Nelle piccole e medie imprese, per chiare ragioni dimensionali, le figure manageriali sono limitate e spesso coincidono con il proprietario e i suoi più stretti collaboratori. Benché in molti casi si tratti di persone con una grande esperienza alle spalle, realizzata perlopiù nella gestione ordinaria e straordinaria della propria azienda, ciò può non bastare. Nelle varie fasi della vita aziendale, e soprattutto nei periodi di crescita e trasformazione, possono essere imprescindibili delle conoscenze e competenze specifiche, che sono solo in pochi ad avere.
Per sopperire a queste lacune le PMI fanno ricorso alle consulenze, avvalendosi per un periodo limitato del contributo di professionisti esterni, formati e specializzati su specifiche tematiche. In queste settimane in Italia sono in atto le procedure burocratiche che porteranno alla definizione di una nuova figura, che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe affiancare le piccole e medie imprese nel processo di sviluppo e di transizione verso l’Industria 4.0. Si tratta del cosiddetto Innovation Manager.
La legislazione
Questo ruolo professionale è già molto affermato negli Stati Uniti e in altri Paesi avanzati, dove se ne fa ampio utilizzo. In Italia si sono fatti i primi passi solo con la Legge di Bilancio del 2018, che nell’ambito del Piano Industria 4.0 ha stanziato 75 milioni in 3 anni (2019, 2020 e 2021) per le agevolazioni volte a sostenere la diffusione anche nel nostro Paese del Manager dell’Innovazione. La roadmap è stata definita con un decreto attuativo approvato dall’allora Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio il 29 luglio 2019.
Per individuare quali aziende potranno far richiesta al MISE per ottenere il finanziamento a fondo perduto legato all’impiego degli Innovation Manager è infatti prima di tutto necessario definire chi sono questi ultimi. Per fare ciò è stato istituito presso lo stesso Ministero un elenco al quale hanno potuto registrarsi, tra le 10.00 del 27 settembre 2019 e le 17.00 del 25 ottobre 2019, manager e società di consulenza, indicando fino a un massimo di 10 manager qualificati in possesso di determinate caratteristiche.
I criteri per registrarsi come Innovation Manager
Hanno potuto iscriversi al registro sul sito del Ministero, espletando una procedura completamente online, le persone che avessero almeno 7 anni di esperienza con incarichi analoghi a quelli che saranno oggetto dell’agevolazione, oppure che fossero in possesso di un dottorato di ricerca, di un master di secondo livello (con un anno di esperienza lavorativa) o di una laurea magistrale (con tre anni di esperienza lavorativa) in uno dei seguenti ambiti di formazione: scienze matematiche e informatiche, ingegneria industriale e dell’informazione, scienze economiche e statistiche, scienze fisiche, scienze chimiche e scienze biologiche.
Hanno potuto accedere all’elenco anche le società di consulenza con sede legale o un’unità locale attiva in Italia che abbiano eseguito progetti nelle materie oggetto di agevolazione, i centri di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0, i centri di competenza ad alta specializzazione e gli incubatori certificati di start-up innovative.
L’esperienza lavorativa abilitante, così come l’oggetto della consulenza agevolabile, deve riguardare il supporto a processi di innovazione e di trasformazione tecnologica e digitale attraverso l’applicazione di strumenti come big data, cloud computing, cyber security, sistemi di visualizzazione, realtà virtuale e realtà aumentata, robotica avanzata, stampa 3D, internet delle cose e delle macchine, programmi di digital marketing, programmi di open innovation.
Inoltre, nell’ambito economico-finanziario, le imprese possono beneficiare dell’agevolazione per le spese di consulenza propedeutiche alla quotazione su mercati regolamentati e non, alla partecipazione al Programma Elite di Borsa Italiana, all’apertura del capitale di rischio a investitori specializzati nel private equity o nel venture capital, all’utilizzo di strumenti di finanza alternativa come l’equity crowdfunding, l’invoice financing o l’emissione di minibond.
Le agevolazioni
Dopo aver visto quali sono i requisiti e cosa deve fare il manager dell’innovazione affinché le piccole e medie imprese che si avvalgono della sua consulenza possano beneficiare dell’agevolazione del Ministero, vediamo in cosa consiste nello specifico quest’ultima. Innanzitutto, sono considerate ammissibili al contributo le spese sostenute per incarichi di consulenza specialistica prestati da soggetti indipendenti iscritti all’apposito elenco, che siano temporaneamente inseriti nella struttura organizzativa dell’azienda con un contratto di durata non inferiore a nove mesi.
L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto in forma di voucher e l’importo massimo concedibile è strutturato in modo differenziato a seconda della tipologia di soggetto beneficiario: il 50% dei costi sostenuti fino ad un massimo di 40 mila euro per le micro e piccole imprese; il 30% dei costi sostenuti fino ad un massimo di 25 mila euro per le medie imprese; il 50% dei costi sostenuti fino ad un massimo di 80 mila euro per le reti d’impresa.
Anche i beneficiari devono rispettare una serie di requisiti per poter accedere al contributo. Le MPMI (micro, piccole e medie imprese) devono avere sede legale o unità locale attiva sul territorio nazionale e risultare iscritte al Registro delle imprese, devono essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali, non devono risultare destinatarie di sanzioni interdittive, né essere sottoposte a procedura concorsuale o trovarsi in stato di fallimento.
Le reti d’impresa invece devono essere composte da un numero non inferiore a tre PMI (ciascuna delle quali deve essere in possesso dei requisiti suddetti) e il contratto di rete deve rappresentare una collaborazione effettiva e stabile che preveda nel programma comune lo sviluppo di processi innovativi riguardanti la trasformazione tecnologica e digitale attraverso le tecnologie abilitanti del Piano Industria 4.0. La domanda per accedere al contributo potrà essere compilata tra il 7 e il 26 novembre, mentre l’invio della stessa potrà essere effettuato a partire dalle ore 10.00 del 3 dicembre 2019.
Le previsioni
Secondo gli esperti si tratta di una misura che permetterà di aiutare non più di 2000 imprese, un numero molto contenuto rispetto all’oltre milione e mezzo di MPMI italiane. Il provvedimento rappresenta comunque un forte stimolo a seguire i nuovi trend dell’innovazione in un comparto fondamentale per la nostra economia, che è generalmente poco propenso alla digitalizzazione e all’utilizzo delle nuove tecnologie.
Questo passaggio viene incentivato appunto attraverso l’introduzione dell’Innovation Manager, una figura indubbiamente parecchio complessa, che deve avere da un lato competenze molto spinte in ambito tecnologico e digitale e dall’altro deve anche essere un profondo conoscitore dell’organizzazione aziendale e delle dinamiche umane che influenzano i processi di mutamento del business. Si tratterà probabilmente di una delle figure più trasversali che possano esistere nella struttura organizzativa delle imprese.