All’interno di un mondo sempre più digitalizzato anche il settore assicurativo, uno dei business percepiti come più burocratizzati e tradizionali, si sta orientando verso la nuova dimensione dell’Insurtech. Il termine Insurtech è un neologismo che identifica tutto ciò che è innovazione tecnlologica legata all’ambito assicurativo: software, applicazioni, prodotti o servizi supportati da strumenti digitali.
L’epoca digitale: le fasi
Se all’alba di internet la digitalizzazione delle imprese (in Italia particolarmente lenta) veniva interpretata come la semplice apertura di un sito web aziendale o come ingresso nel mondo dei social o nell’e-commerce, negli anni successivi la tecnologia digitale ha progressivamente travolto l’industria assicurativa. In poco tempo sono stati stravolti i precedenti modelli di business, con nuovi processi, nuova gestione dei dati, nuovi modi di relazionarsi con i clienti.
L’obiettivo più comune dell’innovazione nel settore assicurativo è quello di creare polizze su misura per i clienti, con una migliore identificazione della classe di rischio e quindi di un premio più equilibrato. Così è possibile ottenere un più alto livello di soddisfazione da parte del pubblico, abbattendo al contempo i costi operativi.
Quali sono gli investimenti nel settore?
Non esistono soltanto investimenti interni per sviluppare nuove soluzioni innovative, ma esistono anche investimenti esterni e partnership con nuove startup che forniscono prospettive e soluzioni interessanti per tutto il settore assicurativo Il successo del fenomeno insurtech, come riporta il Sole 24Ore:
<<Lo dimostra un report di Accenture (su dati CB Insights) secondo il quale, nel 2017, gli investimenti nell’insurtech sono cresciuti raggiungendo 2,3 miliardi di dollari a livello globale (+39% rispetto al 2016). Si tratta di un boom che non riguarda solo gli Stati Uniti, ma anche il Vecchio Continente. Se infatti a dominare il mercato sono ancora gli Usa con 1,24 miliardi di finanziamenti, pari al 46% delle operazioni totali del 2017, a crescere nell’ultimo anno è stato soprattutto il mercato europeo (con Paesi come UK e Germania in testa). Qui, registra Accenture, gli investimenti hanno raggiunto in poco tempo il valore di 679 milioni (+385%), passando da un volume pari ad appena il 12% a quasi un terzo (32%) di tutte le operazioni solo un anno dopo>> (fonte: Il Sole 24Ore).
La nascita della sharing economy
Il funzionamento tradizionale del business assicurativo si basa su un versamento periodico di una tassa da parte dell’assicurato alla compagnia, la quale funge da aggregatore e raccoglie la colletta degli assicurati. A sua volta, essa scommette sul fatto che solo una minoranza degli assicurati subirà l’evento da cui si sono protetti, ricavando così un utile sulla differenza tra premi raccolti e sinistri pagati.
Prima dell’avvento di internet, le compagnie assicuratrici erano le uniche a poter fungere da aggregatore, ridistribuendo i premi incassati a chi, per un evento accidentale dannoso, aveva bisogno di denaro. Nell’era digitale, invece, esistono aggregatori online per ogni esigenza. Ciò ha contribuito a rafforzare, anche in ambito assicurativo, il concetto di Sharing economy attraverso le cosiddette assicurazioni peer to peer, da pari a pari. Questi modelli di condivisione del rischio stanno riscuotendo un notevole successo fra i clienti.
Il successo è dato dalla semplicità del meccanismo attraverso il quale un gruppo di conoscenti si può aggregare per costituire un pool assicurativo con una colletta dei premi raccolti in un salvadanaio. Minori sinistri avvengono alle persone che fanno parte del gruppo, maggiore sarà il vantaggio per tutti gli assicurati, che avranno il rimborso di una parte del premio. Per la compagnia, invece, il vantaggio risiede nell’esborsare meno soldi per il pagamento degli indennizzi. A questo punto l’utente sceglie se entrare a far parte di un gruppo (chiamato cerchia) già esistente, oppure dare vita ad uno nuovo. Come per un gruppo d’acquisto, i membri della stessa “cerchia” contribuiscono al medesimo salvadanaio, condividendo il rischio che accada un sinistro. A fine anno, la parte di premio destinata al salvadanaio verrà ridistribuita ai membri della cerchia ed il rimborso sarà riaccreditato direttamente sui loro conti in banca (cash-back).