Il Made in Italy, se fosse un marchio registrato, secondo gli analisti di BrandZ, avrebbe un valore intorno ai 100 miliardi di dollari. Tuttavia, non avendo dietro una società o un ente definito a proteggere il brand, è facile, all’estero, creare imitazioni di prodotti italiani per poi venderli lasciando intendere che vengano dalla Penisola. Tale fenomeno avviene attraverso il cosiddetto italian sounding, ovvero si utilizzano per le confezioni colori, parole ed immagini che richiamano all’Italia. In questo modo, sfruttando il grande apprezzamento nel mondo per il Made in Italy, riescono a vendere in grosse quantità prodotti spesso scadenti. Secondo il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, circa 2/3 dei prodotti venduti come italiani all’estero sono falsi. Questo, oltre alla perdita economica immediata, è un enorme problema secondo Prandini, che teme che il marchio Made in Italy possa subire un grave danno d’immagine nel tempo.
Un fenomeno in crescita
Nel secondo decennio del XXI secolo il mercato dei falsi made in Italy è cresciuto, secondo Coldiretti, circa del 70%. Dal 2014 al 2019, solo guardando al mercato russo, si stimano mancate entrate per più di 1 miliardo di euro ai danni delle aziende italiane. Questo avrebbe permesso di creare decine di migliaia di posti di lavoro in più. I Paesi dove i prodotti falsi sono più diffusi, di solito, sono gli stessi in cui la domanda per il Made in Italy è più forte. I principali sono USA, Canada, Cina, Norvegia, Australia, Svizzera, Bielorussia, Argentina, Brasile e, soprattutto, Russia.
La Russia
La Russia è lo Stato del mondo dove vengono consumati più prodotti italiani falsi, tanto da importare le imitazioni anche dall’estero. Questo è iniziato ad agosto 2014, quando Putin ha posto l’embargo contro l’Italia per alimenti vegetali, carne, pesce e formaggi. In quel periodo, tuttavia, i russi stavano iniziando ad apprezzare come non mai il cibo della Penisola, con ristoranti italiani che nascevano come funghi. Per questo il blocco delle importazioni di quasi tutti gli alimenti dall’Italia lasciò un grosso buco nel mercato, con la scomparsa dell’offerta e la domanda in crescita.
Il danno d’immagine
Alcuni prodotti italiani falsi, come il “Chianti” della California, non sono di cattiva qualità, pur sfruttando ingiustamente la popolarità del Made in Italy. Tuttavia, la stragrande maggioranza sono beni a basso costo, quasi sempre scadenti. Questo fenomeno, se andrà avanti alla lunga, segnala il presidente di Coldiretti Prandini, rischia di danneggiare la reputazione del Made in Italy nel mondo.