Il progetto della Via della Seta di Pechino ha spinto Mosca ad accelerare sulla Grande Eurasia. Nei piani del Presidente Putin, la Grande Eurasia consiste nel conseguire una politica d’influenza della Russia sull’estero vicino (Asia Centrale ed Oriente) mantenendo al contempo una “convivenza” con la Cina, a cui spetterebbe la competenza in ambito economico e finanziario.
Gli interessi del Cremlino
Putin, dal 2014 in poi, ha compiuto un’inversione degli interessi di Mosca, spostandosi verso Oriente e rimettendo così in primo piano i sogni di una Russia d’Oriente. Il piano è ambizioso, ma prima Mosca deve risolvere lo spettro della crisi economica che ha colpito l’economia russa dal 2015 a causa del crollo dei prezzi di petrolio e gas. Per conseguire l’obiettivo della Grande Eurasia il Cremlino ha iniziato a muovere le sue pedine nelle zone più vicine alla Russia per legami storici e culturali: l’Asia Centrale e le ex repubbliche sovietiche. La partita è incominciata nell’ottobre del 2015, quando venne ufficializzata la nascita dell’Unione Economica Eurasiatica (EEU), di cui sono membri Russia, Kazakistan, Armenia, Kirgyzistan e la Bielorussia, oltre ad Uzbekistan e Tagikistan che per il momento hanno lo status di osservatori. Con l’EEU il Cremlino ha intenzione di sviluppare uno spazio economico che sia a cavallo tra Europa ed Asia, in cui Mosca tenga le redini dell’organizzazione.
Putin vuole utilizzare l’EEU per raggiungere due obiettivi:
- aumentare l’influenza russa nell’Asia Centrale per mettere pressione ai confini orientali dell’Europa con accordi economici e partnership commerciali;
- avere un peso nei negoziati, per raggiungere accordi vantaggiosi per la Russia, attraverso la fusione in diversi livelli di cooperazione tra i paesi dell’EEU, quelli della SCO (Shanghai Cooperation Organization, organizzazione sino-russa che dovrebbe coinvolgere in breve tempo anche Iran, India, Pakistan e Afghanistan) e dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico).
Putin non ha solo intenzione di rafforzare l’alleanza con Pechino, ma anche di stringere accordi e future alleanze con altre potenze asiatiche come l’Iran, il Giappone di Shinzo Abe e l’India di Narendra Modi, nazioni in cui la Russia sta consolidando una partnership in diversi settori, da quello energetico alla cooperazione militare.
L’alleanza con la Cina di Xi Jinping
Putin ha rinnovato l’alleanza con Pechino riguardo al progetto della Belt and Road Iniziative, la nuova via della seta: Mosca si è posta come partner privilegiato per avere in consegna la via terrestre che collegherà la Cina con il mercato europeo grazie al collegamento della ferrovia Transiberiana, che dovrebbe arrivare fino in Germania. Per il Presidente russo l’Oriente è rappresentato soprattutto dalla Cina. L’interscambio russo-cinese, nel 2016, ha raggiunto la cifra di 69,5 miliardi di dollari (+2,2% rispetto al 2015), mentre nei primi due mesi del 2017 la crescita degli scambi è stata del 37,1%. Il grosso degli scambi economici è rappresentato dagli idrocarburi, in primis il gas russo. Nel maggio del 2014 Mosca e Pechino hanno firmato un contratto dal valore complessivo di 400 miliardi di dollari in cui si prevede una fornitura triennale di metano (quasi 38 miliardi di metri cubi annui) da parte di Mosca. Partendo dalle regioni siberiane, il gas dovrebbe viaggiare in un gasdotto (il Power of Siberia) lungo 2,200 chilometri per giungere nella Cina orientale. L’alleanza Mosca-Pechino non è solamente economica ma anche militare e politica. L’asse russo-cinese punta ad avere un maggiore peso negoziale e geopolitico all’interno degli organismi internazionali (Consiglio di Sicurezza dell’ONU).
Il ruolo della Russia nel Mediterraneo e in Medio Oriente
Nel progetto della Grande Eurasia è presente anche il fronte sud del Mediterraneo e del Medio Oriente. Nei due scacchieri Putin si è mosso abilmente, riuscendo a realizzare il sogno che molti zar russi non erano riusciti a raggiungere: garantire un accesso a Mosca sul Mare Nostrum. In Siria il Cremlino ha rafforzato la propria presenza militare con le tre basi di Tartus (base navale della Marina), di Latakia e quella dell’Aeronautica di Humaymim; in Libia ha deciso di appoggiare il generale della Cirenaica Khalifa Haftar .
I rapporti con la Turchia e con l’Europa
Putin ha rafforzato i suoi rapporti con la Turchia e con Erdogan. Per il governo turco, visto che l’adesione all’Unione Europea sembra allontanarsi, si profila un avvicinamento al contesto eurasiatico. Ankara sembra disponibile ad entrare nell’Unione Economica Eurasiatica o nella SCO, ma l’adesione a quest’ultima metterebbe la Turchia in conflitto con i membri dell’Alleanza Atlantica.
A causa della crisi ucraina, il rapporto della Russia con l’Europa è ai ferri corti A pagare non è solo il Cremlino ma anche tutto il continente europeo, compreso il nostro paese. Si pensi che il Made in Italy, in Russia, ha subito un forte ridimensionamento, passando dai 10 miliardi di euro del 2013 ai 6,5 del 2016. Con la vittoria di Emmanuel Macron l’Ue si è rafforzata: ora deve trattare con Mosca e mantenere unità nei confronti degli Usa di Donald Trump. Da questo equilibrio Usa-Ue-Russia dipende anche la tenuta economica del Vecchio continente.
I limiti della Russia
La nazione di Putin si trova a dover fronteggiare la debole struttura del suo apparato economico, messo a dura prova a causa della forte crisi che sta subendo il settore degli idrocarburi. Anche se la Russia ha raggiunto con i paesi dell’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio) un accordo che riguarda il taglio della produzione di greggio, il quale garantirebbe a Mosca una chiusura del Pil in attivo per il 2017, e nonostante i profitti che derivano dalle esportazioni di materiale bellico (15 miliardi di dollari all’anno), ciò non basta a garantire al Cremlino di avere l’aggressività necessaria per creare la Grande Eurasia.