Le origini
Spesso i modelli classici, nonostante la loro perfetta logicità, vengono accusati di non essere in grado di descrivere adeguatamente il comportamento degli investitori, peccando di capacità previsionali proprio in momenti in cui invece sarebbero più utili, come momenti di fervore di mercato, bolle ecc. La fondatezza di queste critiche risiede nella scarsa presenza di fattori psicologici nei modelli di tipo classico (come la Modern Portfolio Theory), che invece rivestono un ruolo preminente e preponderante in situazioni particolari di mercato come quelle sopra citate. In risposta alla esigenza di trovare un modello alternativo che potesse tenere in considerazione i fattori trascurati dalla impostazione classica, intorno agli anni ’70 del secolo scorso si è sviluppata una branca della economia, chiamata Behavioural Economics (Economia Comportamentale), all’interno della quale ha avuto origine la finanza comportamentale, che vede negli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amos Tversky due dei maggiori esponenti.
Finanza comportamentale contro finanza neoclassica
La finanza neoclassica della Modern Portfolio Theory si fonda su assunzioni ideali e astratte (come la razionalità dell’investitore) e si configura come una sorta di teoria assiomatica (dall’alto verso il basso), ossia un modello ideale di comportamento a cui tendere. La finanza comportamentale può invece definirsi come una teoria sperimentale (dal basso verso l’alto), in quanto prende le mosse dall’osservazione della realtà e dagli esperimenti, affermandosi così come un modello di comportamento concreto. Pertanto l’oggetto di studio di questa branca della finanza non sono i cosiddetti “pensieri lenti”, ossia basati sul ragionamento, ma i “pensieri veloci”, ossia intuizioni, euristiche e dunque decisioni che sono inevitabilmente affette da errori cognitivi e/o emozionali (biases) che violano il normale processo di formazione dei giudizi.
Euristiche
L’euristica è un metodo di valutazione delle informazioni basato su ragionamenti intuitivi che comporta un accorciamento dei processi razionali che inducono l’individuo a compiere una scelta. I principali processi euristici negativi per l’investitore che sono esplorati nella finanza comportamentale sono:
- Rappresentatività: valutare per stereotipi.
- Ipersicurezza: stima eccessiva delle proprie capacità.
- Disponibilità: valutare per facilità di memoria.
- Anchoring: valutare agganciandosi ad un dato iniziale.
Queste euristiche portano dunque l’investitore ad effettuare erronei giudizi di valutazione della probabilità circa il verificarsi di determinati eventi. Riportiamo di seguito un esempio:
“Ad un gruppo di intervistati viene sottoposta la descrizione di Linda: 31 anni, single, è molto intelligente ed aperta. È laureata in filosofia, all’università era fortemente coinvolta in manifestazioni anti-nucleari e si impegnava in azioni contro la discriminazione e l’ingiustizia sociale. Agli intervistati viene chiesto di esprimersi sulle seguenti affermazioni:
1) Linda è un’impiegata di banca.
2) Linda è un’impiegata di banca attiva nei movimenti femministi.”
La maggior parte degli intervistati (90%) si è pronunciata a favore della seconda affermazione, nonostante questa sia in violazione della legge delle probabilità, in quanto la probabilità di eventi congiunti (ossia Linda lavora in banca ed è impegnata in movimenti femministi) è inferiore alle probabilità di ciascun evento preso singolarmente (ossia Linda lavora in banca, oppure Linda è impegnata in movimenti femministi).
Prospect Theory
Tra gli sviluppi più rilevanti della finanza comportamentale è impossibile non annoverare la Teoria del Prospetto (Prospect Theory) che si propone di costruire un modello adattabile ad un certo numeri di violazioni della razionalità classica. Senza entrare in tecnicismi, possono essere così enucleati i principali risvolti di questa teoria:
- Gli eventi estremamente improbabili vengono considerati come se fossero impossibili (es. crash dei mercati).
- Gli eventi estremamente probabili vengono considerati come se fossero certi (es. Uno Stato paga sempre i suoi debiti…vedi Argentina).
- Eventi poco probabili vengono considerati come se avessero una probabilità superiore di realizzarsi.
- Eventi molto probabili vengono considerati come se avessero una probabilità inferiore di realizzarsi.
Una delle conseguenze più rilevanti di questa teoria è il principio secondo cui la perdita di un determinato importo viene percepita come un nocumento maggiore del beneficio ottenuto da un guadagno di pari importo. Da queste basi, la Prospect Theory prende le mosse per analizzare alcuni dei principali comportamenti adottati dall’investitore tra cui: disposal effect (effetto disposizione), Myopic loss adversion.
Disposal effect
Considerando che una perdita di 10 euro provoca un nocumento maggiore del beneficio percepito dal guadagno di 10 euro per l’investitore, quest’ultimo è portato a vendere ansiosamente i titoli in profitto, e a trattenere in portafoglio i titoli in perdita, sbagliando così il timing delle posizioni, chiudendo prematuramente posizioni in guadagno e rimandando con ritardo la monetizzazione delle perdite.
Myopic Loss Adversion
Pesando le perdite in misura maggiore rispetto i guadagni, indipendentemente dall’orizzonte temporale di investimento, l’investitore sarà portato a dare un peso maggiore ai risultati di breve periodo, ciò si traduce in un maggior impiego di capitali nel comparto obbligazionario rispetto quello azionario nella costruzione di portafogli di investimento.
Conclusioni
Come accade spesso, anche questa volta in realtà la soluzione sembra trovarsi nel mezzo, ossia nessuno dei due modelli, preso singolarmente, è adeguato per descrivere la complessità di una realtà come quella degli investitori e dei loro comportamenti, molti sono i fattori che entrano in gioco, dalla razionalità di base che comunque muove le scelte almeno in origine, agli impulsi psicologici che invece le deviano nei momenti più difficili.