Prima, l’utilizzo di organi di intelligence era riservato al settore della sicurezza nazionale. Oggi, invece, anche per il mondo economico-finanziario si stanno sviluppando una sorta di servizi segreti, che lavorano nell’ombra per la raccolta di informazioni. Sull’Intelligence economica, Michael E. Porter, della Harvard Business School, affermò un principio chiave:
«Dare l’informazione giusta alla persona giusta, nel momento giusto per prendere la giusta decisione»
Gli inizi dello studio dell’intelligence economica italiana
Nel novembre del 1989 il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, chiese al governo Andreotti di istituire una commissione di studio governativa, con il compito di analizzare e presentare una riforma dell’Intelligence Italiana. Questa doveva prevedere anche un approfondimento sul settore economico. Per questo, nella commissione di studio venne chiamato a contribuire il Professore Paolo Savona.
I risultati della commissione sull’intelligence economica
Nel 1999 Savona elaborò un testo, che divenne l’atto fondativo per una futura agenzia di intelligence incentrata nel raccogliere ed analizzare le informazioni provenienti dal mondo economico-finanziario. Durante questo periodo, che terminò in quell’anno con la stesura di un memorandum da parte di Savona, si scoprì che i Francesi erano avanti su tutti gli altri nel settore dell’intelligence economica.
Il memorandum di Savona, realizzato con la collaborazione del colonnello Stefano Orlando, è intitolato “Presupposti, estensione, limiti e componenti dell’organizzazione dell’Intelligence economica”. Questo elaborato de facto costituisce le fondamenta dell’intelligence economica-finanziaria italiana.
Quanto sono importanti oggi le informazioni?
Nel terzo millennio l’arma più forte è la capacità di raccogliere le informazioni. La globalizzazione ha interconnesso come non mai le economie nazionali, creando la necessità di sviluppare nuove strategie da parte degli Stati. Se in passato la priorità era il controllo di territori ricchi di materie prime, oggi l’obbiettivo principale dei governi per essere competitivi è quello di sviluppare un comparto industriale hitech capace di competere a livello globale.
In questo nuovo contesto gli attori principali sono quattro, che interagiscono tra loro: gli Stati, le imprese, la Società civile e la cosiddetta Infosfera.
Gli Stati
Gli Stati nazionali, nonostante i vincoli, restano i principali arbitri con il compito di mantenere stabile il mercato economico interno. Per farlo hanno bisogno di più informazioni possibile, necessarie per sviluppare una strategia ed attuare un piano di azione.
Le imprese
Le imprese hanno percepito il cambiamento del sistema economico-finanziario internazionale. Per questo si sono adottate nuove strategie per reperire, nel più breve tempo possibile, informazioni sensibili con il fine di proteggere la propria competitività ed attuare strategie economiche efficaci.
La Società civile
La Società civile, con la globalizzazione, ha ampliato con discussioni, dibattiti e, in alcuni casi, manifestazioni la propria voce sul tema dell’attività economica.
L’Infosfera
Il quarto attore è la cosiddetta Infosfera, un grosso spazio in cui interagiscono tra loro notizie, interventi e messaggi rilasciati dai media, dalla rete e dai social network. Questa è come una cassa di risonanza che mescola idee, emozioni e sentimenti, in alcuni casi impulsivi, che possono influenzare le scelte delle stesse aziende.
Cosa deve fare oggi l’intelligence economica
In questo periodo di transizione, l’intelligence economica ha il delicato compito di attuare una raccolta di analisi e di informazioni dai principali ambienti economico-finanziari. Con l’ausilio di infrastrutture informatiche e la digitalizzazione, la raccolta delle informazioni può velocizzare le analisi e diminuire i tempo di reazione. Allo stesso tempo tali dati, nelle mani degli apparati di sicurezza, sono un valido strumento per influenzare le decisioni nel sistema economico e proteggere le aziende statali che operano nei settori ritenuti strategici.
I governi devono interagire sempre di più con il privato, mutare la loro mentalità in materia di intelligence economica ed applicare upgrade nel settore della cultura imprenditoriale. Solo così gli Stati potranno garantire la protezione del loro apparato economico da speculazioni e da tentativi illegali di spionaggio industriale. Con la fine della Guerra Fredda il “balance of power” si è spostato da quello politico-militare a quello economico.