Tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600 i Paesi Bassi stavano attraversando un periodo florido sia dal punto di vista economico sia per quanto riguardava la loro espansione oltremare. L’espansione coloniale dell’Olanda aprì il mercato olandese ai prodotti esteri provenienti dagli altri paesi e dall’Oriente. Tra i mercati emergenti progredì il commercio dei bulbi di tulipano. I tulipani, giunti dalla Turchia, vennero rapidamente coltivati dai contadini olandesi. Le varietà meno diffuse di questo fiore vennero velocemente considerate come merce di lusso e furono sempre più desiderate presso la borghesia e i ricchi mercanti (si parlò di “mania dei tulipani”). Vennero addirittura scambiati, a prezzi altissimi, alla borsa valori di Amsterdam e nelle aste delle varie città olandesi tra cui Haarlem, dove il bulbo più famoso, il Semper Augustus, fu pagato al prezzo record di 6000 fiorini (equivalenti a 300.000 euro al giorno d’ oggi).
Nel 1636 i tulipani erano scambiati nei “collegi”, i quali erano ospitati in taverne di numerose città olandesi. Agli acquirenti era richiesto di pagare una commissione del 2,5% chiamata “soldo del vino”, arrivando fino a un massimo di tre fiorini per scambio. Erano, dunque, scambi “over-the-counter“, al di fuori delle normali borse valori. Questo incoraggiò tutti i membri della società al commercio di tulipani: molte persone vendevano immobili o altri possedimenti per poter speculare sul mercato di questi fiori. Alcuni speculatori fecero grandissimi profitti. Col tempo si arrivò a considerare il bulbo del tulipano come un solido investimento. Vennero addirittura creati “future” su di esso: i fioristi arrivarono a prenotare in anticipo i bulbi e applicarono ai contadini contratti ex-ante con prezzi fissati da onorare alla scadenza. In altre parole, si trattavano i “diritti sul bulbo”, cioè i futures di tulipani, pagando immediatamente solo un acconto del prezzo finale e corrispondendo il saldo alla consegna del bulbo fiorito. I prezzi ben presto ebbero un andamento del tutto irreale. Si giunse addirittura a vendere immobili per poter acquistare i diritti sui bulbi più grandi e pregiati. Gli acquisti con consegna futura del bulbo erano utilizzati solo allo scopo di partecipare al “gioco al rialzo” dei prezzi così da potere speculare, attraverso la vendita, sull’incremento indotto dei prezzi. In tal modo, la bolla dei tulipani continuò a crescere.
La bolla scoppiò durante la famosa asta di Alkmaar del 5 febbraio 1637, in cui centinaia di lotti di bulbi vennero venduti per un ammontare monetario di 90.000 fiorini (l’equivalente di circa 5 milioni di euro), ossia ciascun bulbo fu venduto ad un prezzo medio pari al reddito di oltre un anno e mezzo di un muratore dell’epoca.
Nei giorni successivi, la febbre dei tulipani si trasformò improvvisamente in panico: fu sufficiente che ad Haarlem un’asta di bulbi andasse deserta per provocare il “panic selling“, ovvero la vendita incontrollata, che fece precipitare i prezzi di mercato in tutto il paese. Nonostante gli sforzi degli addetti ai lavori, la domanda divenne largamente insufficiente per sostenere le forti richieste di vendite. Il mercato dei tulipani arrivò al default completo e le negoziazioni vennero interrotte. In una tale situazione i fioristi, che avevano acquistato attraverso i contratti futures i bulbi, si ritrovarono vincolati contrattualmente a pagarli una cifra notevolmente più elevata rispetto ai prezzi reali del momento. Quelli che ne trassero più vantaggio furono i contadini i quali, possedendo i contratti futures, avevano il diritto di percepire prezzi elevatissimi per dei bulbi che ormai non valevano quasi più nulla.
La lobby dei fioristi, gravemente danneggiata, indusse la giustizia delle Provincie unite olandesi a decretare la conversione dei contratti a termine in contratti di opzione. Così il 24 febbraio 1637 il Parlamento olandese stabilì che tutti i contratti a termine (cioè il tipo future) dovevano essere interpretati come i contratti di opzione. Se prima l’acquirente di un contratto a termine era legalmente obbligato ad acquistare i bulbi di tulipano, dopo questo decreto, se il prezzo di mercato fosse sceso, piuttosto che pagare il prezzo intero contrattato, l’acquirente di un contratto di opzione avrebbe potuto scegliere di pagare una penale e rinunciare ai bulbi.