La filantropia consiste in opere di beneficenza e volontariato, dirette verso chi più ne ha bisogno, come orfani, senzatetto, meno abbienti, abitanti di paesi poveri.
Il ruolo dei miliardari
Spesso la lista dei più grandi benefattori vede tra i suoi nomi personaggi presenti anche in quella dei più ricchi al mondo. Forbes, ad esempio, nella classifica America’s Top Givers cita tra i miliardari più generosi Warren Buffett, Bill e Melinda Gates, Michael Bloomberg, George Soros, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Ray Dalio. Questi personaggi utilizzano miliardi di dollari ogni anno per opere filantropiche. Alcuni, Gates e Buffett tra i più conosciuti, promettono di lasciare la maggior parte della loro fortuna in beneficenza alla loro morte.
Le ragioni per cui i miliardari donano così tanto sono numerose. C’è il senso del dovere e di giustizia, i più ricchi e fortunati possono aiutare i più poveri; ci sono le storie personali, molti sono partiti dal nulla e non lo hanno dimenticato. Tuttavia, ci sono anche ragioni fiscali e politiche, ad esempio le famiglie Trump e Koch sono accusate di utilizzare le loro fondazioni per nascondere denaro e comportamenti fraudolenti (fonte: thenation.com).
I paesi con i cittadini più generosi
Il World Giving Index pubblica ogni anno una classifica dei Paesi i cui cittadini sono più generosi. Questa è composta seguendo 3 criteri: quanti aiutano degli sconosciuti, quanti donano denaro in benficienza ed il tempo medio dedicato al volontariato. I primi dieci classificati per il 2018 sono stati: Indonesia (1°), Australia, Nuova Zelanda, USA, Irlanda, UK, Singapore, Kenya, Myanmar e Bahrein (10°).
I governi
Per quanto riguarda i governi il Global Humanitarian Assistance Report del 2019 identifica tra i più grandi donatori in termini assoluti gli USA, la Germania, l’UE, gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita, la Svezia, il Canada, il Giappone e la Norvegia. In termini relativi invece (assistenza umanitaria in rapporto al Reddito Nazionale) i più grandi donatori sono: Emirati Arabi, Kuwait, Arabia Saudita, Svezia, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, UK, Germania e Irlanda.
Il mondo della musica
I grandi musicisti dal XX secolo si sono sempre mostrati sensibili in modo particolare alle cause umanitarie. Vengono spesso organizzati concerti ed eventi il cui ricavato è destinato alla beneficenza.
Alcuni esempi di questi eventi sono stati:
- il Live Aid (1985), concerto organizzato in occasione della carestia etiope, ha ospitato tra gli altri i Queen – la loro performance è stata considerata la migliore nella storia del rock nel 2005 -, Phil Collins, gli U2, David Bowie, Elton John, Paul McCartney e gli Who. Purtroppo il ricavato è poi finito nelle mani sbagliate ed ha finanziato l’acquisto di armi da parte del leader etiope Mengistu Haile Mariam.
- We Are The World (USA for Africa, 1985), canzone scritta da Michael Jackson e Lionel Richie sempre per la carestia etiope, è valso 3 Premi Grammy. Il testo è stato cantato coralmente da alcuni dei maggiori esponenti dell’universo musicale statunitense degli anni ’80: Michael Jackson, Lionel Richie, Ray Charles, Bruce Springsteen, Tina Turner, Bob Dylan e Stevie Wonder. Il singolo ha fruttato quattro mesi dopo il rilascio quasi 11 milioni di dollari, equivalenti a circa 25 a fine 2019, e dopo un anno più di 45 milioni di dollari dell’epoca. Nel complesso la canzone ha generato 60 milioni di dollari.
- We Are The World 25 For Haiti (2010), singolo rilasciato in occasione del terremoto che colpì Haiti nel 2010. Tra gli artisti coinvolti figurano Lionel Richie, Miley Cyrus, T-Pain, Justin Bieber, will.i.am, Jamie Foxx, Jennifer Hudson, Enrique Iglesias, Adam Levine, Barbra Streisand, Pink, Usher, Lil Wayne, LL Cool J, Snoop Dogg, Kanye West, Akon.
Il mondo della politica (USA)
Negli Stati Uniti è tradizione per gli ex Presidenti costituire librerie, musei e fondazioni benefiche. Tra queste ultime le più importanti sono The Carter Center, Ronald Reagan Presidential Foundation and Institute, George e Barbara Bush Foundation, Clinton Foundation ed Obama Foundation. Tali fondazioni si occupano di borse di studio, programmi di volontariato ed altre operazioni caritatevoli.
Donald Trump ha costituito la Donald J Trump Foundation nel 1988, per donare parte del ricavato del suo libro Art of The Deal in beneficenza. La Fondazione è stata chiusa nel 2019 per ordine di una sentenza: essa veniva infatti in realtà utilizzata per scopi privati non inerenti alla filantropia. Trump è stato inoltre condannato nel novembre 2019 al pagamento di 2 milioni di dollari per questioni legate al mancato trasferimento di fondi raccolti per i veterani, che erano stati trattenuti dalla Fondazione.
Le ragioni fiscali dietro alla generosità
Le organizzazioni filantropiche sono di solito costruite secondo il modello no-profit, che implica un regime fiscale agevolato. Essendo enti privati, non rispondono a nessuno di esterno. I titolari della fondazione possono quindi nominare se stessi o parenti ed amici nell’amministrazione.
La donazione di denaro è deducibile dalle tasse, permettendo così un utilizzo strategico della beneficenza. Questo fa sì che aprire una fondazione, invece di un aiuto in più alla comunità, diventa uno stratagemma per pagare molte meno tasse del dovuto. Questo comportamento porta ad un aumento della disuguaglianza sociale e del reddito all’interno degli Stati: i ricchi pagano meno tasse dei poveri, in termini relativi.
Oltre al denaro contante, si possono donare anche asset come immobili e titoli azionari, potendo dedurre anche le relative plusvalenze. Le organizzazioni solo sulla carta benefiche possono anche essere utilizzate da gruppi criminali per nascondere le loro attività e riciclare il denaro.