Le criptovalute si muovono sotto di noi, in sordina, ma lo fanno generando un rumore assordante. Quanti le usano quotidianamente? Centinaia di migliaia se non milioni di persone; tuttavia ai più il nome non ricorda altro che un libro di Dan Brown o qualche film di spionaggio.
Sono poche le masse che ne fanno un uso giornaliero, dal momento che, si sa, ciò che è noto è sempre meglio dello sconosciuto. Perché imparare i programmi, le vie di mining, i cambi, wallet e i canali quando posso comprare tranquillamente un oggetto da Amazon o un secondo polso su Ebay utilizzando le buone e vecchie valute storiche?
Insomma, se anche quattro delle più grandi banche al mondo (UBS, Deutsche Bank, Santander e BNY Mellon) si uniscono per creare una nuova moneta digitale, forse è il momento di interessarci a questa tematica che potrebbe, in pochi anni, diventare oggetto di studio anche sui libri di scuola.
Per dare un’idea del numero di transazioni minuto per minuto di una delle più conosciute criptovalute, ci si può collegare a Blockchain. Ed ecco, un altro termine tecnico.
Blockchain (https://blockchain.info/) è un database distribuito e accessibile a chiunque sfrutti la tecnologia peer-to-peer; è in sostanza un libro contabile di tutte le transazioni fatte in bitcoin – la più diffusa criptovaluta al mondo – dal 2009 ad oggi, avente radici in un sistema di verifica aperto che non ha bisogno del benestare delle banche per effettuare una transazione.
Pensando in grande, blockchain è un sistema che potrebbe garantire il corretto scambio di azioni e titoli, sostituire un atto notarile, provare l’onestà delle votazioni ridisegnando il concetto di seggio elettorale. Tutto ciò grazie al fatto che ogni transazione viene sorvegliata da una rete di nodi che ne garantiscono la correttezza e l’anonimato.
Da questa panoramica su Blockchain si comprende dunque quanto le criptovalute siano un sistema monetario sicuro, tracciabile e potenzialmente stabile fondato sulla crittografia (metodo per la cifratura delle informazioni) e i registri delle transazioni.
Nei due decenni prima del 2008, vi furono diversi tentativi di creare una valuta decentrata che si basasse su protocolli crittografici e reti distribuite. E’ solo con il lancio di Bitcoin, però, che l’idea ha veramente messo radici e ha iniziato ad attirare più seguaci in tutto il mondo.
Bitcoin rimane la criptovaluta più popolare, ma ad oggi ci sono ormai centinaia di cryptocurrencies con vari livelli di popolarità, valore e originalità. Quelle diverse da Bitcoin sono generalmente chiamate “altcoin”. Mentre ci sono molti altcoins che risultano essere semplici cloni sul sistema del pioniere, quelli di maggior successo tendono ad avere un gancio unico o comunque un vantaggio che Bitcoin non presenta o sceglie di non fornire. Gli esempi più noti e popolari di altcoins includono Ripple, Litecoin e Dogecoin.
Ma come funzionano questa criptovalute?
Le cryptocurrencies sono sostenute dalla matematica piuttosto che dalla parola di un governo o di una istituzione finanziaria. Mentre, come tutte le valute, dipendono ancora dal loro valore percepito, la loro scarsità si basa sulla matematica e non può essere regolata da qualsivoglia gruppo o persona. Esse non sono né legate alla disponibilità di beni fisici, come l’oro, né possono essere artificialmente create da governi o istituzioni finanziarie, come i dollari ad esempio.
Basandosi inoltre, come scritto precedentemente, su un sistema p2p (peer-to-peer) non c’è necessità di un intermediario.
Al fine di assicurare la legittimità delle transazioni, complesse equazioni matematiche vengono utilizzate per collegare ogni conto con la quantità di moneta virtuale del titolare che egli stesso vorrebbe spendere. Gli utenti, comunemente indicati come minatori, dedicano le loro risorse informatiche (Cpu e Gpu dei propri personal computer) per risolvere queste equazioni e contribuire alla potenza di calcolo del sistema e sono generalmente premiati con una piccola quantità di criptovaluta.
Le valute digitali sono notoriamente instabili perché la loro dimensione sul mercato è ancora relativamente piccola. Tuttavia, crescendo la capitalizzazione di mercato, così avverrà anche per la loro stabilità.
Esse sono progettate per essere intrinsecamente rare, e la loro inflazione cresce ad una velocità controllata e lenta. Questo fornisce più stabilità, al contrario delle valute comuni, che permettono a governi, banche centrali e istituzioni finanziarie di semplicemente “aggiungere un paio di zeri” alla fine del loro conto in banca, se necessario.
Le cryptocurrencies hanno il potenziale per cambiare il mondo finanziario e per molti versi questo è già stato dimostrato. Bitcoin è stata la prima, rimane la più grande e ha le migliori possibilità per il raggiungimento di una scala sempre più ampia di utenti finali, ma ci sono altre valute digitali con idee innovative, che non dovrebbero essere ignorate.
Per tale ragione Starting Finance ha deciso di occuparsi, in una rubrica dedicata, di questo tema, analizzando nei prossimi articoli le valute emergenti (a partire da Bitcoin per poi toccare tutte le sue alternative) e soprattutto l’impatto che queste hanno e potranno avere sul mondo finanziario.
Paolo Piparo