A dicembre 2016 Elon Musk, il miliardario di origini sudafricane, ha lanciato un’idea per affrontare il problema del traffico di Los Angeles: costruire un grande reticolato di tunnel nel sottosuolo dedicato alle automobili e all’alta velocità. Musk ha proposto l’idea tramite un tweet il 17 dicembre 2016, mentre era imbottigliato nel traffico della città californiana. Nonostante inizialmente fosse sembrata una provocazione, Musk, co-fondatore di Paypal e CEO di SpaceX, Solar City e Tesla Motors, è seriamente intenzionato a portare avanti anche questo progetto.
Secondo le recenti statistiche pubblicate da tomtom.com, Los Angeles è dodicesima nelle classifica delle città più trafficate al mondo e seconda per quanto riguarda il Nord America, dietro solo a Città del Messico, la quale detiene il primato mondiale. Il problema quindi è tangibile, e come Musk ha dimostrato più volte (per Hyperloop e SpaceX), quando c’è un problema serio e una stimolante sfida da affrontare egli non si tira di certo indietro.
Nel giro di poche settimane ha comprato il dominio BoringCompany.com (“The Boring Company” sarebbe il nome scelto per la società) ed ha nominato Steve Davis – ingegnere senior di SpaceX – responsabile del progetto. Lo scopo è quello di creare una società indipendente, specializzata nello studio della fattibilità di questa soluzione tanto innovativa quanto bizzarra.
Sempre con un tweet, il 25 gennaio Musk ha annunciato di voler iniziare i lavori e rispondendo alla domanda di un suo follower ha spiegato di voler partire dal terreno adiacente alla sua società ad Hawthorne, nella periferia di LA, a pochi minuti dall’aeroporto, anche perché senza alcuna autorizzazione dello Stato della California non avrebbe potuto agire sul suolo pubblico.
Le autorità hanno confermato che nell’ultimo anno vi sono stati contatti per la creazione di un tunnel che collegasse la sede di SpaceX ad un grande parcheggio, così da far evitare ai dipendenti della società di attraversare Crenshaw Boulevard, strada molto trafficata in cui il giorno stesso del primo tweet (17 dicembre) sono stati investiti tre lavoratori della società aerospaziale. Il tunnel in questione sarà largo 9 metri, lungo 15 e profondo circa 4,5 metri.
In cosa consiste il progetto?
Il fondatore di SpaceX sta cercando di trasformare un’idea nata per il benessere della sua società in un piano concreto che potrebbe cambiare per sempre la viabilità delle grandi metropoli, e come egli stesso spiega a Bloomberg, il tunnel e gli studi su come scavare potrebbero essere propedeutici per Hyperloop, un sistema ferroviario ad alta velocità in grado di collegare LA (sede di SpaceX) a San Francisco (sede di Tesla Motors) in circa 35-40 minuti (ne abbiamo parlato qui).
Esponendo la sua idea ai vari media ha paragonato il suo progetto ad un grattacielo: nello sfruttamento del terreno un modo per ottimizzare gli spazi è costruire verso l’alto, questo è un concetto che risale al Medioevo, ma è proprio da qui che nasce l’idea di Musk, “ribaltare il grattacielo” espandendosi verso il basso, costruendo cioè un reticolato di strade basato su decine di piani, 30 livelli per la precisione.
Oltre alla burocrazia Musk dovrà affrontare problemi non di poco conto: a fianco alle inevitabili questioni ambientali, un tema rilevante è quello della sicurezza. La California è uno stato ed elevato rischio sismico; in questi casi i danni maggiori si ripercuotono in superficie, ma si ignora ancora come possa reagire un’infrastruttura interrata con innumerevoli strati, perché non esiste nessuna cosa simile a quella pensata dal miliardario americano.
C’è inoltre il problema dei costi. Trump ha dichiarato che vorrà investire 1 trilione di dollari nelle infrastrutture e questo progetto potrebbe rientrare nelle grazie del neo Presidente soprattutto per la creazione di posti di lavoro – è noto che Elon Musk abbia già incontrato più volte Steve Bannon, Chief Strategist della Casa Bianca – ma il rischio che i problemi burocratici e ambientali allunghino le tempistiche e facciano lievitare i costi è alto. I media non hanno esitato a tirar fuori casi recenti di progetti assimilabili a quello del tunnel di Musk, scomodando il Boston Big Dig, costato 12 miliardi di dollari in più rispetto alle previsioni, e la stessa metropolitana di LA: i costi per ampliarla di soli 4 km ammontano a 2,4 miliardi di dollari. Secondo Bent Flyvbjerg, professore alla Said Business School di Oxford, i progetti di tali dimensioni hanno in media il 32% dei costi e il 22% dei tempi in più rispetto a quelli previsti inizialmente.
Lo scoglio dei costi è legato infine alle tecnologie utilizzate per gli scavi. La Tunnel Boring Machine o TBM è una grande macchina utilizzata per perforare il terreno (terra, sabbia e roccia) ed è già stata utilizzata in molte altre occasioni per strade sotterranee o per linee ferroviarie. È costituita da una testa formata da innumerevoli dischi taglienti che hanno il compito di perforare, da nastri trasportatori per portare i detriti in superficie, da sistemi di areazione, enormi pistoni idraulici e sistemi per l’abbattimento delle polveri.
Questo macchinario può perforare 75 millimetri al minuto, meno di 10 metri alla settimana, e questo secondo i piani di Musk è inaccettabile. Uno degli obiettivi del piccolo tunnel adiacente la sede di SpaceX è proprio quello di studiare e testare nuovi sistemi di perforazione per ottimizzare costi e tempi.
Di fronte alla maestosità di tale infrastruttura è bene cercare di rimanere coni piedi saldi a terra e capire se davvero possa in qualche modo risolvere il problema del congestionamento delle strade. Studi hanno dimostrato come la costruzione di nuove strade o l’ampliamento di strade già esistenti riduce la congestione nel breve ma non nel lungo periodo. Le persone infatti vedendo il poco traffico sono incentivate a comprare e utilizzare la macchina, riportando il problema del traffico al punto iniziale. Tale fenomeno, conosciuto con il nome di “domanda indotta”, è ovviamente già noto ai dipartimenti che si occupano dei trasporti e delle costruzioni di infrastrutture pubbliche, e sarà uno dei fattori che dovranno essere valutati prima di dare qualsiasi tipo di autorizzazione.
Oggettivamente i punti fermi del progetto sono pochi. Un sistema di tunnel articolato su 30 piani è una vera e propria rivoluzione, e come spesso accade in queste occasioni le resistenze saranno moltissime, ma se Musk avrà dalla sua il Presidente Trump sarà molto difficile fermare quello che l’ideatore definisce “un progetto ben più allettante delle macchine volanti proposte dalla Silicon Valley”.