Dall’11 marzo, data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia, gli Stati Uniti hanno visto una crescita esponenziale dei casi di Covid-19, arrivando a superare il milione di contagi. La crisi generata dal coronavirus ha portato ad uno shock economico mondiale che ha avuto pesanti ripercussioni anche negli USA.
È interessante sottolineare che, se per alcuni tipi di imprese l’effetto della pandemia sarà molto pronunciato nel breve termine, per altre gli effetti potrebbero richiedere più tempo per manifestarsi. Quest’ultimo aspetto è particolarmente vero per le industrie che sono esposte ad un grande numero di esternalità sia politiche che economiche e sociali. In questa categoria rientra anche l’industria della difesa.
L’impatto del Covid-19 sulla difesa
Secondo un recente studio del The Diplomat, gli effetti sull’industria della difesa causati dalla diffusione del Covid-19 e dalle azioni correlate per limitarne il contagio possono essere racchiusi in cinque punti:
- Gli impianti di produzione e manifattura e le supply chains rischiano di essere colpiti;
- Gli sforzi di sviluppo del business potrebbero essere influenzati (qualcuno potrebbe subire delle perdite, altri potrebbero trarne vantaggio);
- La domanda di attrezzature per la difesa e servizi correlati rischia di diminuire;
- Le aziende potrebbero dover fare scelte difficili che porterebbero ad un impatto sulle finanze e sulle competenze;
- Il calo dei prezzi delle azioni potrebbe portare ad effetti secondari.
Ovviamente il realizzarsi di ciascuno dei punti sopra elencati avrà un impatto diverso a seconda delle dimensioni delle compagnie di difesa, della natura del business, dei portafogli dei prodotti e della dipendenza dalle supply chains.
«È una situazione anche più grave di quella che si è verificata dopo l’11 settembre» ha dichiarato Eric Fanning, Presidente dell’Associazione delle Industrie Aerospaziali ed ex sottosegretario dell’Air Force. Anche se i numeri riportati da Ellen Lord, sottosegretario della Difesa all’Acquisizione e al Sostegno, fanno ben sperare perché, delle 11413 aziende tracciate dalla Defense Logistics Agency, inizialmente 437 erano chiuse ma nelle ultime settimane oltre la metà ha riaperto. Lord ha dichiarato che si aspetta comunque che la pandemia abbia un certo impatto sui principali programmi di difesa, sottolineando però che ci potrebbe essere più un rallentamento che un ritardo.
I maggiori contractors nell’ambito della difesa hanno ricevuto l’ordine specifico di continuare a lavorare, proteggendo il più possibile la salute dei loro lavoratori. Il Pentagono, nel frattempo, ha accelerato il processo di pagamento attraverso il Coronavirus Aid, Relief, and Economics Security Act (CARES Act), uno stimolo economico da oltre 2000 miliardi di dollari, che inietterà più di 17 miliardi alle aziende ritenute critiche per la sicurezza nazionale, più altri 80 miliardi in prestiti per l’industria aerospaziale, una delle più colpite dalla pandemia.
In particolare, grazie al CARES Act, i pagamenti sono aumentati dall’80 al 90% per quanto riguarda i contractors e dal 90 al 95% per le piccole imprese, al fine di garantire un sano cash flow. Il reale obiettivo del Pentagono è quello di concedere più velocemente possibile il denaro ai primi, i quali potranno poi a loro volta girarlo ai propri sub-contractors e alle altre piccole imprese, definite dalla Lord la parte più vulnerabile del sistema industriale della difesa. Alcune grandi aziende già si sono mosse, come Lockheed Martin, che dal 27 marzo ha concesso circa 450 milioni di dollari alle compagnie più a rischio.
L’Ufficio per la gestione e il bilancio ha dichiarato che la ripresa della difesa sarà lenta e prevede un deficit di bilancio di trilioni di dollari per i prossimi due anni. Se i tassi di interesse dovessero rimanere bassi la situazione potrebbe essere gestibile. Nel caso in cui invece dovessero aumentare, la pressione sulla difesa e sul bilancio federale crescerà e quindi il settore potrebbe trovarsi in grave difficoltà tra il 2024 e il 2026.
Lockheed Martin, Northrop Grumman e Boeing
Se si analizzano i dati in realtà la situazione, almeno nel breve termine, non è così negativa. Rispetto al primo trimestre 2019 Lockheed Martin ha aumentato le sue vendite del 9,1%, raggiungendo i 15,6 miliardi di dollari. Apparentemente, quindi, essa non ha subito effetti collaterali dal Covid-19, anche se ciò non è una vera sorpresa perché si tratta di una società dipendente dalle vendite governative, protette dall’impatto immediato di una crisi dei consumi. Dall’altro lato, però, l’azienda ha subito delle interruzioni nella propria supply chain. Il programma F-35 potrebbe essere un punto debole perché si basa su collaborazioni internazionali e infatti, a causa della pandemia, Italia e Giappone hanno dovuto chiudere le linee di assemblaggio, bloccando la produzione del velivolo. La situazione potrebbe peggiorare ulteriormente se i partner degli americani dovessero ridurre il loro impegno di acquisizione nel 2021 a causa di una riduzione del budget.
L’azienda Northrop Grumman ha aumentato le vendite in tutti e quattro i suoi settori: sistemi aeronautici, di difesa, di missioni e spaziali. Durante questo periodo l’azienda, con sede in Virginia, ha continuato a sviluppare i propri prodotti, e i test per il razzo OmegA e l’Integrated Air and Missile Battle Command System (IBSC) sono ancora in agenda. Tuttavia, i ricavi operativi sono diminuiti nei sistemi aeronautici e di difesa rispettivamente del 16% e del 3%. Questi numeri sottolineano che si è verificata un’interruzione della supply chain a causa del Covid-19, dovuta non solo alla riduzione della forza lavoro ma anche agli aumenti dei costi nell’aeronautica causati dal collasso del trasporto aereo.
Proprio l’aviazione, stando a quanto dichiarato da Lord, è il settore più colpito. Non a caso gli ultimi risultati di Boeing sono terribili. Il calo dei ricavi degli aeromobili commerciali è netto: si è passati da 11,8 miliardi di dollari del 2019 ai 6,2 miliardi attuali. In realtà i problemi dell’azienda aeronautica erano iniziati già l’anno scorso, dopo aver sospeso la produzione di tutte le varianti del B737 MAX, e sono aumentati ovviamente a causa della pandemia.
Il settore dei piccoli lanci
«I piccoli lanci sono un’altra area in cui abbiamo molte preoccupazioni» ha affermato Will Roper, vicesegretario dell’Air Force per l’Acquisizione, la Tecnologia e la Logistica. «È un mercato a rischio. Dobbiamo fare di più per stabilizzare questo mercato fondamentale per il mantenimento della leadership americana nello spazio, sia dal punto di vista militare che commerciale».
Lo Space and Missile Systems Center ha recentemente dichiarato che il Pentagono è preoccupato che gli attuali vincoli finanziari e di mercato derivanti dal Covid-19 possano ridurre le fonti di finanziamento necessarie per il continuo sviluppo dell’industria dei piccoli lanci. Roper è rimasto tuttavia fiducioso: «Penso che questa crisi metterà alla prova il sistema e contribuirà a rendere gli Stati Uniti, in particolare l’Air Force e la Space Force, migliori partner nell’innovazione commerciale».
In tutto ciò, l’innovazione tecnologica potrebbe giocare un ruolo cruciale, perché l’aumento del livello di automazione (per esempio con l’uso dei sistemi senza pilota) potrebbe diventare fondamentale per ridurre i tempi di fermo durante future crisi.
Indipendentemente da come si svilupperà la crisi causata dal Covid-19, l’industria della difesa deve accettare l’incertezza attuale come la normalità cercando di esplorare molteplici aspetti della pianificazione del rischio. Prepararsi al peggio ma sperare nel meglio.