreno della Central Valley. Secondo Michael Anderson, docente di Economia agricola e delle risorse all’Università di Berkeley, i costi potrebbero arrivare alla cifra di 100 miliardi, quasi venti volte rispetto a quella preventivata. Anche secondo la testata The Economist le stime saranno destinate a crescere in modo incontrollato, come sempre avviene per le grandi infrastrutture. Difficilmente i 6 miliardi coprirebbero i costi per il design, lo sviluppo, la costruzione di una forma di trasporto completamente nuova.
Nella bozza di progetto è previsto un prezzo del biglietto di 20 dollari per passeggero a tratta; con la stima di 7.4 milioni di viaggi per ciascuna direzione per anno, il capitale iniziale verrebbe ammortizzato in 20 anni di operatività.
Nella discussione rientra anche il fattore politico: le politiche economiche degli Stati che ospiteranno i tracciati di Hyperloop, primo tra tutti la California, verrebbero completamente stravolte e non è scontato che i governanti vedano di buon occhio un investimento enorme in un progetto tanto innovativo quanto incognito, che sottrarrebbe risorse economiche alle infrastrutture convenzionali.
Gabriele “Bibop” Gresta, cofondatore di Hyperloop Transportation Technologies (HTT), ritiene che il primo passeggero potrà viaggiare già nel 2019 in un tracciato sperimentale. Accordi preliminari sono già stati siglati in vari Paesi (Slovacchia, Cina, Bosnia e Cile) per la realizzazione di centri di ricerca e sperimentazione; lo step più rilevante è stato però l’accordo con Dubai per il trasporto di turisti per l’evento Expo 2020. HTT ha raccolto 60 milioni in donazioni e ha pronti sul tavolo altri 200 milioni da investitori. Importanti aziende collaborano fornendo servizi: tra queste Microsoft, Ibm, Amazon e Facebook.
La possibilità di vedere tale tecnologia in Italia è per ora nulla: secondo Gresta manca del tutto la volontà politica e il coraggio di investire. Egli ritiene che un’azienda come la sua possa “doppiare” l’alta velocità Roma-Milano in quattro anni al costo di 25-30 milioni per miglio (circa 18 milioni per kilometro, contro i 31 necessari per realizzare l’alta velocità).
Mentre gli esperti dibattono su realizzabilità e costi del progetto, gli addetti al settore lavorano alacremente, in attesa che arrivi un guru, un innovatore che faccia scoprire al mondo la magia di Hyperloop.