UE e Singapore cominciarono le trattative per un accordo di libero scambio a marzo 2010. L’obbiettivo era trovare un nuovo modo per stabilire e regolamentare i rapporti commerciali tra i due Paesi. Servivano nuove norme sullo scambio di merci e servizi, sugli investimenti e sulla cooperazione internazionale. Nel 2012 venne conclusa la parte su merci e servizi, nel 2014 quella sugli investimenti e ,infine, a maggio 2015 venne reso pubblico il testo completo dell’accordo.
La nuova Commissione Europea, che si è insediata a novembre 2014, ha poi adito la Corte di Giustizia Europea, per capire se l’accordo potesse essere concluso dalla sola Commissione, quindi a livello sovranazionale, oppure se vi dovesse essere un beneplacito anche dei singoli Stati membri. A maggio 2017 la Corte ha emesso la sentenza in favore della seconda opzione. Le ultime tappe sono state l’approvazione da parte del Consiglio Europeo, formato dai capi di Governo o di Stato dei 28 Stati membri, avvenuta il 19 Ottobre 2018, e del Parlamento Europeo, che il 13 Febbraio ha votato con 425 favorevoli, 186 contrari e 41 astenuti. Per entrare a tutti gli effetti in vigore, l’accordo ora dovrà essere ratificato anche dai parlamenti nazionali.
L’accordo UE – Singapore, spiegato
“Questo è un alto accordo win-win per l’Unione Europea, un accordo che creerà nuove opportunità per i produttori, i lavoratori, gli agricoltori e i consumatori europei, allo stesso tempo promuovendo la cooperazione e il multilateralismo”
ha detto Jean-Claude Juncker, il Presidente della Commissione Europea.
L’accordo fra Europa e Singapore prevede la riduzione e, in alcuni casi, la rimozione dei dazi sui prodotti europei e su oltre l’80% dei prodotti asiatici, col piano di arrivare quasi al 100% nell’arco di 5 anni. Per quanto riguarda gli ostacoli non tariffari, l’UE e Singapore si impegnano a seguire gli standard internazionali sui prodotti farmaceutici, medici, elettronici, sulle energie rinnovabili. Un altro importante settore analizzato dall’accordo è quello agricolo. Sono infatti 190 i prodotti europei d’indicazione geografica che verranno protetti, tra i quali sia bevande (Franciacorta, Chianti, Barolo, Lambrusco), che cibi (Gorgonzola, Prosciutto di Parma, Pecorino Sardo).
Per i servizi, UE e Singapore riconosceranno in automatico le qualifiche professionali prese in uno dei due Paesi. Inoltre, si impegneranno a proteggere i diritti di proprietà intellettuale (brevetti, marchi, diritti d’autore) e ad aprire e liberalizzare anche i settori finanziari, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Dal canto suo, Singapore promette di mettere in atto le normative internazionali sul lavoro e sul clima. Le imprese europee avranno diritto di accedere agli appalti pubblici dell’altro Paese. Viene poi istituito un arbitrato per dirimere le controversie sugli scambi ed un sistema giurisdizionale per le controversie specifiche sugli investimenti.
Il rapporto UE – Singapore in numeri
Nonostante siano oltre 9mila i chilometri che separano Europa e Singapore, i rapporti commerciali tra i due sono molto stretti. L’Unione Europea è il terzo partner commerciale di Singapore (1° per i servizi) ed il primo investitore estero nel Paese del Sud-est asiatico. Singapore è, a sua volta, il terzo più grande investitore asiatico in Europa ed il 14° partner commerciale dell’UE (4° per i servizi). È molto intenso e di grandi volumi sia lo scambio di beni (60.4 miliardi di dollari nel 2017) che di servizi (44.4 miliardi di euro nel 2016). Sono oltre 10mila le aziende europee con una propria consociata a Singapore, scelto come hub per coprire tutto il Sud-est asiatico. Gli investimenti diretti tra UE e Singapore hanno raggiunto ogni anno un nuovo record, con 344 miliardi di euro complessivi nel 2017.
Le previsioni della Commissione e agli altri accordi simili
La Commissione già nel 2013 aveva prodotto uno studio sulle possibili conseguenze di un accordo con Singapore. Con la sua entrata in vigore, aumenterebbe sia l’afflusso di beni e servizi europei a Singapore che viceversa (+3,6% e +10,4%), con una crescita, nell’arco di dieci anni, di 550 milioni di euro per il PIL dell’Unione e di 2,7 miliardi per Singapore.
Quello con Singapore è però solo l’ultimo accordo commerciale messo in atto dall’UE negli ultimi anni. Nel 2011 è stato il turno della Corea del Sud, poi tra 2013 e 2017 quello con Perù, Colombia, Ecuador e Canada. Sono tutti accordi di libero scambio di “nuova generazione”. Infatti, oltre a ridurre o abbattere i dazi doganali o gli ostacoli non tariffari, essi prevedono normative sugli investimenti, sulla proprietà intellettuale, sullo sviluppo sostenibile e su un sistema di risoluzione delle controversie.
Per leggere il testo completo dell’accordo, clicca qui
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