L’importanza delle informazioni in finanza è fondamentale. Immaginate di avere in anticipo news riguardanti una futura fusione o acquisizione, oppure di leggere prima di tutti il report trimestrale di un’azienda: che cosa fareste?Ovviamente, sul mercato avere un’informazione anche pochi secondi prima degli altri partecipanti può portare a grandi guadagni, così come averla anche solo un istante in ritardo può causare ingenti perdite.
La relazione tra prezzi e informazioni è stata a lungo studiata proprio per il ruolo cruciale che essa riveste; si è sviluppato così il concetto di “efficienza dei mercati”: un mercato è efficiente quando i prezzi riflettono tutta l’informazione disponibile. Eugene Fama (vincitore del Nobel per l’economia nel 2013), nel corso di una serie di lavori iniziati negli Anni Settanta, ha definito tre classi di efficienza, basate sul grado con cui le informazioni a disposizione degli agenti economici sono incorporate nel prezzo del bene oggetto di transazione:
- Efficienza debole, se il prezzo corrente incorpora tutte le informazioni contenute nei prezzi passati;
- Efficienza semi-forte, se il prezzo corrente incorpora tutte le informazioni rilevanti disponibili pubblicamente;
- Efficienza forte, se il prezzo corrente incorpora tutte le informazioni disponibili sia pubblicamente che privatamente.
Nel caso teorico di efficienza forte sarebbe ammessa sui mercati la pratica dell’insider trading, che in realtà è vietata in qualsiasi mercato.
Ma che cosa si intende per insider trading?
Con insider trading si intende la compravendita di titoli di una determinata società da parte di soggetti che, per la loro posizione, hanno informazioni riservate non di pubblico dominio. Proprio per il loro carattere riservato e confidenziale, queste informazioni permettono ai soggetti che le utilizzano di avere un privilegio rispetto agli altri investitori; si è in presenza cioè di un’asimmetria informativa, che ha un impatto sull’intero mercato e per questo è vietata dai regolatori. L’abuso di informazioni privilegiate può assumere varie sfaccettature; parlando di insider trading si può distinguere tra tipping e tuyautage.
Il tipping è la comunicazione di informazioni privilegiate ad altri al di fuori del normale esercizio della professione. La SEC (Securities and Exchange Commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della Borsa valori) definisce tale pratica
“La condivisione di un’informazione materiale non pubblica ad un individuo che non ha una relazione di confidenza con la compagnia”
In questo caso, il “beneficiario” deve interpretare correttamente le informazioni ricevute.
Con tuyautage si intende il
“reato compiuto dall’insider che consiglia a un terzo, in base alle informazioni privilegiate di cui dispone, di acquistare, vendere o compiere altre operazioni su strumenti finanziari avvalendosi delle informazioni medesime”
In questo caso, a differenza del tipping, vengono fornite delle raccomandazioni su operazioni da porre in essere.
Per essere definite privilegiate le informazioni non devono essere di dominio pubblico, devono essere specifiche e di contenuto riguardante strumenti finanziari, e infine capaci, nel caso in cui vengano rese pubbliche, di influenzare in maniera significativa il prezzo degli strumenti finanziari ai quali si riferiscono.
Vigilanza sull’insider trading
In Italia a occuparsi dell’insider trading e più in generale del controllo dei mercati è la Consob. La disciplina riguardante l’abuso di informazioni privilegiate è contenuta nell’articolo 180 del TUF (Testo Unico della Finanza) e seguenti. In essi, oltre a definire quando si è in presenza di abuso (art. 184), vengono indicate le rispettive sanzioni amministrative e anche penali in caso di reato. Esse colpiscono principalmente le persone che forniscono le informazioni privilegiate (gli insider primari) con una reclusione da 1 a 6 anni e una multa fino a 3 milioni di euro, ma aumentabile fino al triplo o fino a 10 volte l’ammontare del profitto generato nei casi in cui, per la gravità del reato, essa non appare sufficiente nemmeno se applicata nel massimo.
Il più grande e recente caso di insider trading ha prodotto guadagni illeciti per un ammontare complessivo superiore ai 276 milioni di dollari. Il caso è scoppiato nel 2012 quando la SEC ha formalmente aperto un’indagine contro Mathew Martoma, un ex gestore del portafoglio di investimento di una società controllata da uno dei maggiori hedge fund di Wall Street. Per il ruolo ricoperto, Martoma avrebbe avuto informazioni riservate su un nuovo farmaco contro l’Alzheimer e le avrebbe sfruttate compiendo operazioni di trading sui titoli di due società legate a tale preparato. Riconosciuto colpevole dopo un lungo processo, nel 2014 è stato condannato a nove anni di reclusione e alla restituzione dei bonus guadagnati dal 2008.