Il 7 ottobre i cittadini del Brasile hanno votato il nuovo Presidente del Paese, dopo la “tangentopoli verde-oro” iniziata nel 2015. Le vicende legate a questo scandalo hanno causato una pesante crisi economica e la deposizione, da parte del Congresso Brasiliano, del Presidente del Partito dei Lavoratori(PT) Dilma Rousseff. Tuttavia, nel Brasile esiste un potente gruppo di interesse economico raccolto in tre poteri principali: I Media, le Banche del Paese e le Forze Armate brasiliane. I “Poteri Forti” di Brasilia sono interessati all’ultima tornata elettorale, dopo gli anni burrascosi dell’inchiesta giudiziaria Lava Jato.
La rete Globo
Potere forte per eccellenza è la “Holding” mediatica di Globo. La rete comprende Rede Globo, il famosissimo quotidiano O Globo, il Settimanale Época, l’Editora Globo, la rete di all news Globo News ed il canale satellitare Globo Sat.
Globo rappresenta un impero immenso in Brasile, con un fatturato annuo da 4 miliardi di dollari.
Il Jornal Nacional
Il principale telegiornale del Paese è il Jornal Nacional (JN), trasmesso su Rede Globo. Dalle analisi è emerso come JN rappresenti l’elemento di maggiore impatto nell’opinione pubblica brasiliana. Si tratta di una forza mediatica che non ha nulla a che vedere con quella a cui si potrebbe pensare in Europa. Per i politici di Brasilia essere citati in modo negativo sul JN porta alla fine la loro carriera politica. Un vero e proprio quarto potere.
Il quotidiano O Globo
A causa del suo strapotere mediatico, il giornale O Globo è stato accusato di aver manipolato, in alcuni casi, il corso degli eventi storici che hanno scosso il Brasile.
La forte presenza di Globo nella politica brasiliana
Nel 1964, Globo supportò il golpe militare. Il fondatore dell’impero di Globo, Roberto Marinho, con un editoriale scritto sul giornale O Globo, celebrò il governo insediatosi con il colpo di Stato. Il magnate dei media farà lo stesso, nel 1984, quando i militari lasciarono il potere, scrivendo un’altro editoriale in cui affermava con orgoglio il suo supporto alla dittatura.
Durante il regime che governò il Brasile per un ventennio, si eliminò in toto la concorrenza dei rivali nel settore, come la rete TV di Excelsior. Questa posizione filo-governativa fece guadagnare alla Globo il soprannome di “Rede Golpe”, che in Brasile si usa tutt’ora.
Fernando Collor de Mello
Dopo il ripristino dell’ordine democratico in Brasile la Globo mantenne il suo atteggiamento non proprio imparziale. Nelle elezioni del 1989, le prime dopo la dittatura militare, Globo supportò il candidato semi-sconosciuto Fernando Collor de Mello. Collor de Mello era il candidato presidenziale del Partito della ricostruzione nazionale (PRN), una forza politica conservatrice. Egli si contendeva la carica con il sindacalista Luiz Inacio Lula da Silva (Poi Presidente dal 2003 al 2011) del Partido dos Trabalhadores, Partito dei Lavoratori.
Con servizi giornalistici scorretti e di parte, la Globo fece trionfare il candidato di destra Collor de Mello. Tuttavia, la sua presidenza ebbe vita a breve. Dopo pochi mesi venne deposto dalla carica per corruzione. Fernando Collor de Mello, prima della sua elezione, era un ricchissimo oligarca brasiliano proprietario di una rete tv locale, del nord-est brasiliano, affiliata alla Globo.
La prepotenza politica di Globo
In tutte le campagne elettorali post-regime la Globo ha sempre suppotato il candidato che “proteggeva” e che lo ricambiava nel proteggere il dominio della Holding. La Globo, grazie alla sua forte influenza sulla politica, non ha permesso la nascita di nessun concorrente nel suo settore.
Il Sistema Bancario
Dopo i media, l’altro “potere forte” del Brasile è rappresentato dal settore finanziario e bancario. Anche qui vige un forte regime oligopolistico, in cui cinque grandi gruppi controllano il grosso del mercato. Le cinque banche sono la Itaú-Unibanco, Bradesco, Banco do Brasil, Caixa Economica Federal e Santander.
Come i media, anche i banchieri brasiliani si prefissano il target di tutelare i loro interessi in Brasile, tra questi ostacolare l’ingresso nel sistema finanziario nazionale di qualsiasi banca straniera. Ancora oggi è quasi impossibile aprire una banca in Brasile. Ci hanno provato, fallendo, alcune delle maggiori banche europee. Tra queste, per citarne alcune, il gigante HSBC e le banche italiane Unicredit ed Intesa Sanpaolo. Mantenendo e consolidando il controllo sul settore nazionale, gli istituti di credito verdeoro fanno utili da capogiro, nonostante operino in un paese che è tra i più poveri del pianeta.
L’intervento delle banche in politica
Da sempre il sistema delle banche brasiliane finanzia le campagne elettorali dei politici e finanziano i principali partiti politici brasiliani. La liquidità che le banche consegnano ai partiti viene usata per allestire enormi campagne. Questi fondi rappresentano un vantaggio tale che senza i soldi delle banche fare attività politica in Brasile è de facto impensabile. Il Sistema politico, perciò, tenta di favorirle in ogni modo.
I privilegi fiscali delle banche
Sul fisco le banche hanno avuto esenzioni di ogni tipo, come l’abrogazione della tassa applicata a dividendi ed utili. Questa legislazione concesse enormi vantaggi tributari alle banche brasiliane. Tale sistema obbliga i governi di Brasilia, per far tornare in ordine i conti pubblici, ad applicare tassazioni altissime sui cittadini del Brasile, con una pressione fiscale fra le più alte al mondo.
L’operazione Lava Jato
L’Operazione Lava Jato ha coinvolto diversi istituti finanziari brasiliani, che hanno pagato multe pesanti come le aziende brasiliane del settore edile che erano coinvolte. Tra queste aziende c’erano anche colossi come la Odebrecht e la stessa azienda petrolifera di Stato Petrobras.
I militari
Non governavano il Paese dal 1984 ma le Forze armate Brasiliane hanno continuato ad esercitare una fortissima influenza nella politica brasiliana. Influenza così forte che il Ministero della Difesa, per il controllo delle forze armate, venne creato solo nel 1999. Tuttavia, anche dopo la creazione del dicastero, al suo vertice sono stati nominati ministri voluti dai vertici militari. In questo modo le forze armate hanno mantenuto autonomia e privilegi mai toccati neanche dai governi di Lula e Dilma.
Le spese militari sono sempre rimaste tra l’1,5% ed il 2% del PIL. La maggioranza dei fondi sono stanziati per pagare i faraonici stipendi degli ufficiali e le pensioni di lusso dei riservisti. Il sistema pensionistico brasiliano, nelle diverse riforme in cui è stato ritoccato, non ha mai toccato il settore militare.
L’amnistia per i crimini di guerra del regime militare
Prima di ritirarsi nelle caserme, il regime militare fece emanare, nel 1979, la legge dell’amnistia per proteggere i suoi membri. Ancora oggi la legge è in vigore.
La commissione della Verità
Se Lula non ebbe nessuna voglia di scontrarsi con i militari, nel 2011 la Presidente Dilma Rousseff istituì la commissione della Verità, organo che tentò di provare a svelare gli anni oscuri della Dittatura 1964-1984. Questo venne visto come un gesto personale della Presidente, visto il suo passato di guerrigliera durante il periodo in cui vigeva il regime e il suo trascorso nelle carceri brasiliane, dove venne torturata. Lula comprendeva, da politico esperto, che non si doveva aprire uno scontro istituzionale tra la Presidenza Brasiliana ed i vertici militari, visto anche cosa successe all’ultimo Presidente di sinistra, João Goulart, che venne deposto nel 1964, per aver “insultato” i militari brasiliani.
Le pressioni delle Forze Armate fecero naufragare il lavoro della commissione della Verità e nessun ufficiale finì in carcere. La commissione venne istituita anche in un periodo tardivo, in cui il grosso dei membri militari del regime erano già morti tra i privilegi. Soltanto un soldato decise di collaborare, il colonnello Paulo Malhães, torturatore reo confesso membro della unità della repressione politica. Tre giorni dopo la sua deposizione venne trovato morto, strangolato nella sua casa di Rio de Janeiro.
Benché i militari smentiscano qualsiasi congettura di nuovo golpe, i politici sono terrorizzati da questa evenienza, anche perchè in moltissime manifestazioni la popolazione invocava l’uscita dalle caserme delle Forze Armate per “fare pulizia della corruzione”. Oggi un brasiliano su due appoggia questa ipotesi e le FAB (Forze Armate Brasiliane) sono l’istituzione più popolare del paese, molto di più del governo, del parlamento e della stessa magistratura.