Le offerte si susseguono, centinaia di acquirenti, un banditore scruta ogni angolo, ogni sedia della sala con rapidità, la tensione è massima, un colpo di martello: “Aggiudicato per 20.000 euro”.
Questo è ciò che succede durante un’asta ma, in sostanza, cos’è e come funziona? Il termine deriva da un’antica usanza romana che consisteva nel vendere i beni dei debitori presso un’asta conficcata nel terreno. Dunque possiamo definirla come la forma più comune di vendita pubblica il cui diritto d’acquisto spetta al concorrente con l’offerta più vantaggiosa. Le case d’asta, che avevano grande successo nell’antichità, hanno acquistato l’odierna notorietà dopo il XVIII secolo con la nascita delle tuttora esistenti Sotheby’s e Christie’s. Nel corso degli anni la vendita, così come la quantità e la differenziazione dei prodotti, è notevolmente aumentata e con l’avvento del web ha raggiunto compratori da ogni parte del globo rendendo i prezzi dei prodotti più dinamici, certo, ma spesso esorbitanti e soprattutto poco curanti della qualità e del significato dell’opera. Per ogni sviluppo in positivo ne consegue dunque uno negativo e a questo punto viene da chiedersi: cosa ne pensano gli artisti? Duchamp, ideatore del ready-made e dell’arte concettuale, parlando del mercato, scrive: “La situazione del mercato qui è talmente deplorevole […] Pittori e pittrici salgono e scendono come azioni di Wall Street”, mentre altri, come Piero Manzoni, si prendono gioco del mercato con le scatolette di “Merda d’artista” vendute, nel 1961, a pari prezzo di 30 gr di oro, 21mila lire a scatola. Degno di nota è il prezzo d’acquisto dell’ultima scatoletta dell’artista, che sottolinea la dinamicità prima citata, venduta nel 2012 a ben 129mila euro. Ma di questo mercato c’è anche chi ne ha cavalcato l’onda, come Andy Warhol, artista tra i più influenti del XX secolo, particolarmente nella pop art, che scriveva: “ Fare soldi è un’arte, fare buoni affari è la migliore forma d’arte”.
Case d’asta e finanza
Il mercato dinamico è notoriamente instabile, come possono dunque le case d’asta, a tutti gli effetti aziende nel mercato, ridurre al minimo la volatilità delle opere d’arte o, peggio, il rischio di perdita del profitto? Il problema si pose con la crisi del 2008 quando molte opere, garantite dalle case d’asta (la Sotheby’s garantì opere per 131 milioni di dollari nel 2005 e 910 nel 2007), rimasero invendute. Allora le case decisero di affidare le garanzie a terzi, la cosiddetta “Third-Party Guarantee” o “Irrevocable bid” che consiste nell’assicurare ad un compratore-collezionista anonimo, fidato e dotato di grande liquidità, un’opera al prezzo minimo e, nel caso sia venduta ad un prezzo maggiore di quello prestabilito, garantire una percentuale sul lotto venduto, assicurandosi profitti minimi di vendita sicuri.
Ma perché i dealer garantiscono queste opere? Innanzitutto sono attratti dalla possibilità di aggiudicarsi una determinata opera ad un prezzo minimo, in più cercano di incrementare lo sviluppo del valore di un’artista di cui sono interessati. Traduciamo tutto questo in cifre: di alcuni garanti è stato reso noto il nome, come per il collezionista taiwanese Pierre T.M Chen, che garantì un Modigliani successivamente comprato da un collezionista asiatico per quasi 70 mila dollari da Sotheby’s. Da Charlie’s le cose sono un po’ diverse e sicuramente più vantaggiose: i dealer ricevono la percentuale anche se acquistano le opere, cosa che non avviene nella casa rivale. Singolare è la storia di due opere (un Picasso da $ 106m e un Giacometti da $ 53m) coperte da un garante da cui la casa guadagnò 10 mila dollari. Ma per quanto abbiano migliorato il rendimento generale, le garanzie, le anonimie, i trucchi rendono fittizi i prezzi pubblici e ancor più oscuro il mercato dell’arte.
Come avviene un’asta
Innanzitutto le case d’asta predispongono qualche tempo prima un catalogo dell’evento, che può essere acquistato in loco o ricevuto a casa sottoscrivendo un abbonamento, che espone il valore massimo e minimo di ogni opera e, qualche giorno prima, una esposizione, utile per osservare e valutare le opere con un esperto. L’accesso alle aste è libero e non è richiesta prenotazione e per chi voglia rimanere anonimo è possibile partecipare attraverso una telefonata. Al momento dell’acquisto il cliente firma un foglio con i propri dati in cui comprova in caso di acquisto l’avvenuta transazione ed ha tempo una settimana per il pagamento ed il ritiro della merce. Al prezzo finale d’acquisto viene estratto circa il 15-20% dei diritti d’asta, ovvero la percentuale del profitto sulla vendita, applicata a venditori e acquirenti, che viene imposta dalle case d’asta (la percentuale della casa Finarte, leader nel settore del mercato dell’arte italiana, è del 18% al venditore e del 15% sull’acquirente). In conclusione il metodo dell’asta pubblica, una delle principali forme di vendita pubblica, che sia online o fisica, insieme alle fiere, sta raggiungendo un giro d’affari incredibile; la consacrazione degli artisti ormai non è più firmata da grandi critici o musei ma dalle grandi case d’asta. In futuro il mercato è destinato a crescere esponenzialmente e le dinamiche che lo regolano lo elevano, di fatto, a mercato finanziario.