Il ruolo dello Stato nell’economia ha subito una devoluzione per cui la politica economica statale, negli ultimi anni, è subordinata al “Mercato”.
In Italia l’apparato statale mantiene, ancora oggi, un forte controllo su diverse aziende che operano in settori considerati strategici per il Paese, come ENI, Finmeccanica, Cassa depositi e Prestiti, Difesa Servizi; ma non è in grado di controllare le oscillazioni dei mercati finanziari. Il sistema economico Italiano, in cui convivono aziende pubbliche e private, utilizza strumenti che servono a regolare il buon funzionamento del mercato, in particolare per evitare la creazione di Monopoli non autorizzati dallo Stato. L’Autorità Antitrust ha la funzione, per lo Stato Italiano, di regolare il regime di concorrenza del mercato interno. L’economia mista, impostata dalla nostra carta costituente, fornisce allo Stato il compito di programmare il piano economico del Paese. Con l’entrata nell’Unione Europea e la successiva introduzione della moneta unica, il nostro paese ha dovuto ridurre le misure stataliste che la nostra costituzione prevedeva, è il caso per esempio del potere che aveva la Banca d’Italia (prima dell’entrata in vigore dell’Euro) di effettuare una svalutazione “selvaggia” della valuta nazionale.
Nel periodo precedente al 1990, anno delle privatizzazioni selvagge, il comparto statale dell’economia italiana si reggeva su tre colossi: l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), l’ENI(Ente Nazionale Idrocarburi) e l’ENEL (Ente Nazionale per l’Energia elettrica). La gestione amministrativa di questi tre colossi pubblici venne gestita negli anni con un regime di nepotismo e clientelare dai funzionari statali legati ai partiti di Governo; questa cattiva gestione comportò la privatizzazione di alcune aziende statali legate ai tre enti e, in seguito, anche della stessa ENEL.
Attualmente l’Italia, essendo membro dell’UE, non può attuare ingenti aiuti statali alle aziende pubbliche o private, a meno che non sia evidente uno stato di estrema necessità, valutato dai membri dell’Unione.
L’Intervento statale serviva al Paese per rafforzare il concetto di stato sociale (Welfare State) , sostenuto attraverso l’aumento della spesa pubblica, l’applicazione di misure fiscali utilizzate per diminuire la pressione fiscale ed una politica espansiva. Questo strumento può generare un enorme disavanzo pubblico che può essere risanato dalla crescita del PIL, ma nel caso in cui questo non accada, il debito pubblico può crescere e diventare insostenibile per lo Stato.
Le funzioni dello Stato, oltre a quelle istituzionali e al consolidamento del Welfare State, sono legate al mantenimento solido del funzionamento del sistema economico, e di evitare possibili default spesso influenzati da fattori esterni. Molti Keynesiani teorizzano che lo Stato deve sostenere i consumi e gli investimenti e “scoraggiare” gli investimenti illegali. Altro obiettivo dello Stato,per i sostenitori delle teorie di Keyns, è investire soprattutto in un programma di opere pubbliche e favorire il regime delle esportazioni.
L’Intervento pubblico in economia è fonte di centralizzazione della sfera statale economico-finanziaria, le cui scelte vengono applicate dai funzionari del governo, molto spesso influenzati o dai gruppi politici o dai gruppi di pressione (Lobby).
Questo causa diverse anomalie, che a loro volta provocano continui fallimenti del mercato, dal momento che gli organismi statali non hanno abbastanza informazioni per prevedere eventuali default. La causa è da identificarsi anche nella reazione dei privati che, in alcuni casi, possono non reagire positivamente all’emanazione di una legge che può danneggiarli limitandone il raggio d’azione. Attualmente, in Italia, le partecipazioni statali sono le fondamenta del sistema economico-finanziario, poiché le aziende che operano in quei settori hanno un valore strategico per il nostro paese. Nonostante gli obblighi nei confronti della comunità europea, che cerca di limitare al massimo gli aiuti statali, la nostra economia conserva un regime misto, in cui convivono piccole e medie Imprese Private e Aziende Statali di fondamentale importanza.
Per concludere il discorso, lo Stato mantiene il controllo dei comparti industriali strategici e attua una sorveglianza nei confronti di quelle aziende che tentano di creare un regime monopolistico illegale che mira a danneggiare il funzionamento dell’apparato economico. Per prevenire queste illegalità e limitare la creazione di Monopoli illeciti, lo Stato si avvale di organi creati ad hoc (CONSOB per la Borsa finanziaria e Antitrust per proteggere la concorrenza nel mercato interno).
Siete pro o contro a questo controllo da parte del nostro Stato?