Nelle scienze economiche, sotto la punta dell’iceberg si celano teorie che, per un motivo o per un altro, sono finite nel dimenticatoio per poi esser riprese, ampliate o rielaborate totalmente da nuovi ricercatori, anche a distanza di anni. Una di queste è attribuita ad Alban William Phillips, creatore di un altro modello di gran lunga più celebre di quello che andremo a vedere in questo articolo. Molti lo ricorderanno infatti per quella famosa Curva di Phillips, che occupa metà del programma di ogni corso di macroeconomia che si rispetti, trascurando però il fatto che egli fu uno dei primi ad applicare le sue conoscenze ingegneristiche in ambito economico, costruendo il MONIAC (Monetary National Income Analogue Computer), di cui parleremo a breve.
A.W. Phillips, molto più di un’economista
La figura di A.W. Phillips non ha nulla a che vedere con l’immagine classica dell’economista. Nato in Nuova Zelanda nel 1914, Phillips, prima ancora di concludere la scuola, si trasferisce in Australia in cerca di lavoro. Qui svolge diversi impieghi, tra cui il cacciatore di coccodrilli; si reca poi nel 1937 in Cina, ma a causa dell’invasione giapponese è costretto a lasciare il Paese e spostarsi in Russia e quindi, nel 1938, in Gran Bretagna, dove studia ingegneria elettrica. Allo scoppiare della Seconda guerra mondiale entra a far parte della Royal Air Force e viene spedito in Estremo Oriente, dove viene catturato dall’esercito giapponese, passando tre anni e mezzo in prigione.
Cessato il conflitto e terminati i giorni di prigionia, torna a Londra ed inizia a studiare sociologia alla London School of Economics, laureandosi nel 1949 con un misero giudizio finale di “Pass”. Tuttavia, sfruttando il suo retaggio da ingegnere e applicandolo alle scienze sociali, nello stesso anno Phillips costruisce il MONIAC, computer analogico progettato per descrivere il funzionamento dell’economia tramite la logica dei fluidi. Tutto ciò lo porta nel 1950 a lavorare per il Dipartimento di Economia della LSE come assistente docente al vertice della scala salariale e contemporaneamente a iniziare il suo PhD in economia, nonostante il suo scarso voto di laurea.
Il MONIAC
Alto 2 m, largo 1.5 m e spesso 1 m, il MONIAC è un computer analogico, ossia un computer che sfrutta fenomeni fisici associati a variabili continue per modellare il problema da risolvere, e che nel caso in questione si avvale dell’ausilio di quantità idrauliche. Al suo interno vi è una serie di serbatoi di plastica trasparenti collegati tra loro tramite tubi. L’acqua presente nella macchina rappresenta lo stock di moneta in circolazione nell’economia; questa viene drenata all’interno dei vari comparti che rappresentano le diverse variabili che influenzano l’andamento economico di una Nazione: spesa pubblica, tassazione, investimenti, consumi, risparmi, importazioni ed esportazioni.
Nel complesso, il funzionamento del MONIAC riprende le idee keynesiane e quelli che sono i principi cardine della macroeconomia; è molto più semplice comprenderlo attraverso le immagini di quanto lo sia con una lunga e noiosa spiegazione scritta. Pertanto è consigliata la visione dei tanti video che circolano in rete del sistema in azione, mentre per i più curiosi il rimando è al seguente link: The Phillips Machine Demonstrated by Allan McRobie, University of Cambridge.
Ciò che rende estremamente interessante questo modello è il fatto che, una volta raggiunto l’equilibrio, il MONIAC può essere sottoposto a shock cambiando ciascuna delle variabili in gioco: ogni volta che ciò accade, il sistema mostra tutti gli aggiustamenti necessari per raggiungere un nuovo punto di equilibrio, risolvendo nove equazioni simultaneamente. Il MONIAC può dunque essere considerato il precursore dei modelli di equilibrio generale che vengono comunemente usati nelle più moderne analisi economiche, permettendo di andare oltre la condizione del ceteris paribus, che consiste nell’esaminare la risposta del sistema al modificarsi di una sola variabile e ipotizzando fermo tutto il resto.
Una storia dimenticata
Ideato per aiutare gli studenti a comprendere meglio i processi macroeconomici, il MONIAC diventerà presto un vero e proprio simulatore. All’epoca infatti esistevano già computer digitali che avrebbero potuto svolgere complesse simulazioni economiche, ma i pochi in circolazione venivano usati fondamentalmente per scopi militari e governativi. Inoltre questi ultimi non avevano l’interfaccia grafica di cui godono i computer moderni, e dunque risultava relativamente più semplice illustrare i concetti attraverso il movimento dei fluidi all’interno della macchina. Tuttavia, quando i calcolatori elettronici iniziarono ad essere disponibili su più ampia scala, il MONIAC fu messo da parte per via degli evidenti limiti che un computer analogico può avere rispetto ad uno digitale anche in ambito di simulazioni economiche. Nonostante ciò questo dispositivo ha rappresentato uno step chiave per la comprensione della macroeconomia e per lo sviluppo dei successivi simulatori di generazione avanzata.
Nondimeno è interessante osservare come l’idea di economia quale insieme di forze idrauliche – che è ciò che ha portato Alan Coddington a coniare il termine “hydraulic Keynesianism” poi diventato “Hydraulic macroeconomics” – continui ad avere un considerevole potere retorico. È infatti sufficiente pensare alla diffusione di termini quali “liquidità”, “flusso” o “bolla” nelle scienze economiche, fino ad arrivare ad esempio al più moderno “financial plumbing” (letteralmente “tubature finanziarie”).
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