In Italia laurearsi ancora conviene, ma non tanto quanto negli altri paesi membri dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). In media nella Penisola chi detiene un titolo di studio avanzato guadagna il 39% in più rispetto a chi non lo possiede, contro una media OCSE del 57%. La situazione per i laureati di età compresa fra i 25 ed i 34 anni è un po’ meno grave. Questi guadagnano il 19% in più rispetto ai loro coetanei che non hanno frequentato o finito l’università, contro una media OCSE del 25%.
Peggio dell’Italia sullo stipendio medio dei laureati, fra gli Stati membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ci sono solo Belgio, Lettonia ed Estonia. A peggiorare la situazione per i dottori ed i professori italiani c’è l’elevata pressione fiscale cui sono sottoposti i professionisti della Penisola.
Quanto costa laurearsi
Le tasse universitarie in Italia sono fra le più alte d’Europa e negli ultimi anni sono in forte aumento. Secondo le analisi svolte dall’OCSE, dal 2008 al 2018 il conto che le università italiane chiedono ogni anno agli studenti è aumentato circa del 60%. Più care delle università della Penisola in Europa, nel 2019, ci sono solo Olanda e Regno Unito, che però offrono più servizi secondari ai ragazzi. Infatti in Italia le tasse universitarie molto alte non corrispondono spesso ad un servizio di livello per gli studenti. Inoltre, lo Stivale è uno dei paesi europei che rilascia meno borse di studio e che offre meno agevolazioni agli studenti.
Per calcolare quanto costa davvero laurearsi è necessario sommare i soldi spesi per pagare l’università e quelli che guadagna in media un ragazzo non laureato negli anni necessari a finire gli studi. Secondo i dati OCSE in Italia finire il percorso in un ateneo costerebbe quindi circa 24.750 euro.
I vantaggi dei laureati
Sebbene meno che in altri paesi dell’OCSE, i laureati italiani sono comunque avvantaggiati in modo netto nel mercato del lavoro. Oltre ad avere uno stipendio medio più alto, chi ha concluso i suoi studi universitari ha più probabilità di trovare un’occupazione prima dei trent’anni. Infatti in Italia i giovani senza laurea disoccupati sono il 68% contro il 64% dei laureati.
Il vero smacco dei laureati rispetto agli altri sta nelle possibilità di fare carriera. La maggior parte dei lavoratori che non ha un titolo di studio superiore arriva alla pensione senza aver mai aumentato, se non di poco, i propri guadagni. Un laureato a 50 anni, invece, può arrivare ad incassare anche molto più del doppio del suo primo stipendio.
Gli altri paesi dell’OCSE
In alcuni altri paesi membri dell’OCSE, come negli Stati Uniti, le spese per l’università sono significativamente più alte che in Italia. Tuttavia queste corrispondono anche ad uno stipendio medio molto più alto per i laureati. Il sistema degli USA ha il difetto, non da poco, di essere poco accessibile ai meno ricchi per via dei costi elevati. Tuttavia sono rilasciate molte borse di studio per gli studenti meritevoli. Soprattutto, chi si laurea negli Stati Uniti ha quasi la certezza di arrivare ad avere un reddito molto elevato.
No alla sola laurea triennale
Secondo l’University Report 2018 di JobPricing la laurea triennale da sola è, in quanto a stipendio medio, peggiore del diploma. Infatti, in media quelli che hanno frequentato un istituto professionale o hanno concluso il liceo in un anno guadagnano rispettivamente 28.840 euro e 30.093 euro. Un laureato triennale, invece, nello stesso tempo di solito guadagna solo 24.456 euro, media superiore solo a quella di chi ha lasciato la scuola a 18 anni senza ottenere nessun titolo di studio.
Riguadagnare i soldi spesi per gli studi universitari
In Italia la situazione per chi sceglie la strada della laurea è peggiore della maggior parte dei paesi occidentali. Infatti, nella Penisola, ad uno stipendio per i laureati più basso della media OCSE corrisponde un costo degli studi particolarmente elevato. In tutti i paesi occidentali sta aumentando sempre di più il fenomeno delle famiglie che si indebitano per permettere ai figli di studiare.
Durante gli studi non pesano solo le spese ma anche il fatto che, di solito, gli studenti univesitari non lavorano. Considerando quindi i guadagni mancati nel periodo dell’università e quelli spesi dalle famiglie, secondo l’University Payback Index, per riavere indietro i soldi investiti nella formazione sono necessari di solito dai 13 ai 20 anni.