Uno dei settori maggiormente colpiti dalla rivoluzione digitale che ha stravolto il mercato negli ultimi dieci anni è sicuramente quello editoriale. Beni come quotidiani, riviste e libri stanno scomparendo dalle esigenze del consumatore medio e l’intero mercato della carta è colpito da una forte crisi.
Scalzate dai colossi dell’e-commerce, le librerie indipendenti sono costrette a chiudere e i punti vendita delle grandi case editrici devono offrire tutta una serie di servizi accessori per compensare il calo delle vendite. Quella che cresce invece è la fetta di mercato di Amazon, che nel quinquennio che va dal 2010 al 2015 è passata dal 5.1 al 14% del valore totale del settore. La ricetta è sempre la stessa: offerta sterminata, servizio eccellente e prezzi ribassati. Se Amazon va sempre di più a sostituirsi alla grande distribuzione organizzata in pressoché tutti i campi, questo vale a maggior ragione per il mercato della carta, che per il proprietario Jeff Bezos ha un valore strategico centrale: è infatti da qui che ha mosso i primi passi come rivenditore di romanzi su internet.
Ma qual è il vantaggio che Amazon offre alle case editrici rispetto ai punti vendita fisici?
Mentre le librerie ricevono i libri dall’editore tramite una sorta di contratto estimatorio, dovendo eventualmente riconsegnare le copie invendute, Amazon acquista direttamente i volumi e rappresenta un guadagno sicuro e immediato per le casse della società. In cambio stabilisce quasi unilateralmente le condizioni della trattativa, imponendo un prezzo di acquisto decisamente inferiore a quello di mercato, e gestisce autonomamente l’esposizione dei prodotti online senza dare alcun peso alla casa editrice.
Se guardiamo al fatturato di Amazon la vendita di libri porta solo il 20% dei ricavi complessivi dell’azienda: questo significa che il vantaggio competitivo risiede in qualcosa di diverso. Infatti fra tutti i titoli e i nomi che troviamo nel catalogo si raggiungono circa un miliardo di parole che permettono ad Amazon di comparire quasi sempre fra le prime posizioni delle ricerche in rete. Infine se per i negozianti è estremamente difficile barcamenarsi tra fatturato e imposte, Amazon ha la sede legale in Lussemburgo e dunque può sfruttare un regime fiscale estremamente agevolato.
Sembra che la difesa della cultura di fatto non sia tra le priorità del gigante dell’e-commerce, tantomeno si può dire che abbia contribuito ad aumentare il numero di lettori, dal momento che i dati sul mercato dell’editoria mostrano un aumento del fatturato ma al contempo una riduzione dei clienti: ciò vuol dire che il mercato è retto da un gruppo ristretto di lettori, sui quali bisogna puntare per una effettiva ripresa.
È la fine per le librerie classiche?
Lo scenario finora descritto sembra non lasciare alcuno spazio ai punti vendita fisici, eppure ci sono alcuni vantaggi che uno store online non potrà mai offrire e sui quali le librerie dovranno puntare se vogliono rimanere competitivi sul mercato. Fra i fattori critici di successo rientra sicuramente l’assistenza del personale, la consulenza di commessi esperti ai quali affidarsi, l’immediata disponibilità del bene una volta acquistato, la comodità della location e la possibilità di assistere ad eventi organizzati dal punto vendita stesso quali interviste, concerti o meet&greet.
Quello di Libraccio è sicuramente un caso degno di nota. Combinando una politica di forti sconti e la presenza sul territorio con punti vendita che permettono di usufruire di tutti i servizi precedentemente citati, grazie ad una partnership con IBS (Internet Book Shop), Libraccio ha costruito un vantaggio competitivo impareggiabile attraverso il doppio canale di vendita offline e online.
In conclusione il mercato dell’editoria è evidentemente giunto alla fase della maturità e si sta avviando verso il declino: quella che si rende necessaria è una strategia di diversificazione per evitare che una crisi di mercato si traduca in una crisi culturale.