Con il termine “Brexit” si indica il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea, iniziato a seguito del risultato referendario del giugno 2016. Il percorso di abbandono dell’UE è iniziato in via formale, ovvero con l’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, nel marzo del 2017. Dopo due anni e mezzo di trattative tra il governo britannico e Bruxelles è stato raggiunto un accordo, che non ha però ricevuto parere favorevole all’interno della House of Commons. Questo ha messo a rischio il concretizzarsi della Brexit entro la scadenza prestabilita del 29 marzo 2019. Lo scenario che si prospetta è quello di una proroga alla data di marzo, di un secondo referendum oppure, possibilità auspicata da pochi, una c.d. “hard Brexit”, ossia una uscita dall’Unione senza alcun accordo tra le parti.
Dati preliminari sulla Premier League
Sono diversi anni che il campionato della Premier League si attesta come il più ricco tra i principali nel panorama europeo. Come attestato dal rapporto Deloitte del 2018, sui top 20 club al mondo, prendendo in considerazione la stagione 2016-2017, si osserva, per il solo calcio inglese, un giro di affari di 5,3 miliardi di euro. Inoltre, 10 delle squadre della Premier League sono tra le prime 20 al mondo in termini di fatturato. In prima posizione, da ormai due anni consecutivi, c’è il Manchester United, con un valore complessivo di 676,3 milioni di euro. Questo viene per un 48% (325,2 milioni) dal settore commerciale e garantito dalla popolarità globale del loro marchio, un 33% (225,9 milioni) dai diritti televisivi ed un 19% (125,2 milioni) dai tickets dei match days. D’altra parte, la vittoria dell’Europa League ha permesso, oltre che l’accesso alla più prestigiosa competizione europea della Champions League, anche un introito di ben 44,5 milioni di euro superiore di quattro volte il premio vinto dall’Atletico Madrid per la medesima competizione nella stagione 2011/12.
Regole dei trasferimenti
Ad oggi, essendo il Regno Unito ancora parte dell’Unione europea, le regole riguardanti i trasferimenti dei giocatori fanno parte di quel nucleo di libertà previste dal Trattato di Maastricht del 1993, che prevede la libertà di movimento dei lavoratori all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. Per questo motivo, diversi giocatori provenienti da Spagna, Francia, Germania e Italia hanno potuto calcare i campi di calcio inglesi senza alcuna limitazione, prevista invece per i giocatori extracomunitari o esterni allo Spazio Economico Europeo (SEE). Per quest’ultimi infatti sono previsti dei limiti stringenti:
Rango FIFA della nazionale di appartenenza | Percentuale di partite giocate |
Tra la 1 e la 10° posizione | 30% |
Tra la 11 e la 20° posizione | 45% |
Tra la 21 e la 30° posizione | 60% |
Tra la 31 e la 50° posizione | 75% |
Questi criteri possono essere derogati in presenza di determinati dati oggettivi (ad es. il valore di commissione di trasferimento, il salario o la storia recente del giocatore), permettendo quindi alla società di richiedere un permesso straordinario per il tesseramento. In ogni caso il numero di giocatori stranieri disponibili in rosa oggi è fissato ad un numero di 17.
Effetti di un’eventuale Brexit
Un primo effetto, di cui già si sta parlando nell’ambiente della Federazione calcistica inglese, è quello dell’abbassamento del tetto degli stranieri, che passerebbe dall’attuale 17 a 12 per squadra. Inoltre, i club della Premier League, in particolare se di fascia medio–alta, sono preoccupati riguardo la disciplina nel settore lavorativo a seguito della Brexit. Infatti se non saranno presi accordi diversi, i criteri più stringenti per i giocatori extracomunitari andranno a limitare un parco atleti, allenatori ed esponenti dell’industria calcistica che ad oggi è molto ampio.
I costi in termini di negoziazioni tra club europei e britannici sono destinati ad avere un incremento non indifferente dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE. Qualora si dovesse raggiungere la soluzione di una Brexit, si aprirebbero due diversi scenari a seconda che avvenga una soft Brexit o una hard Brexit. Nel primo caso, si potrebbe prospettare una regolamentazione volta alla continuità. Infatti, è prevista dall’articolo 24 dell’intesa tra UE e governo May la parità dei diritti dei lavoratori, senza alcuna discriminazione sulla base della nazionalità. Invece, in caso di hard Brexit il flusso di giocatori è destinato a diminuire, portando i club inglesi a perdere posizioni rispetto alle loro controparti continentali in termini di potere di mercato. Un altro problema per i club inglesi sarebbe la difficoltà di reclutare giocatori europei di età inferiore ai 18 anni per le loro accademie. Infatti, i regolamenti FIFA sulla protezione dei minori consentono il trasferimento internazionale di calciatori di età compresa tra i 16 e 18 anni solo se si spostano tra club che hanno entrambi sede nel territorio dell’UE.