Il PIL è una qualità che indica il valore dei beni e servizi finali prodotti in una determinata area geografica e in un determinato periodo di tempo.
I beni e i servizi conteggiati nel PIL devono essere “finali” poiché, altrimenti, si rischia di includere più volte il valore di uno stesso bene. Facciamo un esempio. Si consideri un panificio che acquista della farina per preparare il pane, poiché nel prezzo finale del pane è già compreso quello della farina, nel PIL comparirà solo il costo del pane. Stessa cosa vale per qualsiasi altro bene strumentale o intermedio. In sostanza, nel PIL, compariranno solo i beni che non verranno più rivenduti e sono destinati al consumo oppure che hanno trovato la loro destinazione finale, come ad esempio dei macchinari montati all’interno della catena di produzione o, appunto, del pane messo in tavola. Considerando quanto appena detto, è chiaro che nel PIL non verrà registrata alcuna vendita di beni usati.
La spiegazione dell’area geografica è abbastanza banale. Si sceglie una regione geografica rispetto alla quale verrà calcolato il PIL, ad esempio: uno stato, un continente, una regione, i paesi sottoscrittori di un determinato accordo commerciale o paesi uniti da trattati di cooperazione e integrazione. Altrettanto semplice è il concetto temporale: annuale, trimestrale sono periodi comuni.
I valori calcolati nel PIL, come sopra spiegato, in ambito accademico1 vengono suddivisi in:
- Consumi
- Investimenti
- Spesa Pubblica
- Esportazioni nette
Ognuna di queste voci cattura una caratteristica importante dell’economia in questione: gli investimenti possono indicare la dinamicità del sistema economico, i consumi il benessere della popolazione, la spesa pubblica il ruolo e l’importanza del settore pubblico, le esportazioni nette i rapporti commerciali con gli altri paesi.
Il PIL viene spesso associato al grado di benessere della popolazione di un paese, e di conseguenza il tasso di crescita di tale indicatore è spesso usato come metro per valutare quanto un governo stia “facendo bene” nel rendere i suoi cittadini felici. Eppure vale la pena ricordare che, sebbene il reddito monetario sia molto importante per valutare la qualità della vita delle persone, vi sono molti altri indici che meglio catturano il benessere totale, piuttosto che solo quello finanziario, e non sempre le loro valutazioni coincidono. Un esempio è il “World Happiness Report”, usato dall’ONU, che ha come obiettivo il misurare la felicità e non meramente la quantità di cose che è possibile consumare. Di conseguenza è opportuno tenere a mente che un PIL elevato non sempre si traduce in una maggiore felicità.