Chi è Muhammad Yunus?
Professore di Economia, Premio Nobel per la Pace nel 2006, ha fondato nel 1976 la Banca Grameen con l’obiettivo di implementare il Microcredito nel mondo, a partire dal Bangladesh, il suo paese natale. Ha diretto Grameen fino al 2011, anno in cui ha fondato lo Yunus Social Business, un Philanthropic Venture Fund. Da sempre vicino ai poveri, il suo approccio al problema della povertà si sviluppa a partire dalla ferma concezione di ogni essere umano come essere unico e irripetibile e dotato di un incredibile potenziale. Ha da sempre sostenuto che la carità e l’elemosina non fossero la soluzione, perché disincentivanti ed umilianti: il vero aiuto ai più bisognosi lo si fornisce dando fiducia e investendo nelle persone, liberando le capacità imprenditoriali insite in ciascuno di noi.
Un libro per descrivere un approccio rivoluzionario
“Un mondo a tre zeri. Come eliminare definitivamente povertà, disoccupazione e inquinamento”. Questo il titolo del suo terzo libro, che Muhammad Yunus ha presentato il 18 Maggio alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano durante una Lecture promossa dalla Jobless Society. L’obiettivo è una severa ma costruttiva critica al capitalismo odierno, fonte di sempre più grandi ineguaglianze. Durante la lecture ha sottolineato come tutti i modelli economici si basino su assunzioni di perfetta razionalità degli agenti, che per massimizzare la propria funzione di utilità si adoperano per massimizzare i propri profitti, che siano imprese o lavoratori. Si tratta di un’assunzione molto forte, che ha deciso di rimettere in discussione. Attenzione, non si parla di sradicare il capitalismo, di distruggerlo, ma solo di usare la sua forza trainante, la libera iniziativa, per il benessere di tutti, invece che di pochi. Bisogna chiedersi, infatti, siamo davvero sicuri che la chiave della felicità sia poter avere più soldi per eseguire i nostri desideri? Da qui nasce l’idea delle Social Enterprises.
Social Enterprises: per un impatto sociale, prima che sul mercato
“In Social Businesses we have no copyright. We have copyleft, it works the opposite way: we’re not in competition, we’re friends! We’re sharing ideas!”
Una Social Enterprise è un’impresa che crea reddito per i poveri o fornisce loro prodotti e servizi essenziali, come sanità, acqua potabile o energia. Operano esattamente come un’impresa normale, tranne che per un paio di dettagli. Generano profitti e vogliono essere finanziariamente autonome, in modo da poter rimuovere il bisogno di raccogliere fondi tramite donazioni e reinvestire i profitti in modo da avere un impatto sociale. Ma questo, nella pratica, che cosa significa? Yunus ci racconta di come due grandi aziende, la Danone e la McCain, si siano interessate al progetto e siano riuscite a fare la differenza. Danone ha infatti sfruttato il suo know-how e le sue ricerche in campo alimentare per produrre uno yogurt particolare, venduto a costo di break-even. Questo speciale yogurt contiene tutti i macronutrienti essenziali per l’alimentazione dei bambini a rischio denutrizione. Yunus, ridacchiando, ci spiega che Danone ha fatto approfondite ricerche di mercato per i suoi consumatori bengalesi e ci assicura che dopo diversi tentativi è stato finalmente trovato un gusto bilanciato che possa piacere a tutti i bambini. Afferma poi, appoggiandosi serenamente allo schienale della poltrona e con un gran sorriso in volto, che bastano 7-8 mesi di nutrizione a base di questo yogurt per trasformare un bambino denutrito in un bambino perfettamente sano. E la McCain? Il Professore ci spiega che per esempio il 30% della verdura prodotta in Europa viene buttata perché brutta. Perfettamente commestibile, buona, ma brutta. “If a cucumber grows not perfectly shaped but bigger on a side, it is thrown away. It is a perfectly good cucumber, but supermarkets won’t sell it. We need to find a solution, we need to make a new social enterprise: the Ugly Vegetables Corporation”, ridacchia. Qui si inserisce McCain, con un impegno concreto nella riduzione degli sprechi: queste “ugly vegetables” vengono ora acquistati a prezzo più basso e impiegati per le zuppe. Una volta tagliato o frullato, è un vegetale come un altro. Così come le patate scartate: per produrre le patatine fritte le patate vengono selezionate nella orma più adatta ad ottimizzare i processi e ricavare più listelli possibile. Ora le patate meno efficienti non sono più sprecate insieme a tutte le altre “ugly vegetables”. Estremamente semplice, eppure tremendamente efficace.
L’impegno di ciascuno
L’invito del Professore è a rivedere le nostre assunzioni e i nostri schemi mentali perché, citando la conclusione del libro, “il fine della vita umana su questo pianeta non è semplicemente sopravvivere, ma vivere con grazia, bellezza e felicità. È il nostro compito. Cominciamo oggi.”. Partiamo dall’assunzione che il mondo in cui viviamo sia rigido e con regole inderogabili: non è così. È compito di ciascuno adoperarsi per apportare i miglioramenti e sfruttare l’incredibile potenziale che nasce dalle differenze. Significa alzarsi la mattina e smettere di pensare di dover cercare un lavoro, ma usare la propria creatività e crearselo. Significa schierarsi in prima persona e dare il nostro piccolo ma fondamentale contributo quotidiano per rendere il mondo un posto migliore.“Making money is happiness. Making other people happy is a super happiness”, conclude Muhammad.