Shumpeter scrisse di lui: «Elaborò la logica economica dei suoi progetti con una lucidità e una profondità che lo pongono fra i più eminenti teorici monetari di tutti i tempi», mentre John Kenneth Galbraith lo dipinse come «il più innovativo mascalzone in campo finanziario di tutti i tempi». Da qualsiasi punto la si analizzi, la figura di John Law non può che destare curiosità insieme ad un pizzico di ammirazione. Una personalità complessa e controversa che cambiò completamente il sistema economico di un’intera nazione e probabilmente mise le basi per quella che sarebbe divenuta la finanza moderna.
John Law nacque ad Edimburgo nel 1671, figlio di un orefice che faceva anche il cambiavalute e come tale aveva accumulato un discreto patrimonio nel corso degli anni. John visse a stretto contatto con le attività bancarie di cui si occupava il padre, assimilando fin da bambino le nozioni principali della finanza. Nel 1688 accompagnò a Parigi per un’operazione di calcoli il padre, che morì sotto i ferri: il giovane Law rientrò in Scozia trovandosi improvvisamente erede di una grande fortuna. La madre lo iscrisse in collegio, dove John passava le giornate a giocare a dadi e a carte, manifestando però, nonostante la pigrizia verso lo studio, una notevole predisposizione per la matematica.
A ventun’anni si trasferì a Londra. Il gioco d’azzardo divenne il suo passatempo preferito e pian piano iniziò a riempire le sue giornate. Law era un ragazzo di una bellezza singolare, vestiva alla moda e diventò presto famoso per i suoi modi estremamente gentili e affascinanti. La vita a Londra era un connubio di dissolutezza e prodigalità; frequentava le donne più belle della città ed era ospite dei salotti più illustri, la sua personalità affascinante lo avvantaggiava nelle relazioni e così iniziò a farsi amici potenti tra le vie della capitale. Proprio a Londra però il suo destino si capovolse: dopo essersi indebitato fino al collo ed essere stato salvato dall’intervento della madre, John uccise in un duello (sorto a causa di una donna) il ricco rampollo di una potente famiglia londinese. Venne processato e condannato a morte, ma grazie alla complicità di alcuni autorevoli amici riuscì ad evadere dal carcere di Newgate in una rocambolesca fuga che lo portò a vagabondare da Amsterdam a Venezia.
Intanto aveva preso a studiare con sempre maggiore attenzione la teoria della probabilità, che lo aiutava notevolmente nel vincere al gioco. Stabilitosi a Parigi, è proprio grazie al gioco d’azzardo che divenne ricco, accumulando tanto denaro da destare anche qualche sospetto. Durante il suo soggiorno parigino incontrò quella che sarebbe diventata la sua compagna per tutta la vita, Katherine. Insieme girarono l’Europa iniziando dai Paesi Bassi, dove John poté studiare da vicino la Banca di Amsterdam ed iniziò a sviluppare la sua teoria monetaria, secondo la quale la scarsità di monete d’oro e d’argento e la loro volatilità elevata, dovuta all’alternarsi dei periodi di abbondanza e carenza dei metalli, costituirebbero dei fattori frenanti per la crescita economica e lo sviluppo di un paese.
Successivamente visitò Venezia studiando il sistema bancario italiano. Iniziò così ad elaborare un progetto per creare una moneta svincolata dall’oro. L’intuizione non tardò ad arrivare: Law voleva fondare una Banca che acquisisse proprietà fondiarie ed emettesse moneta cartacea garantita dai terreni stessi. La sua proposta, contenuta in uno scritto chiamato “Saggio su una Banca della terra”, iniziò a fare il giro delle corti europee destando in principio ilarità e scherno.
Il suo momento giunse il 1° settembre 1715: dopo settantadue anni di regno morì Luigi XIV e la reggenza del Regno passò al nipote, Filippo d’Orleans, giovane scapestrato e amico intimo di Law. I due si erano conosciuti in una bisca-bordello a Parigi: passioni comuni, vizi comuni. La Francia era dissanguata dalle guerre portate avanti dal Re Sole e con 2 milioni di livres di debito si trovava sull’orlo della bancarotta. Law tornò in Francia e, con la benedizione della Corona accordatagli dall’amico Reggente, iniziò a mettere in atto il suo progetto, il cui primo passo prevedeva la costituzione di una Banca finanziata da privati e da lui stesso. Nacque così la Banque Générale, con un capitale di 6 milioni di livres suddiviso in 1.200 azioni da 5.000 livres ciascuna. Tuttavia la fiducia riposta nell’istituzione fu scarsa: solamente un quarto delle azioni venne sottoscritto e la maggior parte di esse fu pagata attraverso i billets d’état, obbligazioni statali che erano servite al Re Sole per finanziare la guerra e che ormai avevano un valore di mercato molto basso.
Per tutta risposta Law si ingegnò e mise a punto quella che potrebbe essere definita oggi come una brillante campagna pubblicitaria al fine di aumentare la fiducia nella Banca e renderla popolare anche tra la gente comune: chiese a Filippo d’Orleans di far inviare, in pieno giorno e sotto gli occhi di tutti, tre carri carichi d’oro e argento per effettuare presso la Banca un deposito da un milione di livres. La Banca fu autorizzata ad emettere moneta cartacea in cambio di monete e s’impegnò sotto l’egida del Reggente a rimborsare i biglietti, a richiesta, in oro al valore nominale del 2 maggio 1716. Fu una trovata senza precedenti: finalmente la moneta aveva un valore certo. Anche i Paesi che a causa della scarsa fiducia riposta nella moneta di Stato non effettuavano più scambi con la Francia ripresero a fare affari con essa, proprio grazie ai biglietti bancari garantiti. Le banconote iniziarono a girare ed essere sempre più apprezzate. Grazie alla Banque Générale l’economia del Paese si stava rimettendo in moto, la fiducia aumentava e la Banca, a partire da un deposito di 6 milioni di livres, poté stampare 60 milioni di banconote.
Ma il progetto di Law non si limitava alla banca…
La storia di John Law continua nel secondo articolo: https://startingfinance.com/john-law-2/
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