Ora che il panico Brexit è terminato inizia una fase difficile: quella delle trattative per l’uscita di Londra dall’UE.
La Premier Theresa May ha affermato che vuole affrettare le trattative, che si dovrebbero concludere nell’ottobre del 2018. Per chiedere l’attivazione dell’art. 50 del Trattato di Lisbona, che attiva le procedure di uscita dall’Unione Europea, il governo della May dovrà attendere la sentenza della Corte Suprema di Londra, la quale deciderà se esso potrà attuarlo senza passare per Westminster.
L’ipotesi migliore per la Gran Bretagna è lo status “norvegese” grazie al quale potrebbe mantenere l’accesso al Mercato Unico Europeo, perdendo però il diritto di voto in materia di decisioni comunitarie generali; il voto sarebbe mantenuto solamente in materia economica, ad esempio nelle discussioni sul sostegno obbligato al finanziamento, in parte, del bilancio Comunitario Europeo.
Lo status EFTA (European Free Trade Association), di cui fanno parte Norvegia, Liechtenstein, Islanda e Svizzera, prevede che gli Stati debbano rispettare le norme economiche stabilite dalle autorità di Bruxelles e versare un contributo, nel caso della Norvegia di 3 miliardi di Euro, inferiore rispetto ai 7 miliardi che attualmente versa il Regno Unito.
Questo accordo darebbe a Londra la possibilità di ottenere ed attuare politiche per la regolamentazione dei flussi immigratori senza freni e senza controlli da parte dell’Unione Europea.
Il passaggio all’EFTA non cambierebbe di molto gli accordi commerciali tra Londra e Bruxelles visto che i paesi membri partecipano comunque al SEE (Spazio Economico Europeo), di cui attualmente il Regno Unito fa parte. Nell’attesa che inizino i negoziati Londra si muove fuori Europa per dialogare e rassicurare i paesi extra-UE sulla Brexit. Negli USA la May vede alta la possibilità di ratificare accordi commerciali dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca mantenendo forti i rapporti con il maggior alleato del paese. La sentenza della Corte arriverà verso metà gennaio del 2017 e, se sarà positiva, autorizzerà il governo ad avviare la procedura di uscita senza attuare l’iter legislativo del Parlamento; le trattative, secondo Downing Street, si dovrebbero concludere nell’ottobre del 2018.