Per parlare di tassazione è bene specificare la differenza tra l’imposta – “quota della ricchezza o del reddito che lo Stato o gli enti pubblici prelevano coattivamente per procurarsi i mezzi necessari alla produzione dei servizi di comune utilità” – e la tassa – “tributo pagato allo Stato o ad un ente pubblico dai privati cittadini per usufruire di particolari servizi”. Il tema trattato sono le imposte e non le tasse, ossia ciò che si paga indipendentemente dai servizi.
Imposte in Europa: come sono e quanto incidono
La Commissione Europea ha di recente pubblicato l’edizione 2018 del report “Taxation Trends in the European Union”, per fotografare lo stato della tassazione in tutta l’Unione. Le imposte, dirette e indirette, valgono il 38.9% del PIL europeo, un valore molto alto se confrontato con quello delle altre economie sviluppate (25% negli USA e 30% in Giappone).
La pressione fiscale – il rapporto tra quanto un Paese ottiene dalle imposte ed il PIL – può variare da Paese a Paese. Si tocca il 46.4% in Danimarca, il 45.6% in Francia, il 44.4% in Belgio, mentre è molto più bassa in Irlanda, Romania e Bulgaria (23.3%, 25.9% e 29%). La principale fonte da cui proviene il gettito fiscale è il lavoro (49.8%), poi ci sono le tasse sui consumi (28.5%) ed infine quelle sul capitale (21.7%).
Le imposte sul lavoro
La tassazione sul lavoro, che di norma è rappresentata dal cuneo fiscale, ovvero la differenza tra l’importo lordo e quello netto della retribuzione, raggiunge un livello record in Italia (42.6%) ed è molto alta anche in Belgio ed Ungheria (42.4% e 41.6%), mentre è decisamente inferiore alla media europea in Bulgaria, Malta e Cipro (23.5%, 23.8% e 25.6%).
Le imposte sui consumi
Le imposte sui consumi, che in sostanza sono date dall’IVA, sono di media al 21.5% nell’Unione Europea. Ungheria, Croazia, Danimarca e Svezia hanno l’IVA più alta dell’Unione (rispettivamente il 27% per i magiari ed il 25% per gli altri), mentre Lussemburgo e Malta la più bassa (17 e 18%).
Le imposte sui capitali
Le imposte sui capitali, calcolate sul reddito familiare, su quello societario e sulla partecipazione azionaria, rappresentano l’8.4% del PIL europeo, con tassi molto diversi. Il picco è in Francia (52.8% del reddito), percentuali molto alte si registrano anche in Belgio, Italia e Finlandia, tutte sopra al 30%. Invece, i tassi più bassi sono quelli del 6.8% in Lussemburgo e sotto il 15% in Lituania, Estonia, Irlanda e Bulgaria.
Altre forme di tassazione
Altre forme di tassazione sono le imposte ambientali e quelle sulla proprietà immobiliare. Le prime costituiscono il 6.3% del gettito fiscale, con tassi superiori in Danimarca e Grecia (4% e 3.8%) e quelli inferiori, anche in questo caso, in Lussemburgo e Irlanda, a cui si aggiungono la Spagna e la Slovacchia (1.8%). La proprietà immobiliare dà luogo a entrate fiscali di poco superiori (6.8% del totale), tuttavia il tasso è in tutto il Continente molto basso. Il più alto è in Francia al 3.3%.
Il sistema fiscale, nonostante sia non sempre omogeneo tra i diversi Stati membri, è comunque al centro dell’attenzione per gli organismi comunitari, Commissione in primis. Nello studio del 2017 “Tax Policies in the European Union”, la Commissione associa alla tassazione gli obiettivi di giustizia sociale ed equità. Inoltre si punta a creare un terreno fertile per innovazione, crescita degli investimenti ed imprenditorialità.
Francia-Germania-Italia: il regime fiscale nelle tre maggiori economie (post Brexit)
Come illustrato dal rapporto dell’OCSE “Entrate da Tassazione”, la pressione fiscale in Europa è molto alta. La Francia è 2° al Mondo, l’Italia è 6°, mentre la Germania è 12°.
In Francia pesa molto sull’economia nazionale non solo l’ammontare delle entrate fiscali, di 1016.4 miliardi di euro l’anno, ma anche il gettito fiscale del lavoro sul PIL (23,7%). Anche in Germania ed Italia il lavoro è l’elemento economico più tassato – rispettivamente al 22% ed al 20.9% – tuttavia la distribuzione delle entrate fiscali varia da un Paese all’altro. In Francia viene destinata per la maggior parte ad istituti di previdenza sociale (53% delle entrate fiscali), molto più che in Italia e Germania (30 e 39%), dove è maggiore l’erogazione nei confronti del governo centrale. Sostanzialmente in linea in tutti e tre i Paesi il peso delle imposte sui consumi, sui capitali (più bassa in Germania) e le imposte ambientali.
Gli sviluppi, soprattutto in Francia ed in Italia, vanno verso una riduzione delle imposte. In Francia è stata introdotta una riduzione per le classi più povere e la rimozione dell’imposta sulla casa per l’80% dei contribuenti. In Italia, oltre alla ormai famosa imposta di cui ha beneficiato anche Cristiano Ronaldo, gli ultimi avvenimenti legislativi hanno portato ad una riduzione dell’IRES dal 27.5 al 24% e ad una decontribuzione del 50% per l’assunzione a tempo indeterminato degli under 30.