Il Lunedì nero del 1987, il crollo dell’Unione Sovietica, l’attentato alle Torri Gemelle del 2001, il fallimento della Lehman Brothers nel 2008 ed il disastro di Fukushima del 2011. Tutti questi eventi hanno la caratteristica di essere rari, difficili da prevedere e di avere un grande impatto sull’economia e sui mercati finanziari. Il filosofo ed economista Nassim Nicholas Taleb li ha inclusi come esempi del suo ormai poplare concetto di cigno nero. La loro particolarità risiede nel fatto che risulta impossibile valutare la probabilità con cui possano verificarsi facendo ricorso ai metodi scientifici utilizzati normalmente per stimare i rischi. Tuttavia è importante sottolineare come tali eventi non riguardano soltanto i mercati finanziari, come erroneamente credono alcuni, ma possono estendersi alla vita quotidiana anche con grande rilevanza.
Infatti, come affermato da Nassim Taleb nel prologo del suo celebre saggio “Il Cigno Nero” [The Black Swan: the impact of the highly improbable, 2nd ed., Penguin],
«A small number of Black Swans explains almost everything in our world, from the success of ideas and religions, to the dynamics of historical events, to elements of our own personal lives» («un piccolo numero di Cigni Neri spiega quasi tutto nel mondo, dal successo delle idee religiose agli elementi della nostra vita quotidiana»).
L’espressione cigno nero deriva da una credenza sbagliata del passato: si riteneva infatti che i cigni dovessero essere esclusivamente bianchi dal momento che tutte le prove e le osservazioni riportavano la sola esistenza di cigni di color bianco; per tale motivo un colore diverso era ritenuto impossibile. Già il poeta Giovenale scriveva «rara avis in terris nigrosque simillima cygno» («uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero»). Questa convinzione si rivelò errata quando, durante una spedizione tenutasi nel 1697 in Australia, furono osservati per la prima volta dagli esploratori europei dei cigni di color nero. Tale espressione è quindi diventata una metafora per indicare un evento che era ritenuto impossibile fino a quando non si è effettivamente verificato.
La teoria del cigno nero è stata introdotta e sviluppata in ambito socio-economico da Nassim Taleb nel suo libro “Il Cigno Nero”, già citato, ed esprime la forte sorpresa che suscita un evento non previsto in un osservatore, il quale solo successivamente razionalizza ed elabora l’evento come se fosse stato prevedibile.
Come è facilmente intuibile tali eventi, proprio per la loro natura intrinseca e per il loro impatto, negli ultimi anni sono divenuti di vitale importanza per tutti coloro che hanno a che a fare con i mercati finanziari e con i rischi derivanti da essi. Tuttavia si deve sottolineare come i principali strumenti utilizzati per la misurazione dei rischi, quali il Value at Risk (VaR) e il Conditional Value at Risk (CVaR o ES), di cui abbiamo parlato in un precedente articolo a questo link, non siano in grado di anticipare l’arrivo dei cigni neri, in quanto essi fanno ricorso sempre a distribuzioni note o a serie storiche, le quali presentano il limite di essere basate su eventi passati e di non guardare ai possibili accadimenti estremi del futuro. Inoltre i rendimenti risultano caratterizzati da distribuzioni particolarmente asimmetriche e con code spesse.
Per tale motivo, sul finire degli anni Novanta, con l’obiettivo di stimare in modo più puntuale i valori estremi della distribuzione dei profitti e delle perdite si è diffusa la Extreme Value Theory (EVT), mutuata dall’ambito assicurativo. Questa teoria non è interessata alla conoscenza dell’intera distribuzione dei rendimenti in quanto focalizza l’attenzione sulla forma delle code e sulla relativa funzione di densità. La distribuzione dei valori estremi non è nota, ma considerando un campione di grosse dimensioni si può osservare come essa possa essere approssimata con una che invece lo è, la cosiddetta distribuzione di Pareto generalizzata.
Nonostante l’introduzione dell’EVT le banche e le imprese di servizi finanziari continuano ad essere vulnerabili a tali eventi, in quanto nessun modello o teoria, proprio per la natura dei cigni neri, potrà prevederli e misurarli. Infatti tutte le distribuzioni si basano su un comportamento noto degli eventi (aspra è la critica di Taleb alla distribuzione campanulare gaussiana, largamente utilizzata in finanza). Per questo motivo non si deve credere che i modelli di gestione dei rischi azzerino le probabilità di eventi avversi e ciò rimuove le ancore mentali a cui molti si aggrappano, illudendosi di poter gestire perfettamente i propri rischi. L’accettazione di questa teoria non è facile, in quanto sgretola molte credenze ed osservazioni sulla statistica, sull’econometria e sulla finanza, ma è necessaria per non trovarsi impreparati di fronte al prossimo cigno nero.
Taleb non fornisce modelli matematici che possano essere utilizzati per prevedere i futuri cigni neri, in quanto sarebbero comunque fallaci, ma indica una serie di regole che dovrebbero essere utilizzate per difendersi dagli eventi estremi. Proteggersi da essi è impossibile, ma la conoscenza di questo fenomeno ed una diversificazione del proprio portafoglio sono fondamentali.