Una settimana fa, l’assessore al bilancio del comune di Roma, il pentastellato Andrea Mazzillo, ha annunciato la possibilità di introdurre una moneta complementare all’euro nella capitale. La dichiarazione di Mazzillo segue un progetto che era già stato presentato dal sindaco, Virginia Raggi, durante la campagna elettorale. D’altra parte, il tentativo di introdurre un sistema di pagamento parallelo non è una novità fra le amministrazioni a Cinque Stelle, basta citare il triste fallimento del programma SCEC, voluto a Parma dall’assessore al commercio Cristiano Casa o il progetto del Torino-Coin, ancora in incubazione secondo la dichiarazione di Paola Pisano, assessore all’innovazione della giunta torinese. Viene dunque spontaneo chiedersi se ci sia solo una motivazione politica di fondo, legata all’euroscetticismo dei Cinque Stelle, o se si tratti davvero di una possibilità economica con del potenziale inespresso.
Volgendo l’attenzione al resto dell’Europa, si possono contare più di una trentina di monete locali in Francia, così come il Bristol Pound in Inghilterra e, forse l’esempio meglio riuscito, il Wir in Svizzera, che pesa l’1% del PIL nazionale. In realtà, non serve guardare così lontano per studiare il caso di una valuta complementare di successo, ovvero il Sardex, nato dall’intuizione di cinque ragazzi di Serramanna (VS), in Sardegna, che ha portato una soluzione locale ad una crisi globale. Oggi, dopo quattro anni, si contano nel complesso 140 milioni di transiti in Sardex e l’azienda è appena stata trasformata in spa, senza considerare che i quattro fondatori vengono invitati da Bankitalia, dalle istituzioni europee e dall’ONU per consulti e progetti di sviluppo.
Ma come funzionano questi sistemi di pagamento?
Come precisano sul sito del Mulino, L. Sartori e P. Dini, “non si tratta di baratto ma di un circuito di mutuo credito”. In altre parole, il sistema consiste in una moneta che non svolge la funzione di riserva di valore ma solo quelle di unità di conto e mezzo di pagamento.
Chi decide di entrare nel circuito inizia col mettere in vendita i propri prodotti o servizi in moneta complementare così da accumulare un credito che sarà poi spendibile all’interno dello stesso gruppo, in quanto le monete complementari non sono convertibili in altre valute. Le transazioni avvengono mediante strumenti di pagamento online, ed essendo tutte tracciate le tasse vengono pagate in un secondo momento.
Quali sono i vantaggi?
Il principale vantaggio di queste monete complementari consiste nel fatto che non generano interessi (a differenza delle criptovalute), quindi i creditori non sono spinti ad accumularle, proprio perché i depositi non generano profitti, e saranno così disposti a spenderle più facilmente. Questo assicura una velocità di circolazione nettamente maggiore rispetto alle valute istituzionali, infatti la spinta contrapposta del debitore che vuole vendere per tornare in pari facilita l’incontro di domanda e offerta e fa girare l’economia. Viene così risolto uno dei principali motivi della crisi mondiale, il “credit crunch” che immobilizza i mercati.
Oltre a risolvere problemi di liquidità, simili circuiti hanno anche risvolti sociali. Infatti creano un ambiente favorevole per le imprese e favoriscono la fidelizzazione del cliente, che ne esce più informato e consapevole. Sembra, quindi, che un altro modello di economia basato sulle relazioni interpersonali sia possibile.