Siamo sicuri che i modelli macroeconomici mainstream funzionino?
Un modello macroeconomico è una rappresentazione formale, astratta e semplificata di ciò che accade all’interno di un sistema economico in un determinato contesto storico.
La costruzione di modelli è fondamentale per aiutare i policy makers ad adottare politiche più idonee possibili al raggiungimento dell’obiettivo finale di innalzamento del benessere della collettività.
La Macroeconomia è quindi una particolare branca economica che cerca di rappresentare ciò che accade nella realtà costruendo modelli di analisi di breve, medio e lungo periodo.
Tali costrutti si basano principalmente su stringenti ipotesi per poter funzionare e, nella maggior parte dei casi, sotto alcuni punti di vista tali ipotesi sono tanto assurde quanto inverosimili.
Ad esempio, nei modelli insegnati nelle Università, i soggetti che interagiscono nel sistema ( famiglie, stato ed imprese ) sono considerati razionali e massimizzanti della loro utilità: ciò implica che siano in grado di stimare la loro funzione di utilità ed effettuare calcoli matematici per ottenere la combinazione ottima che renda massimo il loro benessere personale.
Consideriamo dunque una semplicissima funzione di Utilità di un qualsiasi consumatore:
[latex] \begin{equation*}
U(x_{1},x_{2})=x_{1}^a+x_{2}^b
\end{equation*} [/latex]
Realmente tutti noi abbiamo familiarità con una funzione simile? Realmente i nostri genitori riescono ad effettuare una massimizzazione?
É molto probabile che la maggior parte delle persone non abbia neanche mai visto una funzione del genere, e soprattutto non ne conosca il significato economico”.
Secondo le ipotesi di perfetta razionalità dovremmo tutti essere “Econs”, ovvero soggetti con conoscenze di base sulla Microeconomia: è ovvio che una così stringente congettura non possa essere utilizzata per inferire su ciò che accade alle variabili Macroeconomiche del sistema.
A questo riguardo l’Economia Comportamentale sta trovando sempre maggiore applicazione anche in modelli Macro; cercando di rappresentare il comportamento degli agenti più similmente alla realtà integrando nelle analisi i vari bias e le varie Euristiche che ci colpiscono ogni giorno.
Modelli DSGE
I principali modelli utilizzati sin ora sono i famosi DSGE ( dynamic stochastic general equilibrium ) che poggiano appunto sull’assunzione che ogni individuo abbia come un occhio di falco sull’intera economia.
Ciò implica che le aspettative sulle variabili macro vengano formulate avendo a disposizione un insieme informativo completo e capendo a pieno il mondo che ci circonda.
In un così strutturato scenario, soltanto shock esogeni possono colpire il sistema economico distorcendone l’equilibrio. Quindi le fluttuazioni cicliche degli output sono spiegabili da fenomeni come rivoluzioni tecnologiche, guerre o nuove scoperte di giacimenti di petrolio che affliggano i prezzi sul mercato del lavoro: nessun errore è contemplato nel comportamento dell’Uomo.
Questi modelli hanno ovviamente fallito nel predire la crisi dei mutui sub-prime del 2008, che si è propagata dall’America a tutta Europa.
Modelli Macro-comportamentali
I modelli macroeconomici comportamentali abbandonano l’assunzione di perfetta razionalità e conoscenza degli agenti e si concentrano sul modo in cui essi formulano le aspettative: il mondo è talmente complesso che l’utilizzo di Euristiche cognitive aiuta le persone a farsi meglio un’idea di come esso si muova. Non massimizziamo alcuna funzione di utilità nel prendere scelte economiche; non ci soffermiamo su accurate analisi quando facciamo una previsione su come si muoverà il PIL nell’anno successivo, ma piuttosto ci ancoriamo ai dati dai quali siamo ogni giorno bombardati e ci facciamo condizionare dalla Disponibilità delle informazioni scarse che abbiamo. Ciò che cambia perciò rispetto ai modelli DSGE è che le aspettative degli agenti vengono normate nel modello considerando dei bias, quali la “capacità di dimenticare” e “l’abilità di imparare dai propri errori”. Formalmente, considerando come variabile macroeconomica il PIL indicato con Yt e la più semplice equazione di formulazione delle aspettative, possiamo formulare le aspettative sul mercato come segue:
[latex] \begin{equation}
\delta_{1}Y_{t}+\delta_{2}Y_{t-1}=\hat{E}_{t}[Y_{t+1}]
\end{equation} [/latex]
Può perciò accadere che gli individui conoscano il valore dell’output nel periodo immediatamente precedente e che stimino la non presenza di shock, prevedendo quindi il verificarsi dello stesso valore di Yt nel periodo corrente.
Al contrario è possibile che gli individui non abbiano oggi informazioni sull’output di ieri, e perciò può accadere che tentino di prevedere il futuro usando i dati storici di un passato più remoto.
Gli investitori useranno un tipo di stima piuttosto che l’altra osservando le performance passate delle previsioni, quindi imparando dai propri errori e mettendo in pratica un meccanismo di “trial and error”.
Se ad esempio stimare i valori futuri dell’output tramite la regola del valore immediatamente precedente ha riscontrato successo nel tempo, sarà essa con maggiore probabilità quella utilizzata: [latex]\delta_{1}[/latex]e[latex]\delta_{2}[/latex] sono infatti rispettivamente le probabilità di usare la prima o seconda regola di previsione. Ma non dimentichiamoci che abbiamo la memoria corta: anche le stime più accurate, se troppo lontane nel tempo, pesano meno nelle nostre decisioni. In un macro-scenario dove gli individui sbagliano, è probabile che l’economia venga colpita anche da shock endogeni dovuti ad esempio dal cambiamento di formulazione delle aspettative.
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Diamo ora un’occhiata al seguente panel:
Non concentriamoci sul modo in cui questo grafico è stato creato ( vengono utilizzati metodi di stima econometrici ), ma bensì sul suo significato.
- Quando le onde toccano il valore di 1 sull’asse delle ordinate significa che tutti gli individui stanno estrapolando le loro previsioni sull’economia in maniera positiva[latex]\Longrightarrow[/latex] c’è ottimismo;
- quando, invece, le curve blu raggiungo valori di 0 allora tutti stanno formulando ipotesi di decrescita sull’economia [latex]\Longrightarrow[/latex] c’è pessimismo.
La figura rappresenta l’andamento della variabile “spiriti animali”, considerata nel modello come la probabilità degli agenti di utilizzare previsioni positive o negative. Gli “spiriti animali” sono gli istinti psicologi descritti da Keynes nel 1936 che guidano le nostre azioni e muovono lo spirito di iniziativa dell’Uomo.
É evidente che il susseguirsi di emozioni positive o negative può influire fortemente sullo stato delle cose, e perciò formare vere e proprie ondate di ottimismo e pessimismo che colpiscano le fasi del ciclo. Quindi i modelli macro-comportamentali hanno una teoria sulle fluttuazioni economiche notevolmente differente rispetto a quella dei DSGE: è anche la presenza di shock endogeni a poter influire sul sistema.
Concludendo, possiamo dire che non tutti i modelli Behavioural funzionano alla perfezione nel replicare quello che empiricamente accade. Tuttavia, non possiamo negare che c’è sempre maggiore necessità di integrare Euristiche nei modelli per vantare una più chiara rappresentazione di quello che succede realmente nel mondo.