La cliometria, o New Economic History, è un indirizzo metodologico di studio, teorizzato e adottato dal mondo accademico statunitense a partire dagli anni ‘50. Viene fondato sull’impiego di modelli matematici per analizzare l’evoluzione temporale di serie statistiche, le cosiddette serie storiche, con l’idea di fornire così un fondamento teorico e scientifico alla storia economica. Da qui la nascita del termine cliometria, unione del nome della musa della storia, Clio, e del vocabolo greco métron, “misura”.
Nascita e statuto scientifico
La New Economic History conta oggi molti seguaci, ha una società scientifica internazionale vivace e numerose riviste. Il primo studio dichiaratamente cliometrico compare nel 1958: The Economics of Slavery in the Antebellum South di Alfred Conrad e John R. Meyer, pubblicato in “Journal of Political Economy”. Il successo e la popolarità dell’indirizzo metodologico, arrivato nei decenni successivi, sono stati dati dalla “fusione” proficua fra economia politica e storia economica. Nel 1993 Robert W. Fogel e Douglass C. North vinsero il premio Nobel per l’economia riproponendo ed innovando tale approccio, sancendo ufficialmente la sua affermazione.
Il suo statuto disciplinare si fonda sulla volontà di analizzare i processi storici, economici e sociali misurando nel tempo le grandezze economiche a loro collegate, e studiare tali fenomeni attraverso quei filtri conoscitivi e di indagine offerti dalla scienza economica, vale a dire le sue leggi, i suoi modelli, le sue valenze empiriche. Tale metodologia si inseriva in una generale propensione per l’uso della statistica, dell’econometria e della costruzione di modelli in grado di interpretare l’evidenza quantitativa, accentuando e perseguendo la principale tendenza dell’economia contemporanea, quella della matematizzazione e formalizzazione scientifica.
Successi
Coloro che accolsero vivacemente tale approccio lo fecero in quanto videro, e tuttora vedono, nella cliometria l’accrescimento e l’evoluzione disciplinare dell’economia politica grazie all’adozione di modelli quantitativi diacronici (incentrati sullo studio dei fenomeni nel loro divenire, secondo una prospettiva dinamica ed evolutiva) che si aggiungono o integrano ai modelli sincronici (limitati all’analisi in un dato momento) propri delle estrapolazioni astoriche, tipiche della scienza economica, come delle altre scienze sociali.
Uno degli esiti più rilevanti fu la disposizione a ricreare serie storiche sempre più lunghe e complesse delle principali variabili macroeconomiche: reddito, popolazione, occupazione, commercio nazionale ed internazionale, distribuzione del reddito, produttività, inflazione. La formalizzazione matematica nello studio della storia economica ha il vantaggio di semplificare quanto di sua natura è complesso, affrontando la sua narrazione attraverso un linguaggio solido, privo di ambiguità rispetto a quello coltivato dalla storia.
L’impiego di conoscenze e mezzi statistici ed econometrici diede la possibilità di esaminare i processi storici, in particolar modo lo sviluppo capitalistico e la transizione dal feudalesimo al capitalismo, sotto una luce differente, giungendo a risposte ed interpretazioni innovative. Permise di tracciare ed identificare relazioni fra variabili economiche nel tempo, come base per l’interpretazione di fenomeni sociali più ampi. Inoltre, si riuscì, con i dovuti limiti e difficoltà, ad attuare tale approccio anche allo studio delle realtà preindustriali ed antiche, dove le grandezze economiche e sociali a noi care sono difficilmente rintracciabili, dove i dati sono fortemente scarsi e la loro rielaborazione difficile, incerta e arbitraria.
Limiti
Nonostante il successo non sono state poche le critiche mosse alla struttura metodologica cliometrica, sia da parte di storici che economisti di diversa formazione. La necessità di possedere una preparazione avanzata in campo statistico ed economico applicato ha progressivamente distanziato gli storici economici della New Economic History dagli storici propriamente detti.
Il tentativo di misurare grandezze non puramente quantitative (come le condizioni di vita, di lavoro, le libertà economiche, il benessere, lo sviluppo) nasconde una presunzione econometrica, mostrandone anche i suoi limiti. Impiegare dati quantitativi per valutare realtà qualitative, o utilizzare metodi di parametrizzazione è appunto ciò che spesso cercano di fare i cliometristi, ma è un approccio che si rivela palesemente fallace. È rilevante concepire che non è pienamente possibile convertire in quantità una qualità, o più semplicemente che nel farlo si perde la complessità della realtà effettiva.
L’applicazione di un metodo induttivo, per il quale si estendevano a realtà ben più ampie i risultati empirici ricavati da segmenti di realtà reinterpretate sulla base di dati, anch’essi spesso rielaborati, venne criticato. La conoscenza del passato è sempre una conoscenza parziale, di contesto, irripetibile, in quanto accaduta in un determinato tempo e spazio. La generalizzazione di un’evidenza empirica osservata in un dato luogo e tempo può risultare imprudente.
Inoltre, in molti studi il metodo econometrico viene affiancato a quello “controfattuale”, secondo il quale si costruisce una realtà virtuale, ipotetica, arbitraria e la si confronta con quella effettiva. Ma questo criterio di ricerca risulta totalmente astorico, privo di validità storiografica, che anzi mina la validità del risultato dell’indagine economica ed indebolisce la credibilità della conoscenza storica. Comparare dati reali con dati ipotetici, i quali non sono il frutto di operazioni di laboratorio ma semplicemente di una narrazione congetturata dell’autore, non offre una conoscenza scientifica.
Nonostante la volontà di destinare al lettore, alla comunità accademica e ai policy makers la capacità di prevedere il futuro sviluppo dei fenomeni sociali sulla base del loro decorso passato risulta utile ai fini pratici, pone ulteriori rischi ed equivoci. La scienza storica non è scienza dei fini, il suo scopo è quello di fornire una spiegazione del contesto spazio-temporale scelto, di acquisire e diffondere una conoscenza consapevole del passato e di arricchire le capacità critiche del presente. La storia non è in grado di fornire capacità previsionale, mentre è questo uno degli obiettivi perseguiti dall’economia.
La collaborazione tra la cliometria e la Ssoria tradizionale è necessaria e vantaggiosa, ma deve avvenire tenendo conto dei due differenti statuti scientifici e cercando un loro valido compromesso.