La pace raggiunta tra Eritrea ed Etiopia l’8 luglio del 2018 sancisce la fine di una disputa che durava da più di vent’anni. Tuttavia, dietro la pace raggiunta tra Asmara ed Addis Abeba c’è la pragmatica diplomazia saudita. La monarchia di Riyad punta ad aumentare la sua influenza nell’Africa orientale, anche per proteggere gli interessi economici che il regno ha nella regione e sul Mar Rosso.
In ritardo, ma Riyad guadagna terreno
La strategia saudita nel Corno d’Africa e nel Mar Rosso iniziò con il disimpegno americano dalla regione, avviato durante l’era Obama. Con il fine di impedire l’espansione dell’Iran, dopo la ratifica dell’accordo sul nucleare nel 2015, Riyad avviò la sua campagna diplomatica. Gli obiettivi erano due: sradicare la presenza iraniana dal Corno d’Africa ed aumentare l’influenza saudita nella regione.
La guerra all’Iran
Nel 2016 il Sudan, che aveva già attuato una repressione anti-iraniana nel 2014, ruppe i rapporti diplomatici con Teheran ed espulse parte del corpo diplomatico iraniano dal paese. In seguito anche Somalia e Gibuti, sempre nel 2016, decisero di interrompere i loro legami diplomatici con l’Iran. Dal 2016 ad oggi, Riyad sta espandendo la sua proiezione geopolitica ed economica nella regione.
L’anno prima, nel marzo del 2015, Riyad lanciò un’importante offensiva militare in Yemen per eliminare gli Houthi, fazione filo-iraniana yemenita. Questa nel 2014 occupò la capitale Sana’a, prendendo il posto del governo filo-saudita di Hadi nel sud, nella città di Aden. Tramite investimenti e prestiti Riyad ricevette il supporto militare e diplomatico di Paesi del Corno d’Africa come Eritrea e Sudan.
Riyad ed il Grande Gioco del Corno D’Africa
Riyad, con la pace in Africa orientale, mira ad ottenere il ruolo di maggiore potenza della regione che si affaccia sulle acque del Mar Rosso. Il Mar Rosso rappresenta un punto chiave per il commercio internazionale, visto che circa il 10% del commercio marittimo globale passa per quella zona.
Sicurezza ed economia
L’influenza saudita nella regione dell’Africa Orientale è incentrata soprattutto sul contenere le ambizioni iraniane. Assumere il titolo di promotrice della pace Etiopia-Eritrea rappresenta una vittoria strategica. Inoltre, l’Arabia Saudita sarà il campo neutro per il Gibuti e l’Eritrea, vicini che si sono scontrati più di una volta su questioni di confine.
Nel 2018 Riyad decise di sospendere il transito delle sue petroliere per lo stretto di Bab al-Mandeb, zona di accesso al Mar Rosso. La decisione venne presa dopo che gli Houthi, ribelli yemeniti supportata dall’Iran, avevano attaccato una petroliera saudita. Sia Riyad sia Abu Dhabi vedono la messa in sicurezza del collo di bottiglia di Bab al-Mandeb come un punto fondamentale per loro politica estera per i motivi economici. Gli Emirati hanno infatti una base navale nel porto eritreo di Assab, utilizzata anche dalle forze saudite, da dove partono i raid in direzione dello Yemen. Inoltre i sauditi stanno compiendo acquisizioni di terreni agricoli nella regione del Corno incentrando gli investimenti nei paesi africani orientali.
Una pace win-win
Le azioni diplomatiche di Riyad per la pace Asmara-Addis Abeba hanno obiettivi precisi, incentrati nella realizzazione del progetto Vision 2030. Si tratta di un enorme piano socio-economico che mira a riformare il sistema industriale del regno saudita, lanciato dal principe ereditario Mohammed Bin Salman nel 2016. Nella Vision 2030 il principe punta a trasformare la regione del Mar rosso in un immenso hub logistico per il traffico marittimo. Tuttavia, prima è necessaria una stabilizzazione politica.
Per Riyad l’Eritrea è un tassello importante anche per la guerra che si sta svolgendo in Yemen. Sia gli Emirati Arabi Uniti sia i Sauditi stanno utilizzando la base di Assab, in Eritrea. Asmara ha concesso, sin dal 2015, l’uso delle sue installazioni militari alle forze della coalizione saudita.
I Colli di Bottiglia del Medio Oriente
Il Canale di Suez, lo Stretto di Hormuz e lo stretto di Bab al-Mandeb. Il Cairo controlla quello di Suez, l’Iran sciita gestisce quello di Hormuz e Riyad e Abu Dhabi ambiscono a gestire il terzo, che da l’accesso al Mar Rosso.
Con l’intensificarsi dello scontro regionale con l’Iran le due monarchie, degli Emirati e del regno Wahabita, ora, comprendono l’importanza della regione del Mar Rosso. Riyad e Abu Dhabi hanno sottobanco interessi diversi, nonostante la loro alleanza anti-iraniana. L’Arabia Saudita vuole rimettere in equilibrio la sua posizione nei confronti dell’Egitto ed iniziare a lanciare investimenti imponenti nell’economie africane. Il controllo dello stretto di Bab al-Mandeb potrebbe significare un “Balance of Power” geopolitico tra le potenze regionali per quanto riguarda la gestione della logistica marittima.