Il Cremlino si è mobilitato per avviare una profonda riforma strutturale del sistema economico russo. Il compito è stato assegnato ad una commissione di esperti, selezionata dal governo, con a a capo del suddetto comitato l’ex ministro dell’economia russo, Aleksej Kudrin. Kudrin, su richiesta diretta del Presidente Putin, sta scrivendo un programma per riformare l’apparato economico del paese, anche in vista delle presidenziali russe che si terranno nel 2018. Kudrin e la sua squadra devono consegnare i risultati entro Aprile 2017. L’ex ministro ritorna dopo le sue dimissioni avvenute nel 2011, a causa di uno scontro con l’allora presidente Medvedev sul tema delle spese militari . Oggi le spese militari russe coprono circa il 34,2 % del bilancio statale (5.700 miliardi di rubli). Ora Mosca punta a modernizzare l’apparato produttivo per essere pronti ad un possibile compromesso sulle sanzioni economiche.
Per Kudrin l’arretratezza tecnologica e lo scarso dinamismo del mercato interno sono il risultato della troppo debole ripresa dell’economia russa. I nodi irrisolti, che impediscono all’economia della Russia di riprendersi, sono tre:
1) la totale dipendenza economica del Paese dal settore energetico
2) il basso tasso di investimento
3) la politica fiscale e monetaria legata solamente agli equilibri macroeconomici. Altro fardello è la diminuzione, a partire dal 2014, delle riserve valutarie in Valuta Estera che sono fondamentali per limitare la dipendenza dell’economia russa agli andamenti dei prezzi del petrolio e del gas.
Nel 2014, per risolvere questi problemi , l’amministrazione Putin ha lanciato una nuova parola in campo economico, “sostituzione delle Importazioni”. L’ambizioso progetto si fonda su un grande piano di modernizzazione e di re-industrializzazione dell’apparato economico. Affinché tale politica possa avere possibilità di successo, si devono soddisfare due condizioni, secondo il governo russo. Innanzitutto si deve investire in settori non troppo dipendenti dal mercato mondiale. Poi, i capitali si devono concentrare nelle zone già molto produttive. Questo vuol dire investire nelle aziende più forti; ovvero i settori di estrazione, quelli manifatturieri, nei quali la Russia ha una tradizione consolidata, nell’agricoltura e nel settore militare . Tuttavia, se si vuole avviare un processo per sostituire le importazioni, è necessario un alto tasso di investimenti, voce economica carente in Russia. Secondo l’Istituto centrale di statistica, gli investimenti sono diminuiti soprattutto nella piccola e media impresa, invece sono cresciuti nel settore energetico della trasmissione dell’energia elettrica e della raffinazione petrolifera.
Nel campo della politica monetaria e fiscale sia il Governo sia la Banca Centrale hanno condotto una politica che ha mantenuto alti i tassi d’interesse, una politica fiscale che ha favorito tagli alla spesa pubblica. I tagli non hanno colpito il settore della difesa militare e non sono state diminuite le pensioni. D’altro canto, i tagli alla spesa hanno colpito servizi pubblici fondamentali per un paese democratico, come il sistema sanitario e, sopratutto, l’istruzione.