Il modello del comunismo marxista vide la luce a Londra nel 1848, con la prima pubblicazione del Manifesto del Partito Comunista. Il testo, di venti pagine circa, è stato scritto dai filosofi tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels e racchiude un progetto politico-economico volto al fine di eliminare per sempre l’ingiustizia sociale, che nel Manifesto viene detta “lotta di classe”. Non è del tutto corretto dire che il marxismo voglia provocare una rivoluzione, sebbene così possa sembrare. Infatti, partendo da un’analisi storica, Marx ed Engels osservano che quando vi è ingiustizia sociale una rivoluzione, presto o tardi, è inevitabile. Così, con il Manifesto, si propone una prassi rivoluzionaria che però non miri ad invertire i rapporti di forza, o che si limiti a far cambiare carattere alla lotta di classe, ma a raggiungere una condizione di giustizia sociale.
La proposta del manifesto, in verità, è complessa, qui però ci si limiterà ad analizzarne gli aspetti economici. Prima di tutto, dopo la rivoluzione del proletariato l’organizzazione di produzione e di distribuzione dei beni passa sotto il controllo dello stato, che per il manifesto deve essere di stampo collettivista. Perché il progetto marxista sia compiuto, è necessario che smettano di esistere le classi sociali. Ovvero è necessario, anche ammettendo l’uso della violenza, che la ricchezza sia equamente distribuita. Tutto ciò include l’abolizione del sistema di libero mercato.
La proposta economica del comunismo marxista si esprime con chiarezza nelle dieci misure da attuare, secondo il Manifesto, dopo la rivoluzione del proletariato.
1. Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della rendita fondiaria per le spese dello stato
Secondo il comunismo marxista non deve essere abolita qualunque forma di proprietà privata, ma solo quella che permette di avere potere sugli altri. Non può essere proprietà privata quello che è fonte del sostentamento di tutti e strumento del lavoro. Con proprietà fondiaria si intendono le industrie ed i terreni, che devono essere proprietà collettiva, sotto l’amministrazione dello stato.
2. Imposta fortemente progressiva
Con imposta progressiva si intende, prima di tutto, che questa sia pagata volentieri da tutti i membri della società. Con progresso, infatti, si intende un processo che porti verso un che di desiderabile. Perché questo sia realizzato, per il senso stesso di imposta progressiva, le tasse devono essere usate per il bene di tutti. Inoltre è necessario che ognuno sia soggetto ad imposte proporzionali al reddito. Infatti, nel sistema marxista, sebbene i beni fondiari sono statali, la proprietà in sé non è abolita, ma dipende strettamente dal lavoro dell’individuo.
3. Abolizione del diritto di eredità
Questo principio si fonda sull’idea che la ricchezza del singolo debba dipendere del tutto dal suo lavoro. Lo scopo di tale principio vuole essere quello di eliminare le differenze di opportunità derivate da mero diritto di nascita. Questo principio si integra con la proposta di abolire l’istituzione della famiglia, facendo passare la responsabilità dell’educazione dei bambini dalla famiglia alla collettività.
4. Confisca dei beni degli emigrati e dei ribelli
Un principio finalizzato alla stabilità del sistema. Nel caso degli emigrati il problema si pone prima della realizzazione di uno stato comunista internazionale, come è proposto nel Manifesto. Ovvero, è necessario impedire che un membro della società possa trasferirsi ed arricchirsi in un altro stato capitalista. Questo creerebbe una disuguaglianza di ricchezza che non può essere contenuta dallo stato nel momento in cui la si considerasse legittima. Inoltre il fine vuole essere quello di scoraggiare l’emigrazione, evitando nei membri della comunità la tentazione di lasciare il paese per cercare di arricchirsi in uno stato capitalista.
La confisca dei beni ai ribelli, invece, è finalizzata ad evitare che si possano sviluppare movimenti sovversivi contro il sistema.
5. Accentramento del credito nelle mani dello stato attraverso una banca nazionale con capitale di stato e con monopolio esclusivo
Visto che nel marxismo non si parla di abolire la moneta, per evitare che sia possibile arricchirsi senza lavoro si propone di centralizzare tutto il potere finanziario nelle mani dello stato, ovvero a quella che si intende come volontà collettiva. Così diventa impossibile arricchirsi sfruttando il capitale, ovvero viene meno il meccanismo, tipico del sistema capitalista, secondo cui più capitale si possiede più è facile incrementarlo. I soldi derivati dagli investimenti, allora, non vanno ad arricchire alcun singolo imprenditore, ma finiscono nelle casse pubbliche. D’altronde, se si applicasse la prima misura proposta, l’abolizione della possibilità di possedere proprietà fondarie implicherebbe di conseguenza l’impossibilità di possederne una parte, tramite azioni.
6. Accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello stato
Questa misura mira da una parte a controllare i movimenti dei membri della collettività e poterli meglio organizzare. Inoltre, così si impedisce che si abbandoni un lavoro per il quale si è preso impegno, il che sarebbe problematico in uno stato nel quale l’economia sia organizzata in modo capillare.
7. Aumento delle fabbriche nazionali e degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano generale
Perché ci siano sempre ricchezze per far vivere tutti in buone condizioni è necessaria una scientifica organizzazione del lavoro. Inoltre, per il bene di tutti, è necessario che la produzione venga organizzata nel rispetto dell’ambiente, che deve restare vivibile e non inquinato.
8. Uguale obbligo di lavoro per tutti, organizzazione di eserciti industriali specialmente per l’agricoltura
Sebbene nel sistema marxista i mezzi di sussistenza siano garantiti a tutti, ognuno ha il dovere di lavorare e contribuire alla collettività. Per ottimizzare la produzione e far sì che tutti lavorino, si devono costituire veri e propri eserciti industriali e per l’agricoltura, organizzati secondo una rigida disciplina e che distribuiscano i lavoratori nel paese a seconda del bisogno di lavoro.
9. Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e dell’industria e misure atte a preparare la progressiva eliminazione della differenza fra città e campagna
Ovvero si parla di una delocalizzazione dei luoghi di produzione, per evitare lo sviluppo di agglomerati cittadini sovraffollati e, di conseguenza, meno vivibili. Nel momento in cui il lavoro è organizzato dallo stato, non è più necessario che le industrie siano in prossimità di molti centri abitati dai quali trarre forza lavoro. Quindi si propone, in sostanza, l’eliminazione delle aree industriali.
10. Educazione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Abolizione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Combinazione dell’educazione con la produzione materiale
Questa misura è volta a permettere che tutti abbiano pari opportunità. Il sistema di istruzione, con l’abolizione della famiglia come istituzione, diventa l’unico mezzo per educare i bambini a diventare parte della società. I bambini non devono in nessun modo lavorare senza aver avuto l’opportunità di studiare. Si deve dare all’istruzione pubblica grandissimo valore sociale, lo stesso che si dedica alla produzione di beni materiali.
Il comunismo marxista è fra le più celebri alternative proposte al capitalismo, anticipando di molto e prevedendo degenerazioni che ci saranno nel capitalismo maturo. Tuttavia è necessario considerare che, nell’ottica di Marx ed Engels, è impensabile che nel sistema capitalista vengano attuate riforme socialiste, riforme che oggi invece sono realtà, anche se ormai si tende a darle per scontate. Non ci sono più nel mondo occidentale condizioni, perlomeno non condizioni legali, nelle quali il lavoratore sia sfruttato come era al tempo di Marx ed Engels. L’attuazione di importanti misure, come lo stipendio minimo, la pensione statale, lo sviluppo di più efficienti servizi pubblici, l’istruzione pubblica e tutte le istituzioni e norme che si occupano di proteggere il lavoratore, non pongono più una situazione nella quale possa avere senso una rivoluzione, in quanto, in effetti, non esiste più la classe del proletariato in occidente. Certo, l’ingiustizia sociale è rimasta, ma è molto più tollerabile che nella prima metà dell’Ottocento. Tuttavia, anche con il venir meno dell’elemento rivoluzionario, e quindi di fatto essendo un discorso non più attuale, non si può pensare ai sistemi economici alternativi al capitalismo senza menzionare un gigante come la proposta comunista di Marx ed Engels, che è stata ispirazione per molte teorie successive.