Per chi ancora non lo sapesse, Elon Musk è un imprenditore quarantacinquenne con un patrimonio stimato di 16 miliardi di dollari.
Dopo aver creato Zip2, società che poi rivenderà per 307 milioni di dollari, e Paypal, Musk fonda nel 2002 Space X, compagnia di lanciatori spaziali e veicoli orbitali per il trasporto di merci e persone, di cui è attualmente CEO e CTO.
Cofondatore di Tesla Motors, impresa di autovetture interamente elettriche e di tecnologia avanzata, il miliardario non è nuovo a progetti fantasiosi e spesso piuttosto ambiziosi: da Halcyon Molecular, compagnia biotecnologica che si propone di completare il sequenziamento del DNA, ad Hyperloop, un vettore molto simile a un treno che, viaggiando a velocità stratosferiche e passando per i 30 piani di tunnel sotterranei che verrebbero costruiti sotto Los Angeles, diminuirebbe e di molto il traffico cittadino.
Infine, un’ultima trovata: Neuralink.
Costruire veicoli elettrici alla portata di tutti – si pensi che i pre-order per Tesla Model 3 sono già 325.000 – e portare l’uomo su Marte con relativo ritorno non sono però abbastanza ambiziosi per Musk. Ora vorrebbe raggiungere una fusione computer-uomo.
La compagnia, che non ha ancora una grande presenza pubblica ed è ad uno stadio piuttosto embrionale, promette di impiantare elettrodi all’interno di un cervello umano al fine di prolungarne la memoria e in generale permettere una maggiore flessibilità di contatto fra l’uomo e le macchine.
Recentemente, Musk ha affermato che “in un futuro non troppo prossimo vedremo una possibile convergenza fra intelligenza biologica ed artificiale”. Attualmente, questo tipo di tecnologia esiste soltanto nei film di fantascienza o, in alcuni casi, viene usata ad uno stadio molto più grezzo per aiutare i malati di Parkinson, epilessia o disturbi di tipo neurodegenerativo.
Questo avviene soprattutto perché operare il cervello umano in maniera così invasiva è ancora un’utopia e viene attuato da medici che non hanno alcuna altra riserva per migliorare la vita del loro paziente.
Tuttavia, i rischi insiti in queste operazioni non hanno fermato varie Start Up della Silicon
Valley, una fra tutte Braintree, venduta a Paypal nel 2013 per 800 milioni di Dollari.
Bryan Johnson, il suo fondatore, sta partecipando piuttosto attivamente, considerando un investimento di 100 milioni di dollari, in un secondo progetto, Kernel, affermando che l’obiettivo principale dell’azienda è quello di “lavorare con il cervello allo stesso modo con cui lavoriamo con altri sistemi biologici e genetici complessi. Non devono [i cervelli] farci paura”. Ha sottolineato che inserire un chip con rilascio di segnali elettrici nell’Uomo è un’attività già praticata e sperimentata per la spina dorsale, l’obesità, l’anoressia, ma mai per la lettura di segnali neurali. Johnson ha poi confermato la partecipazione diretta di Musk in Neuralink.
Ad essere onesti, i problemi e le avversità nella creazione e soprattutto nell’implementazione di questi device sono immensi. le ricerche neuroscientifiche non hanno fornito un quadro completo e preciso su come i neuroni comunichino nel cervello e il metodo per collezionare dati a riguardo è piuttosto rudimentale. Inoltre vi sono svariati problemi etico-legali per le persone che si proporranno volontarie all’installazione dei device.
“La maggior parte degli individui sani è piuttosto restia all’idea di un dottore che apre il loro cranio”, ha affermato Blake Richards, un neuroscienziato e professore all’Università di Toronto. Ciononostante, come spesso è accaduto in passato, molte delle trovate di Musk hanno poi avuto un risvolto molto più pratico che teorico.
L’eccentrico innovatore ha sottolineato come un primo prototipo funzionante sarà prodotto nei prossimi mesi al fine di dimostrare l’efficacia e la potenzialità della nuova tecnologia prima di passare – fra tre o quattro anni – ad una interfaccia parziale fra computer e cervello umano.