Dopo oltre mezzo secolo dall’inizio della terza rivoluzione industriale, coincidente con l’avvento dell’informatica nelle industrie e nella nostra quotidianità, sempre più persone concordano sul fatto che l’uomo sia arrivato alla sua quarta rivoluzione industriale, la cosiddetta industria 4.0. Da un punto di vista tecnico, con il termine industria 4.0 si intende:
«Quell’insieme di tecnologie direttamente applicabili ai processi economico-produttivi attraverso ulteriori tecnologie di base»
Tra queste tecnologie, quelle che assumono un ruolo maggiormente rilevante sono:
- Big Data: rappresentano la possibilità di immagazzinare enormi moli di dati attraverso dispositivi materiali e immateriali;
- Industrial Internet of Things: in ambito IoT sono racchiuse tutte quelle tecnologie capaci di comunicare tra loro attraverso network di sensori e trasmettitori di radiofrequenze;
- Cloud Manufacturing: la trasformazione del processo produttivo manifatturiero per renderlo adattabile e flessibile al contesto e alle esigenze;
- Advanced Automation: sviluppo di robot dotati di capacità di apprendimento e problem solving sinora impensabili, fondati su tecnologie come il machine learning (secondo il World Economic Forum l’automazione spazzerà via 75 milioni di posti di lavoro, creandone comunque 133 milioni entro il 2022);
- Additive Manufacturing: ovvero l’uso industriale della stampa 3D;
- Wearables e Interfacce Vocali: tutti quei dispositivi, indossabili e non, che rientrano nel campo del riconoscimento vocale e della realtà aumentata.
Nascono nuove professioni
Com’è facile intuire, l’avvento di queste nuove tecnologie, sempre più complesse e a tratti fantascientifiche, cambierà radicalmente il mondo del lavoro, dall’agricoltura al settore bancario, passando per l’artigianato, la vendita online, ecc.
Queste sono alcune delle nuove professioni nate con l’inizio della quarta rivoluzione industriale:
- Esperto/a di Cyber Security: secondo il report Allianz Risk Barometer 2019, il cyber risk rappresenta uno dei principali pericoli per le aziende. Questa figura si occupa di mettere al sicuro software, hardware e dati sensibili da possibili attacchi hacker. Nell’ambito della sicurezza informatica si individuano differenti professioni: CISO (Chief Information Security Officer), ICT Secuity Manager (responsabile della sicurezza ICT), DPO (Data Protection Officer) e tante altre.
- Esperto/a Blockchain: in italiano catena di blocchi, la blockchain è una tecnologia di cui si è sentito molto parlare negli ultimi anni, grazie anche alla notorietà acquisita dal Bitcoin. Ma gli ambiti applicativi di questa tecnologia sono tantissimi, dalla sanità alla finanza, fino ai processi agricoli. Per questo la domanda di esperti in blockchain è in continuo aumento, tantissime aziende sono alla ricerca di personale qualificato in grado di capire e cogliere le opportunità che presenta questa nuova tecnologia.
- Esperto/a di Intelligenza Artificale e Machine Learning: sicuramente una delle professioni del XXI secolo, gli esperti in AI sono sempre più richiesti da startup e multinazionali del calibro di Google e IBM.
- Esperto/a IoT: “l’Internet of Things unisce mondi fisici e virtuali per creare ambienti intelligenti”, così l’Unione Europea ha definito il settore IoT, oggetti intelligenti capaci di memorizzare, trasferire e comunicare informazioni sul proprio stato e sull’ambiente circostante. Dagli esempi più classici nella domotica (termostato e lampadine collegati allo smartphone, frigoriferi intelligenti) fino agli utilizzi industriali per l’ottimizzazione dei processi di produzione, il mercato IoT in Italia vale circa 3,7 miliardi e secondo gli esperti è destinato a crescere.
- Esperto/a User Experience (UX Designer): nonostante la tecnologia renda (e renderà) le nostre vite molto più semplici, l’esperienza utente resta un tema centrale nella continua digitalizzazione dei processi. Per questo la domanda di UX Designer è da qualche anno in costante crescita, il suo compito è di progettare un’interfaccia utente che consenta agli utenti di scoprire un prodotto dall’inizio alla fine.
- Growth Hacker: è una figura ancora poco conosciuta in Italia, anche se nel mondo startup è diventato un must-have, una figura trasversale che ha come obiettivo principale il miglioramento del processo di vendita attraverso tecniche convenzionali e non. Definiamo il growth hacker una figura trasversale perché egli non è specializzato in un solo ambito, ma unisce le proprie conoscenze di programmazione, SEO, SEM e digital marketing per raggiungere un obiettivo: aumentare il traffico e le conversioni per trasformare quanti più visitatori in clienti.
- Data Scientist; il lavoro del data scientist consiste nell’analisi di grandi quantità di dati dai quali estrapolare informazioni e report capaci di creare valore di business. Tale figura è sempre più ricercata dalle aziende e ha come obiettivo quello di ottimizzare e migliorare i processi aziendali, dalla produzione alla vendita. Attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie come i big data e il machine learning, il data scientist analizza i dati alla ricerca delle migliori soluzioni per il business.
Queste sono solo alcune delle professioni del futuro (un futuro alquanto attuale), ma si prevede che nei prossimi anni ne nasceranno tante altre, sempre più specializzate nei vari ambiti. Per questo non dovremmo sorprenderci se fra qualche anno negli studi legali si utilizzerà l’intelligenza artificiale per analizzare un caso e i suoi precedenti, o se andremo in giro con un orologio capace di monitorare la nostra salute e chiamare i soccorsi in caso di infarto (tecnologia che in effetti già esiste).
Quali professioni spariranno
Il progresso e l’automazione dei processi porteranno cambiamenti radicali nel mondo del lavoro, sostituendo e modificando alcune delle figure professionali più diffuse come l’avvocato o il consulente finanziario. Secondo vari report questi lavori sono destinati a scomparire o per lo meno dovranno evolversi per adattarsi alle nuove tecnologie, ne consegue che gli interessati dovranno integrare le proprie competenze con le nuove skills richieste dal mercato.
- Notaio: da sempre considerata una delle professioni più sicure dal punto di vista economico e di status sociale, il notaio è una figura destinata a sparire a causa della tecnologia blockchain, con la quale potremo registrare un passaggio di proprietà, la fondazione di una nuova società o qualsiasi altro atto completamente online. Questo permette di velocizzare il processo e ridurre i costi, variabili fondamentali in un’ottica di business. Lo stesso Notariato (associazione di categoria dei notai) ha iniziato nel 2018 i primi esperimenti per capire come integrare la tecnologia blockchain nel settore notarile, creando così NotarChain.
- Consulente finanziario e assicurativo: il lavoro del consulente, bancario o assicurativo, è già in crisi come dimostrano i dati sull’occupazione, ma secondo gli esperti il numero di addetti calerà ancora. Per capire le problematiche legate a queste professioni è sufficiente pensare a come oggi vengono gestite le transazioni e i contratti, ovvero online. Già nel 2015 Forbes inserì il consulente assicurativo come uno dei mestieri a rischio estinzione, una prospettiva legittima considerando che la maggior parte delle assicurazioni offre i propri servizi online. Secondo molti la figura del consulente si sarebbe già estinta da tempo se non fosse per quella parte di popolazione (la più anziana) che non è in grado di utilizzare i servizi digitali.
- Avvocato: con dispiacere per tutti gli aspiranti avvocati e studenti di giurisprudenza anche questa professione è a rischio estinzione. Attualmente tantissimi studi legali (specialmente in America) stanno cercando soluzioni alternative per integrare le nuove tecnologie nel proprio lavoro. Un esempio di innovazione nel settore legale è LawGeex, una startup che attraverso l’intelligenza artificiale ha creato un sistema automatico di revisione dei contratti per evitare errori umani e risparmiare tempo (e denaro).
- Postino: niente più biciclette o motorini per consegnare la posta. Pacchi, lettere e cartoline saranno consegnati da robot/droni. Grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale il drone sfrutta varie telecamere e sensori ottici per potersi muovere evitando ostacoli statici e in movimento. Un primo assaggio di questo cambiamento ci è stato offerto da Amazon che, con un progetto annunciato nel 2013, ha iniziato a fare le prime consegne con i propri droni, capaci di trasportare pacchi dal peso massimo di 2,5kg (circa l’80% delle spedizioni). Recentemente UPS ha ottenuto i permessi per essere considerata una vera e propria linea aerea e far volare un qualsiasi numero di droni in america.
Ovviamente parlare di “estinzione” per alcune di queste professioni è surreale. Avremo sempre bisogno di un avvocato o di un consulente che ci aiuti a prendere le decisioni migliori per i nostri investimenti. Ciò che cambierà sarà il modo con cui questi lavoratori si rapporteranno al proprio mestiere, cambieranno le competenze richieste e le macchine faranno gran parte del nostro lavoro, ma l’elemento umano rimarrà comunque fondamentale in qualsiasi processo economico-produttivo.
Il futuro del lavoro in Italia
L’italia è una delle economie europee che più sta accelerando nell’adozione delle nuove tecnologie, basti pensare al piano “Impresa 4.0” varato dal Ministero dello sviluppo economico. Nonostante questo, il gap in termini di digitalizzazione con i paesi del nord Europa resta considerevole. Da alcuni anni l’Europa misura il livello di digitalizzazione degli stati membri attraverso un Indice digitale basato su 5 differenti variabili:
- Connettività
- Capitale umano
- Uso di Internet
- Integrazione di tecnologie digitali
- Servizi pubblici digitali
In relazione al periodo 2014-2019 l’Italia si posiziona quint’ultima in classifica, un dato non trascurabile considerando la rivoluzione tecnologica che ci attende. Gli indicatori europei, conclude il rapporto, dimostrano come il Bel Paese negli ultimi anni abbia aumentato la propria dotazione digitale, un fatto sicuramente positivo, al quale però non sta corrispondendo un aumento della produttività. L’italia si troverebbe quindi di fronte a un duplice problema: da una parte la dotazione digitale (in aumento ma ancora lontana dal livello di altri paesi europei), dall’altra il legame alquanto debole fra innovazione e produttività.