La guerra commerciale sino-americana avviata a inizio 2018 dall’amministrazione statunitense ha avuto un impatto tanto sul mercato valutario quanto su quello finanziario, influenzando i listini di Borsa mondiali, che hanno registrato chiusure negative in corrispondenza di ogni nuovo annuncio di Trump in tema di dazi.
Il motivo è da ricercarsi nelle caratteristiche stesse dei mercati finanziari, i quali anticipano gli effetti futuri ed incorporano nei prezzi del giorno gli eventi che avverranno in momenti successivi. Infatti, secondo la teoria dell’efficienza dei mercati, i prezzi scontano tutta l’informazione a disposizione dell’investitore in un dato momento, e le variazioni dei prezzi di Borsa costituiscono le reazioni alle nuove informazioni che arrivano al mercato.
Sulla base di questa teoria, quindi, il solo annuncio di nuove misure tariffarie è sufficiente per cambiare le aspettative degli investitori: questi ultimi prevedranno dei cali nella produzione ed una diminuzione negli utili industriali e sconteranno tali aspettative nei listini azionari globali, i quali mostreranno quindi un rallentamento.
L’esito della guerra commerciale è tuttora molto incerto e alimenta un clima di massima prudenza tra gli investitori globali, che preferiscono tutelarsi sui mercati dal rischio di una possibile escalation tariffaria. Uno degli effetti della guerra commerciale, infatti, è il rallentamento del PIL mondiale, che avrebbe effetti recessivi nelle economie maggiormente coinvolte e che si tradurrebbe in una ulteriore fonte di rallentamento dei mercati. Secondo un sondaggio condotto da Bank of America nel 2018, è stata proprio la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ad aver rappresentato il maggiore rischio percepito dagli investitori globali.
L’andamento delle Borse non deriva solo dalla maggiore incertezza globale ma anche dal timore che dietro la guerra commerciale si celi in realtà una battaglia più profonda tra le due superpotenze coinvolte. Tale sentimento è stato alimentato anche dalle parole del vicepresidente USA Mike Pence, il quale ha dichiarato che «la Cina sta usando i suoi poteri per estendere la propria influenza e per interferire con la politica interna statunitense»; le elevate spese militari e la guerra tecnologica in atto tra le due potenze ne sarebbero le prove.
Un ulteriore fattore di rilevanza per i mercati è rappresentato dalla politica, come mostrano gli alti livelli dell’Economic Policy Uncertainty Index, indice che misura l’incertezza politica a livello globale e che viene stimato considerando il grado di copertura giornalistica dell’incertezza sulla politica economica, il grado di disallineamento delle previsioni economiche dei diversi istituti e ancora l’incertezza sulla politica fiscale.
Il National Bureau Of Economic Research ha rilasciato recentemente un articolo nel quale viene analizzata la relazione tra le notizie politiche e la volatilità del mercato azionario. È emerso che le notizie di politica commerciale, fino a poco tempo fa pressoché ininfluenti ai fini della determinazione della volatilità, sono invece divenute ora una tra le variabili più considerate dagli investitori, proprio in conseguenza dell’elezione di Trump e dell’intensificarsi delle tensioni commerciali.
In particolare, analizzando l’andamento del numero di articoli che trattano questioni politiche è possibile individuare tre picchi: il primo tra il 2001 ed il 2003 in corrispondenza dell’attentato dell’11 settembre, il secondo nel periodo 2011-2012 con la crisi del debito sovrano, ed un terzo iniziato in corrispondenza delle elezioni presidenziali del 2016 e della Brexit e che si protrae ancora oggi.
Raffinando ulteriormente l’analisi, emerge come i fattori politici non abbiano tutti la stessa rilevanza ma come, attualmente, gli investitori diano maggior peso alle notizie di politica commerciale, considerata sempre di più come una fonte di volatilità per i mercati. La figura seguente mostra proprio l’andamento del numero di articoli che trattano questioni di politica commerciale: si evince come essi abbiano subito un trend crescente iniziato con l’elezione di Trump, e abbiano registrato un picco in corrispondenza delle prime misure tariffarie.
Percentuale di articoli che contengono uno o più termini legati alla politica economica, per mese (Fonte: Policy News and Stock Market Volatility, Baker et al. 2019)