“Nel calcio dei petrodollari, la cessione è stata inevitabile. La spesa per tenere il club ai massimi livelli non poteva più essere sostenuta.” Così si esprimeva poco più di un anno fa Silvio Berlusconi, costretto, a suo dire, a lasciare la proprietà del Milan dopo 30 anni al timone della società. In che modo i petrodollari hanno cambiato il calcio?
Il Manchester City
Il 1° Settembre 2008 venne siglato un accordo, poi perfezionato il 23 Settembre, tra Thaksin Shinawatra, ex Primo Ministro tailandese, e l’Abu Dhabi United Group, società di investimento dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan. Il contratto era per la cessione del Manchester City al prezzo di 210 milioni di sterline. Cifra record per quegli anni, ancor di più se si considera che proprio in quei giorni stava per scoppiare la crisi economica. 210 milioni rappresentano però appena l’1% del patrimonio stimato dello sceicco. Mansour è infatti membro della famiglia reale di Abu Dhabi, è Ministro degli Affari Presidenziali degli Emirati Arabi Uniti, presiede la International Petroleum Investment Company, controlla il 37,8% della Virgin Galactic, il 15% della Daimler ed il 5% di Unicredit.
Dal 2008 ad oggi il Manchester City ha speso 1 miliardo e 650 milioni di euro per la sola campagna acquisti, generando un passivo di 1 miliardo e 206 milioni dal calciomercato e conquistando 8 titoli tra campionato e coppe nazionali. I soldi spesi nel calcio non sono però affatto un investimento a fondo perduto. In 10 anni il City ha aumentato di quasi 6 volte il suo fatturato, raggiungendo 500,5 milioni di sterline di ricavi nel bilancio 2017-2018.
La crescita del Manchester City dopo l’acquisizione
Il valore del brand Manchester City è passato dai 33 milioni di sterline del 2008 ai 953 milioni del 2018, aumentando quindi di 30 volte, e negli ultimi 4 esercizi il City ha generato profitti per circa 42 milioni di sterline. Un club-azienda che si è esteso in modo sia verticale che orizzontale. Oggi fanno parte della galassia City, cioè sono affiliati al gruppo City Football, il Melbourne City FC, in Australia, il New York City FC, negli USA, il Club Atlético Torque, in Uruguay, il Yokohama F. Marinos, in Giappone. I petrodollari sono stati quindi sono la base di partenza, a cui ha poi fatto seguito la capacità investirli. Da semplice club sportivo inglese oggi il Manchester City è una vera multinazionale del settore.
Il Paris Saint-Germain
A Maggio del 2011 Qatar Sports Investments acquistò il Paris Saint-Germain da Colony Capital, società d’investimento statunitense, per un valore complessivo di 100 milioni di euro. Il nuovo proprietario del PSG divenne Nasser bin Ghanim Al-Khelaïfi. Con un patrimonio stimato di oltre 60 miliardi di dollari, Nasser è patron della Qatar Sports Investments, società strettamente collegata alla Qatar Investment Authority, il fondo sovrano del Qatar creato nel 2005 per la gestione delle risorse energetiche e per dare avvio ad una diversificazione degli investimenti. La Qatar Investment Authority possiede il 12.7% della Barclays, il 17% della Volkswagen, il 20% dell’aeroporto londinese di Heathrow, il 12% della Lagardère, oltre a numerosissime proprietà immobiliari.
La crescita del PSG dopo l’acquisizione
Così come per il City, anche in questo caso gli sceicchi decisero di mettere sul piatto cifre molto corpose per la campagna trasferimenti. Dal 2011 ad oggi il PSG ha speso 1,1 miliardi di euro per acquistare nuovi calciatori, il 626% in più rispetto a quanto aveva speso negli 8 anni precedenti, incassando solo 326 milioni dalle cessioni. Grandi star sportive, come Ibrahimovic, Beckham, Ancelotti, Neymar, Mbappé, Buffon, e le sponsorizzazioni hanno fatto però schizzare i ricavi nella gestione di Nasser. Il PSG prima della nuova gestione non raggiungeva i 100 milioni di guadagni annui, mentre nel 2017 ha toccato quota 486,2 milioni di euro. Sono stati fatti passi da gigante nei ricavi commerciali e da stadio, che rappresentano il 75% del fatturato.
Il Malaga
L’11 Giugno 2010 si ufficializzò il passaggio, per 36 milioni di euro, della proprietà del Malaga al qatariota Abdullah bin Nasser bin Abdullah Al Ahmed Al Thani. La vicenda della squadra spagnola, sebbene i contorni potessero essere molto simili a quelli di City e PSG, è andata nel verso opposto. Nonostante gli investimenti iniziali per rinforzare la squadra sono stati sostanziosi, con 59,25 milioni di euro nella stagione 2011/2012, dopo il calciomercato ha solo indebolito il valore della rosa, con un avanzo delle cessioni di 152,6 milioni dal 2012 ad oggi. Se i risultati sportivi della stagione 2012/2013 potevano illudere i tifosi, gli anni successivi sono stati un lungo peggioramento fino alla retrocessione in Segunda Division. Non solo il campo ha dato riscontri pessimi ma anche la dirigenza. Lo sceicco non solo non ha investito denaro in modo lungimirante ma anche la sua gestione ordinaria ha lasciato a desiderare. Nel 2013 il Malaga è infatti stato escluso dalle competizioni europee per debiti ancora da onorare nei confronti di altri club.
Le sponsorizzazioni, una miniera d’oro
Sono numerose le aziende del Medio Oriente che fanno da sponsor alle società di calcio. Emirates, la compagnia aerea dell’Emiro di Dubai, è sponsor di Real Madrid, Paris Saint Germain, Milan, Benfica, Amburgo, New York Cosmos, Olympiacos, e Arsenal. La sinergia con quest’ultimo è particolarmente forte, dal momento che lo stadio di casa è l’Emirates Stadium. Anche Etihad Airways possiede i naming rights di uno stadio, quello del Manchester City, di cui è anche sponsor tecnico. Qatar Airways è stato sponsor del Barcellona, lo della Roma e del Boca Juniors. Inoltre lo è stato della Coppa del Mondo nel 2018 e lo sarà anche della prossima nel 2022, che quell’anno si disputerà proprio in Qatar.