Il perseguimento dell’efficienza economica di un’impresa sul mercato passa dalla sua capacità di fronteggiare adeguatamente periodi sfavorevoli di gestione operativa, che devono essere tempestivamente riconosciuti per evitare scenari spiacevoli. Le difficoltà aziendali si rivelano sempre più complesse nei tempi, nei modi di manifestazione e nelle soluzioni adottate per risolvere e gestire la crisi, che può derivare, per esempio, da:
- Grave carenza di mezzi propri, a titolo di capitale, e corrispondente netta prevalenza di mezzi a titolo di debito;
- Netta prevalenza di debiti a breve termine rispetto alle altre categorie di indebitamento e squilibri tra investimenti duraturi e mezzi finanziari stabilmente disponibili;
- Insufficienza o inesistenza di riserve di liquidità.
La valutazione del bilancio costituisce e fornisce una visione reale della situazione aziendale. Per l’individuazione di situazioni di crisi e per una immediata rilevazione dei rischi economici e finanziari che l’impresa potrebbe correre nell’immediato futuro, è opportuno costruire determinati parametri ed indici funzionali successivamente analizzati in dettaglio. Nella tabella, gli indici e il corrispondente segnale di pericolo:
Flusso di capitale circolante |
Basso o negativo |
Variazione capitale circolante netto |
Basso o negativo |
Flusso di cassa dell’attività operativa |
Basso o negativo |
Flussi da investimenti |
Elevati in negativo |
ROA |
Minore di tassi d’interesse banche centrali |
ROE |
Basso e decrescente |
ROI |
Basso e decrescente |
ROS |
Basso e decrescente |
Analizzando nello specifico la tabella precedente sarà fondamentale, ai fini dell’analisi preventiva della performance aziendale, individuare quando, a seguito della variazione dei valori degli indicatori precedentemente introdotti, l’impresa sia in procinto di affrontare una fase più complessa del suo ciclo di vita.
Flussi e variazioni
Il flusso di capitale circolante è l’ammontare di risorse che compongono e finanziano l’attività operativa di un’azienda ed è un indicatore utilizzato allo scopo di verificarne l’equilibrio finanziario. Anche detto working capital, rappresenta tutte le attività e passività a breve termine che siano di natura non finanziaria, di natura ricorrente nell’attività aziendale, di natura monetaria e non contabile. Per cui tanto più elevato sarà l’ammontare di working capital, tanto più l’azienda avrà assorbito ingenti risorse finanziare; viceversa le avrà rilasciate.
La variazione del capitale circolante netto indica, invece, la differenza tra il totale dei valori delle attività correnti e il totale dei valori delle passività correnti nel periodo preso in esame. Esso quindi è formato, al netto dei debiti a breve, da un insieme di elementi patrimoniali che sono o, presumibilmente, diverranno liquidi entro un breve periodo di tempo. Il capitale circolante netto è un indice della solidità finanziaria dell’azienda nel breve termine, per cui le sue variazioni esprimono la capacità della gestione di generare liquidità o attività liquidabili a breve scadenza e l’analisi dei relativi flussi è essenziale per comprendere le ripercussioni che gli andamenti economici della gestione hanno avuto sulla situazione finanziaria dell’azienda.
L’analisi dei flussi di capitale circolante netto può contribuire a capire come a fronte di risultati economici positivi possa accompagnarsi un peggioramento della solvibilità dell’azienda, segnalata con una riduzione di capitale circolante netto, come quando importanti investimenti in immobilizzazioni siano finanziati con prestiti a breve termine. Generalmente si produce un segnale negativo per gli aumenti nel valore delle rimanenze finali, difficoltà nel vendere i prodotti dell’azienda, presenza di prodotti obsoleti nelle rimanenze, previsioni di riduzioni delle vendite future oppure nel caso in cui ci siano aumenti nel valore dei crediti verso clienti ossia la necessità di concedere dilazioni di pagamento più lunghe al fine di vendere i prodotti dell’azienda.
L’ammontare dei flussi di cassa della gestione operativa è un indicatore chiave della misura in cui l’attività dell’impresa ha generato flussi finanziari sufficienti a rimborsare prestiti, a mantenere la capacità operativa dell’impresa, a pagare i dividendi e a effettuare nuovi investimenti finanziari senza ricorrere a fonti di finanziamento esterne all’impresa. Tale indicatore comprende le attività di acquisto dei fattori di consumo, di loro trasformazione per l’ottenimento dei prodotti e, infine, di vendita dei prodotti ottenuti. Queste attività generano costantemente uscite ed entrate monetarie. Per valutare le condizioni di equilibrio finanziario della gestione è indispensabile misurare il flusso di cassa operativo corrente, ossia comprendere se le attività che animano il ciclo operativo determinano, nel loro complesso, un avanzo di cassa, la sufficiente disponibilità finanziaria dell’azienda, o viceversa un fabbisogno monetario.
Considerando, infine, i flussi da investimenti, questi rappresentano l’ammontare delle attività finanziarie che l’azienda ha impiegato per incrementare i beni capitali mediante la creazione o l’acquisizione di nuove risorse da utilizzare nel processo produttivo al fine di ottenere un maggior profitto futuro. Queste attività generano costantemente uscite monetarie che però dovranno essere valutate in relazione ai ritorni futuri degli investimenti. Tuttavia, valutati singolarmente, non devono assumere un andamento negativo crescente altrimenti nel tempo potrebbero minare la solvibilità aziendale nel suo complesso.
Indici di redditività
Passando agli indici di redditività ed in particolare al ROA (Return on Assets), quest’ultimo rappresenta la redditività operativa del capitale investito nell’impresa, ossia la capacità della stessa di creare valore attraverso gli asset detenuti. In particolare, se il ROA è positivo, l’azienda è in grado di valorizzare i mezzi a propria disposizione; il ROA deve però essere almeno superiore ai tassi d’interesse corrisposti alle banche altrimenti significherebbe che il denaro preso in prestito dall’azienda è costato più di quanto abbia effettivamente reso.
In secondo luogo, il ROE (Return on Equity) indica la redditività per gli azionisti considerata come il rapporto tra il risultato netto d’esercizio, ossia la remunerazione per gli azionisti, ed il capitale investito nell’impresa, ovvero il patrimonio netto. Affinché tale indicatore sia soddisfacente per l’impresa dovrebbe essere almeno pari alla redditività che gli azionisti potrebbero ottenere da investimenti azionari alternativi aventi pari grado di rischio.
Il ROI (Return on Investments) esprime la redditività operativa di un’impresa ossia la redditività del capitale investito nella gestione operativa ed espresso dal rapporto tra il reddito operativo (EBIT) e il capitale investito operativo netto. Il ROI è definito soddisfacente se, ipotizzando l’assenza di effetti della gestione finanziaria e straordinaria, e al netto delle imposte conduce ad un ROE equo. Per cui un’azienda è sana solamente quando riesce a generare profitti attraverso l’attività caratteristica ed attraverso gli investimenti operativi.
Il ROS (Return on Sales) è uno degli indicatori di bilancio più utilizzati per valutare la redditività in relazione al fatturato conseguito di un’impresa, e per valutare a pieno la convenienza di un potenziale investimento in una determinata azienda. Il ROS mette in relazione il reddito operativo ed i ricavi di vendita, andando ad esprimere la profittabilità operativa dell’impresa in relazione ai ricavi conseguiti in un determinato periodo, ovvero la quantità di ricavo netto conseguito per ogni euro di fatturato; affinché tale indicatore possa essere ritenuto soddisfacente è necessario incrementare la profittabilità dell’impresa, innalzando i prezzi e i volumi di vendita e contraendo i costi operativi, così da rendere tale indice il più elevato possibile.
Alla luce dei dati analizzati, si evidenzia in conclusione l’importanza predittiva che l’analisi del trend dei principali indicatori del rendiconto finanziario e degli strumenti di misurazione economica presentano, risultando fondamentali per avviare una fase di diagnosi e di accertamento dello stato di crisi al fine di predisporre conseguentemente un piano di risanamento aziendale.