L’aumento delle aliquote Iva a partire da gennaio 2020 è un tema pressante che fa discutere poiché proprio tale imposta andrà a pesare sugli acquisti di tutti i cittadini italiani. Tale strumento correttivo si inserisce nella strategia di risanamento dei conti pubblici i quali risultano, secondo le opinioni degli investitori istituzionali e dell’Unione europea, in eccessivo deficit. L’Italia dovrà quindi reperire 23 mld di euro entro la fine del 2020, al fine di scongiurare un balzo nel rapporto tra debito pubblico e PIL al 3,4%. Questo, infatti, non è ammissibile secondo il patto di stabilità e crescita dell’Unione Europea.
Storia delle clausole di salvaguardia
Nell’estate del 2011 l’Italia ha affrontato la crisi europea dei debiti sovrani. L’allora capo del governo Silvio Berlusconi, per garantire il pareggio di bilancio, ha varato una manovra correttiva da 24 mld di euro. Oltre a tale misura, che fu percepita dai mercati come insufficiente, fu introdotta la prima “clausola di salvaguardia”. Questa rappresenta un’ulteriore garanzia per gli accordi di pareggio di bilancio presi con l’Europa, prevedendo una riduzione obbligatoria delle agevolazioni fiscali se non si raggiungono determinati obbiettivi.
La caduta del governo Berlusconi
I due decreti-legge (il 98/11 e il 138/11), con cui la clausola di salvaguardia acquisí forza di legge, prevedevano, qualora il governo non attuasse un ridimensionamento del sistema socio-assistenziale, un taglio delle agevolazioni fiscali. Le misure prese dalla maggioranza PdL non furono sufficienti e l’esecutivo si dimise nell’autunno del 2011.
Il governo Monti
La clausola di salvaguardia fu quindi affrontata dai successivi governi Monti e Letta. Il primo, con il decreto “Salva Italia”, riuscì a disinnescare gli effetti della clausola per il 2012 (4 mld) ed a ridurre di 6,3 mld il gettito successivo, rimandando il restante al luglio del 2013.
Il governo Letta
Il governo Letta, se pur con un rinvio all’ottobre dello stesso anno, si arrese ad un aumento dell’aliquota IVA ordinaria dal 21% al 22%. Letta lasciò poi al governo Renzi l’amministrazione del Paese, ma non prima di aver creato una seconda clausola di salvaguardia. Questa prevede che, qualora la spending review non raggiunga gli obiettivi previsti , scatta un ulteriore taglio delle detrazioni e delle agevolazioni.
Il governo Renzi
Il governo Renzi ha in parte sterilizzato (ovvero ha neutralizzato gli effetti) della clausola ereditata da Letta. Al contempo l’ex sindaco di Firenze ha varato tre provvedimenti: il bonus di 80 euro, la Buona Scuola e la decontribuzione prevista dal Jobs Act. Tali misure furono finanziate attraverso un’altra nuova clausola di salvaguardia, la quale finora è stata anche la più dispendiosa (12,8 miliardi per il 2016, a 19,2 per il 2017 e a 22 miliardi per il 2018).
Il governo Gentiloni
Il governo Gentiloni, che successe a Renzi, poté usufruire degli aumenti di deficit concessi dall’Unione Europea per contenere i gettiti delle tre clausole.
L’attuale chiave di lettura
<<Il Parlamento italiano ha formalmente approvato le proiezioni di bilancio del Programma di Stabilità e desidero ribadire che il bilancio 2020 sarà conforme al PSC (patto di stabilità e crescita). In linea con la legislazione in vigore, il Programma di Stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020. I partiti politici hanno espresso riserve circa il previsto aumento dell’IVA, ma abbiamo comunque un ventaglio di misure alternative onde garantire il suddetto miglioramento strutturale>>
Queste sono le parole con cui il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, lo scorso 31 maggio, in una lettera indirizzata a Bruxelles, ha messo nero su bianco gli intenti del governo Giallo-Verde. Alla luce di tali affermazioni, sembra chiaro che il governo di Salvini e Di Maio rimanga, in teoria, contrario ad un aumento delle aliquote sui beni di consumo.
L’Iva è un’imposta che si applica sul prezzo di tutti i beni, siano essi di consumo o strumentali, economici o di lusso. E’ il consumatore finale a subire in massima parte il costo dell’imposta e per questo ogni aumento dell’Iva comporta un aumento delle spese sugli acquisti. In altre parole, aumentare l’Iva riduce il potere d’acquisto dei cittadini. L’aumento del costo dei beni può disincentivare il consumo e, inoltre, siccome l’imposta non è calcolata in base ai redditi, essa pesa soprattutto sui ceti meno abbienti. Dai dati dell’ISTAT si osserva come l’aumento dell’Iva avrebbe un effetto depressivo sui consumi circa dello 0,2%.
Possibili risvolti
In teoria, Salvini e Di Maio si oppongono ad un aumento dell’IVA. In pratica la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia 2020 sembra essere in contrasto con le riforme volute dallo stesso governo giallo-verde. Infatti, la diminuzione della pressione fiscale (ovvero la Flat Tax voluta dalla Lega), l’introduzione di Quota 100 (la riforma delle pensioni con 62 anni di età e 38 di contributi) ed il reddito di cittadinanza rappresentano degli interventi strutturali che richiedono immensi sforzi economici.
Le manovre del governo 5Stelle-Lega, assorbendo la maggior parte degli investimenti dell’Italia per il 2019, difficilmente potranno coesistere con la sterilizzazione della clausola di salvaguardia, che scatterebbe a gennaio 2020. Così, mentre i due partiti politici discutono su soluzioni alternative ad un aumento dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto, l’attuale ministro dell’economia Tria propone una diversa visione:
<<Ritengo che in Italia si debba riequilibrare il peso relativo delle imposte dirette e di quelle indirette spostando gettito dalle prime alle seconde. Si tratta di una scelta di policy sostenuta da molto tempo anche dalle raccomandazioni europee e dell’Ocse perché favorevole alla crescita e non si capisce perché non si possa approfittare dell’introduzione di un sistema di flat tax per attuare un’operazione vantaggiosa nel suo complesso>>
Quindi a livello macroeconomico uno spostamento di pressione dalle imposte dirette sui redditi verso quelle indirette degli acquisti porterebbe ad una crescita economica secondo Tria.
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