“Una cravatta ben annodata è il primo passo serio nella vita”
Così ha esordito Sergio Marchionne presentando il nuovo piano industriale al Capital Markets Day a Balocco, lo scorso primo giugno, sfoggiando un’impeccabile quanto inconsueta cravatta. Tuttavia, l’insolito outfit del manager italo-canadese (noto per i suoi maglioncini) aveva un significato ben preciso: l’indebitamento industriale netto di Fca sarà azzerato entro fine giugno. Un obbiettivo ambizioso, se si considera che il debito industriale di Fca ammontava a 9,7 miliardi nel 2013, ma alla fine realizzato. Ma cosa aspettarsi dal gruppo automobilistico per i prossimi anni?
Marchi e modelli
Ironicamente, sempre meno Chrysler e Fiat e sempre più Jeep, Alfa Romeo, Maserati e Ram, a dispetto del nome dell’azienda. Questo è quanto è chiaramente emerso dalla presentazione del nuovo piano che prevede di focalizzarsi su questi ultimi quattro marchi definiti “globali”.
- Jeep. Vi sarà un allargamento della gamma del marchio Jeep sia verso il basso (si parla di un “mini-Renegade”) che verso l’alto, e non c’è da stupirsi che l’attenzione sugli iconici suv americani sia così alta: Jeep è passata dalle 730k unità globali vendute nel 2013 alle 1,9 milioni di unità attese per il 2018, una corsa inarrestabile.
- Alfa Romeo e Maserati. Per quanto riguarda i due storici marchi sportivi italiani, il percorso intrapreso nei precedenti piani industriali sta dando i suoi frutti: basti pensare che Maserati è passata dalle 6k unità del 2012 alle 50k del 2017 (+700%), mentre le vendite di Alfa Romeo sono cresciute del 160% fra il 2014 e il 2018. Nonostante i due marchi stiano progredendo più lentamente del previsto, hanno dato prova delle loro potenzialità e li attende un futuro di nuovi modelli: suv di varie dimensioni, per affiancare i già esistenti Maserati Levante e Alfa Romeo Stelvio, e sportive, ibride e non, al fine di raggiungere l’obbiettivo delle 400k e 100k unità entro il 2022, rispettivamente per Alfa Romeo e Maserati.
- Fiat. È confermato l’addio alla Punto già entro quest’anno, mentre si proseguirà con lo sviluppo della famiglia 500 ed entro il 2020 vedremo la celebre citycar in versione ibrida ed elettrica.
In conclusione, la strategia tracciata per il portfolio dei modelli segna il passaggio dal perseguimento di grandi volumi di vendita per sopravvivere, come teorizzava un tempo Marchionne stesso, al concentrarsi sulle vetture premium ad alto margine.
Tecnologia e ambiente: addio diesel
Il settore dell’auto, com’è noto, sta subendo una rivoluzione epocale che si può riassumere in due elementi: elettrificazione e guida autonoma. Fca è dichiaratamente indietro su questi due fronti ma il piano appena presentato mira proprio a stanziare le risorse necessarie a colmare il divario con i competitor: il gruppo promette di abbandonare completamente le motorizzazioni diesel entro il 2021, per sostituirle con propulsioni ibride plug in e full electric, in fede all’intenzione di Marchionne di “giocare un ruolo importante nella riduzione complessiva dei gas serra”. Dei 45 miliardi di investimenti previsti dal piano, 9 saranno dedicati all’elettrificazione della gamma, che partirà da Jeep ma sarà cruciale anche per Maserati, con il lancio della sportiva elettrica ad alte prestazioni denominata Alfieri: la guerra a Tesla e Porsche è ufficialmente dichiarata. Sul fronte della guida autonoma invece, sono in essere le partnership con BMW per lo sviluppo di veicoli con guida autonoma di livello 3 su 5, con Aptiv e con Waymo, del gruppo Google. Quest’ultima collaborazione riguarda il minivan ibrido Chrylser Pacifica, della quale Fca fornirà una flotta di 62k unità entro il 2021.
Il futuro dell’azienda
A fronte degli enormi progressi fatti dal manager italo-canadese, che nel 2004 ha preso le redini di un’azienda sull’orlo del fallimento e ne ha sestuplicato il valore in 14 anni, pesano ancora tante incognite sul futuro del gruppo:
- Successione. Ancora nessuna notizia in merito a chi succederà a Marchionne nel 2019: diversi i rumors, che spaziano da Alfredo Altavilla, responsabile dell’area Europa e Medio Oriente per il gruppo, a Mike Manley, che guida il marchio Jeep. Sicuramente il futuro amministratore delegato verrà selezionato dalle fila dell’azienda, ha assicurato il presidente John Elkann.
- Trump e i dazi. Considerando che le fondamentali aree operative del gruppo sono l’America, sia Nord che Sud, e l’Europa, sorge spontaneo l’interrogativo sull’impatto che potrebbero avere la revisione dell’accordo commerciale Nafta e la guerra tariffaria che potrebbe infiammare le due sponde dell’Atlantico. Marchionne si dice assolutamente ottimista a riguardo e assicura che i recenti dazi americani su alluminio e acciaio avranno un impatto minimo per Fca. Il manager è già nelle grazie, si potrebbe dire, del presidente Trump, per avere spostato la produzione dei pick-up Ram dal Messico al Michigan, creando posti di lavoro ed elargendo un ricco bonus ai dipendenti statunitensi.
- Spin off. Il gruppo ha conosciuto, sotto la guida di Marchionne, una serie di importanti spin off strategici, al fine di migliorare la redditività di ciascun ramo operativo ed evitare di “bruciare” capitale in un settore che necessita di investimenti imponenti. Il più importante di tutti, dal punto di vista finanziario, è stato lo scorporo di Ferrari nel 2016, della quale Marchionne è tuttora presidente. Entro l’anno dovrebbe avvenire la separazione dell’azienda di componentistica Magneti Marelli, ma resta un importante interrogativo su Alfa Romeo e Maserati, marchi molto appetibili e con un grande appeal di made in Italy, più volte corteggiati dai tedeschi.
Tanti, dunque, gli interrogativi ma tanti anche i risultati per un’azienda che ha saputo adeguarsi alle sfide che le sono state poste di fronte di volta in volta, cambiando radicalmente natura laddove il contesto lo richiedeva. Le pagine di Fca e dei marchi che la compongono sono ricche di storia, ma quelle sul prossimo futuro sono ancora da scrivere e non resta che seguire con attenzione gli sviluppi di una realtà industriale cruciale per il nostro Paese.