La sabbia è il nuovo oro, ma la sua estrazione rischia di inquinare l’ambiente
La sabbia sta diventando un bene prezioso, talmente richiesto che molti paesi stanno attuando un’estrazione senza precedenti, ma che potrebbe minare l’equilibrio ambientale del pianeta. In Vietnam la domanda interna di sabbia ha ampiamente superato le abbondanti riserve del paese. Pham van Bac, direttore del Dipartimento dei materiali da costruzione (organismo sotto la direzione del Ministero dei trasporti vietnamita), ha affermato che, se la situazione non dovesse mutare, è molto probabile che il paese, entro il 2020, non potrà più utilizzare la sabbia come materiale da costruzione.
Secondo il German Centre for Integrative Biodiversity Research, fino ad oggi sia gli esperti del settore che gli scienziati hanno sottovalutato l’impatto dell’estrazione coatta di sabbia ed è giunto il momento di creare convenzioni internazionali per regolare l’estrazione della sabbia.
La sabbia, elemento base per cemento, vetro e molto altro
Ma per cosa si usa la sabbia? Il materiale viene utilizzato come elemento di base per la produzione di cemento, per la costruzione di strade, per la produzione di vetro e di componenti di elettronica. La sabbia risulta il materiale più estratto al mondo ed ha superato addirittura tutti i combustibili fossili.
Non esistono dati precisi sull’estrazione della sabbia: un dato certo è che, ad esempio, nel 2012 ne sono stati estratti dai 26 ai 29 miliardi di tonnellate. Tuttavia i numeri ufficiali sono molto inferiori a quelli reali. In molte zone del globo, infatti, l’estrazione avviene senza un’adeguata documentazione. Le aeree interessate sono quelle asiatiche, dell’Europa e del Nord-America.
Il valore economico è stellare: nel 2016, nei soli Stati Uniti, il valore della produzione e dello sfruttamento della sabbia per le costruzioni è stato valutato attorno agli 8,9 miliardi di dollari, con un aumento del 24% negli ultimi 5 anni.
La nascita del commercio illegale e i problemi dello sfruttamento indiscriminato
L’enorme aumento di domanda, secondo uno studio dello European Journal of Criminology, ha avviato un commercio illegale che ha portato alla nascita di gruppi criminali dall’India fino all’Italia. L’enorme richiesta di sabbia sta creando problemi a Singapore, utilizzatore di sabbia in quantità astronomiche, e in paesi del sud-est asiatico come Indonesia, Malaysia e Cambogia. Lo sfruttamento in quantità massicce sta creando enormi problemi ambientali: altera gli ecosistemi dei fiumi e minaccia diverse specie animali come coccodrilli e delfini.
Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Water Integrity Network, i danni causati dallo tsunami del 2004 sono stati potenziati dall’estrazione indiscriminata di sabbia avvenuta sulle coste dei paesi colpiti.
La scommessa italiana sulla sabbia per energia pulita
In Italia un’azienda vuole sfruttare la sabbia per produrre energia pulita: è la sfida del gruppo Magaldi. La Magaldi punta ad utilizzare l’energia solare impiegando la sabbia come accumulatore. Semplificando molto, l’energia termica solare viene convogliata in un sistema di specchi e poi rilasciata gradualmente in un contenitore cilindrico di acciaio dove si trova la sabbia, che viene mantenuta fluida da temperature superiori a 600 gradi. Grazie a questo procedimento l’energia, accumulata sotto forma di calore, può essere conservata proprio come in una batteria per quasi sei ore. La società salernitana ha sperimentato e brevettato il principio Stem (Solare TErmodinamico Magaldi) con l’obiettivo finale di crescere in tutta Italia e in quei paesi ad alta concentrazione di esposizione solare.